La dispotica sovrana
C'era una volta una regina dispotica, "sai che novità" diranno i miei giovani lettori, "nelle favole le regine cattive sono all'ordine del giorno". Ma lei non era una regina cattiva - che ne so - di quelle che dichiarano guerra alla nazione confinante o che rendono succubi i sudditi, no la regina dispotica aveva una sola vittima predestinata il suo unico figlio, il suo erede. In realtà il mondo della regina iniziava e finiva con lei e tutti nel regno giuravano che solo insindacabili ragioni di Stato avevano portato alle nozze tra il buon Re e quella vescicante della regina. (Vescicante dicesi di persona irritante tanto da provocare vesciche: "ah rompiballe!" diranno i miei giovani lettori, "certo rompiballe" risponderò io, "ma dovendo definire una regina permettetemi l'eufemismo"). La regina era rimasta vedova ancora in giovane età, e il re suo marito, era conosciuto come uomo giusto e buono e amava immensamente quel suo unico figlio cui dedicava tempo e premure, non demandando a nessuno il compito di educarlo, accudirlo. Pur amandolo non lo viziava , ritenendo di fare di lui, in questo modo, un re retto ed attento alle necessità dei sudditi. Un giorno, in un suo viaggio giovanile nell'Italia del sud, il re aveva notato una scritta sulla porta di una casa, e data l'accoglienza che gli era stata riservata, chiese che gli venisse tradotta, essa diceva :"Benedetti quelli che riescono dare ai propri figli ali e radici". Lo colpì così tanto che decise di farne il motto della sua reggenza. Ed era questo lo spirito con cui aveva cresciuto il principe, insieme al quale inventava "favole del buon bagno" su pesci volanti, mostri marini, sugli antenati "Del buon bagno?" chiederanno i miei lettori , "Certo! " risponderò io " Facile avere una favola della buona notte, ma vuoi mettere dove può volare una testa insaponata e fresca mentre tiene gli occhi chiusi perché il sapone non bruci gli occhi e si concentra sulla voce di chi si è chinato alla sua altezza per insaponargli le spalle? E le favole erano sempre fantastiche ed ironiche.Lo spingeva a imparare a guardare dentro a se stesso e a cercare tra le parole e aldilà degli occhi il cuore degli altri. Ma come vi ho detto, il re morì presto essendo più anziano della consorte e la regina, che da ragazza si poteva definire una petulante vanesia, dopo la morte del consorte aveva avocato a sé la corona resuscitando una legge remotissima promulgata dagli ascendenti del re per garantire la continuità della stirpe una volta che un avo del re era morto senza eredi ma con la consorte che recava in grembo il frutto del suo seme, non era questo il caso, dato che il principe era non solo già nato ma pure maggiorenne, ma come capirete era tale il disinteresse del principe per il potere che aveva consentito alla regina quel colpo di mano. La sovrana era andata peggiorando con l'età promulgando leggi insensate ( "ma esistono regnanti che ne promulgano di sensate?" Chiederete voi) creando più volte imbarazzo al suo erede, che faceva vita riservata, lontano, per quanto il ruolo gli consentisse, dalle esternazioni della reale genitrice. Ora non andate immaginando che costoro fossero i sovrani di chissà che Stato, si trattava di un minuscolo regno, non lo troverete nemmeno con l'aiuto di Google maps, quindi a dirla tutta non si capiva neppure da dove venisse tutta l'arroganza della sovrana, poiché non aveva neppure le ricchezze che provenivano da depositi in conti secretati come ai monegaschi o i pozzi di oro nero, seppure in esaurimento, come ai qatarini; ma lei era così, sapendosi regina poco importava su chi o quanto o cosa regnasse, fatto sta che regnava quanto meno sul desiderio di libertà del principe che amava ricattare psicologicamente col pretesto che come unico erede non le tributava tutte le attenzioni dovute al suo lignaggio. Trascorsero altri anni e la regina si fece anziana ma non abdicava, con somma gioia del principe che poteva dedicarsi alla lettura e all'arte. Certo si sono viste perfino persone miti diventare feroci invasati quando la ragione cede il passo agli anni, però è ben noto che i pessimi caratteri danno il meglio di sé in quei frangenti. Dunque osservando la sovrana paziente con la telecamera a circuito chiuso dell'unico ospedale del regno si sarebbe potuto notare che essa percorreva su e giù il corridoio del reparto di riabilitazione della clinica in cui era ricoverata dopo una rovinosa caduta, spingendo il deambulatore con foga assassina e non la smetteva di imprecare contro tutto e contro tutti e contemporaneamente convocava ambasciatori e ministri, dichiarando guerra ora a questo, ora a quello Stato confinante, o minacciando gabelle e sanzioni cosa del tutto inusuale persino per il suo pessimo carattere, vedeva complotti ovunque e il fomentatore di ogni trama ordita contro di lei non poteva essere che il principe. A volte il principe la guardava e la immaginava calva e col mascellone volitivo - l'occhio spiritato invece lo aveva già - appoggiata al deambulatore come altri ,- in tempi non molto lontani - ad un balcone a declamare "sudditi di terra, di cielo, di mare" con un fez in testa, altre volte diceva invero cose che la rendevano più simile al cappellaio matto, altre, parole così malvage da riempire il cuore del principe di dolore, perché per quanto si riconosca l'infermità mentale, non si riesce a non pensare che quelle cattiverie in libertà non siano state covate per anni nel cuore di chi le pronuncia. Poi un giorno il principe capì che la lezione del buon re, suo padre, era ancora la via da seguire, convocò una sorta di Stati Generali del piccolo regno, durante l'assemblea i maggiori specialisti di geriatria e neurologia del regno esposero le condizioni della regina e l'assemblea votò all'unanimità la destituzione della sovrana, il principe prese la reggenza. Il suo regno fu di brevissima durata il tempo di promulgare una legge affinché alla sua terribile madre fosse consentito di continuare a vivere in un'ala del castello, accudita, e le fosse consentito credere ancora di regnare, poi abdicò e si dedicò a quello che gli piaceva di più fare divenne uno scrittore di favole, dicono che ne scrisse di bellissime e che fu così che conobbe la donna di cui si innamorò. Dicono che si recasse ancora a trovare la dispotica sovrana e che recitare la parte del principe tiranneggiato ora gli costasse minor fatica, poiché aveva salde radici ed ali per volare
Iniziare una storia con una regina "vescicante" non può che essere intrigante, ancor più quando prosegue raccontando "favole del buon bagno". Affascinante racconto, che poi, a ben guardare, è metafora di quel che accade intorno a noi, fra poteri temporali schizofrenici e cultura che vola alta e leggiadra.
RispondiEliminaC'è regina e regina, (eh, eh, eh) sia che ci si immerga a leggere una pagina di favole o quelle della Storia.
;-)
Già c'è regina e regina, io aspetto di sapere di Caterina degli elefanti
EliminaAli e radici le voglio anche io ❤️❤️❤️ la regina vescicosa la lascio a te invece...
RispondiEliminaVescicosa 😂😂
EliminaSono arrivato stracco morto, ho visto il post e... come si fa a non leggere di regine e vesciche e ali e ... e tutto il resto?! Come al solito voli bene e alto. Adesso raccontami una favola che vò a farmi 'na doccia; piuttosto c'è quella della buona doccia?. Ciao.
RispondiEliminaNaaaaa la doccia è troppo veloce
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