Alieni allo specchio
Michael Vincent Manalo |
C'era questo imbecille che faceva su e giù incessantemente con la moto d'acqua e, da qualche parte, nella nebbia del suo cervello, si fece strada un pensiero: "Che ci sarà di divertente a girare in uno spazio tanto ristretto?" Cercò di alzare il capo, ma proprio in quel preciso istante una tizia iniziò a giocare a squash contro i suoi lobi frontali e lo faceva con una tale cattiveria, con una tale determinazione che nel giro di qualche secondo grondava già sudore dal suo completino da tennis bianco immacolato: strano circolo sportivo il suo cervello quella mattina. Ora si rese conto che poco più a sud un tizio in sahariana e caschetto coloniale, arrancava, binocolo al collo, nel deserto del suo cavo orale, inerpicandosi a stento tra le dune sabbiose riarse, dalla base della lingua. Pensò " mai più, mai più" e solo a pensarlo la tipa dello squash si fece ancora più accanita. Da un retaggio culturale cinematografico le venne il sospetto che le fossero indipensabili un bloody Mary e due aspirine, (anche queste farneticazioni denotavano un'età che cominciava a farsi di tutto rispetto, anche se l'età era l'unica cosa di lei degna di rispetto ad un esame della sua persona in quel preciso momento) ma sicuramente non avrebbe trovato succo di pomodoro e tabasco in casa, pensò una variante con passata di pomodoro e salsa worcester, ma la sola idea le fece montare la nausea. Fu così si trovò a pensare che le Majors cinematografiche degli anni 50-70 dovevano, alla firma del contratto con un attore, inviarlo in un reparto di gastroentorologia per far rivestire di acciaio le pareti del suo tubo digerente, in ogni film di quel tempo tutti bevevano di tutto la sera, e la mattina, al primo cenno di nausea e cefalea si facevano, a digiuno, due aspirine ed un bloody Mary e la vita tornava a sorridere. Certo i meno tenaci erano morti tra i 24 ed i 36 procurandosi gloria sempiterna, ma i più resistenti erano passati indenni da tutto quello e poi erano pure sopravvissuti alla piaga dell'AIDS degli anni 80-90, delle vere rocce, solo la chirurgia plastica era riuscita a fare più danni mummificandoli in improbabili smorfie di materiale gommoso da riciclo, ma pazienza, la sopravvivenza a se stessi ha il suo prezzo. Lei invece doveva riuscire a sopravvivere alla prossima mezz'ora, doveva tentare di mettersi in posizione verticale per arrivare alla doccia senza passare davanti allo specchio temendo con orrore di spaventarsi. Si disse "conto fino al tre, e poi scendo dal letto", come nelle scene di ER col defibrillatore; il primo tentativo fu un fallimento, una linea piatta con un bipppppppppp prolungato da fine vita solcò la sua coscienza, il secondo riuscì ma fu seguito da uno tsunami cerebrale, l'odiosissima giocatrice di squash finì meritatamente a gambe all'aria, il cialtrone sulla moto d'acqua fu ingoiato da uno squalo di passaggio lasciando una scia rossa sanguinolenta mista a rottami, lei lambita dalla violenza dell'onda vacillò ma riuscì a mantenere la posizione, non fu altrettanto pronta ad evitare il confronto con lo specchio, la curiosità rimaneva sua peculiare caratteristica anche in quel poco onorevole frangente. Ciò che vide era un imbarazzante OGM frutto dell'elucubrazione mentale di uno spietato ingegnere genetico che vantava tra i suoi antenati Mengele in persona, il folle sadico aveva mescolato i geni di un procione (non si può pensare che una tornando a casa sbronza, praticamente all'alba, abbia l'ardire di ricordarsi che se ci si trucca, e non era sua consuetudine farlo, è buona norma igienica, struccarsi prima di coricarsi), un pugile suonato ed una gorgone, e a dirla tutta, dato il suo stato si sentiva come se solo la sua testa mozzata fosse lì a rimirarsi schifata allo specchio. Affranta dall'orrido spettacolo si autopunì con una doccia semigelata.
Onirico, ma anche iperrealistico, viste le abitudine superetiliche dei giovani di mezzo mondo.
RispondiEliminaAleggia nel racconto una strana accattivante sinistra poesia.
hai descritto me la mattina??? questi sono quelli che mi piacciono, i racconti. reale a bestia!
RispondiEliminaCoincidenze: questo racconto e soprattutto "l'imbecille sulla moto d'acqua" mi ricorda molto qualcosa avvenuto qui, il cui triste (fatale) esito è probabilmente da collegarsi al cercare emozioni a tutti i costi per voler evitare la noia di chi non sa (o meglio non ha saputo) godere di piccole cose.
RispondiElimina"Più a sud un tizio in sahariana e caschetto coloniale, arrancava, binocolo al collo, nel deserto del suo cavo orale, inerpicandosi a stento tra le dune sabbiose riarse, dalla base della lingua". Meraviglioso!! Come tutto il resto :)
RispondiEliminaSuperba descrizione, li rendi quasi simpatici questi tre individui. Bello anche l'appunto sui film in cui i protagonisti vivevano di solo alcool e mangiavano solo le olive di corredo al Martini (la signora del racconto mi ricorda Sue Ellen , le cui battute si riducevano a quattro " gradisci un cognac" per puntata)
RispondiEliminaLa prossima volta cercherò di arrivare per primo così non si potrà dire che il mio commento è copiato dagli altri. Questo risveglio dell'alticcia è davvero bello.
RispondiEliminaFammi il favore, cerca di scrivere qualcosa di illeggibile (magari copia Di Maio) perchè non vorrei che si pensasse che so dire solo che scrivi bene.