Ramen
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Norina aveva lavorato presso la casa dei conti Vincastro Sforza, ci era arrivata ragazza spinta dalla miseria della sua numerosa famiglia. Lavorava nella lavanderia: nelle case dei ricchi c'era sempre un sacco da lavare ma se non altro l'acqua calda non mancava; aveva avuto più fortuna di sua cugina Giuseppina che a lavare i panni alla fonte aveva le mani rovinate dalla liscivia e dal gelo in inverno e la pelle del viso indurita
dal sole dell'estate. Dopo neanche un anno la cuoca, notando che la ragazza era una seria lavoratrice l'aveva voluta come aiuto. Ma la stella l'aveva baciata quando era nata la primogenita dei conti. Miranda era una bimba gracile, inappetente, cagionevole di salute e schiva: a nulla valevano gli sforzi della bambinaia, della stessa contessa, delle dame di compagnia. Quando un giorno, vedendola silenziosa in un angolo del giardino, Norina
riuscì a carpirne i sorrisi attirando con delle briciole pettirossi e fringuelli e soprattutto quando all'ora di pranzo, giocando con lei, riuscì a farla mangiare di gusto, la contessa stabilì che nessun altro avrebbe dovuto occuparsi di Miranda. Norina divenne la sua seconda madre. Quando poi Miranda giovane sposa di un diplomatico fu costretta a seguirlo in Giappone, supplicò Norina di seguirla in quel mondo sconosciuto. Norina
fece ritorno dopo due anni, aveva imparato gli usi e i costumi di quel mondo lontano, gli sguardi bassi, la voce modulata con discrezione e soprattutto l'uso di pesce crudo, riso, soia, miso. La Contessina non mancava di inviarle spezie, soia, tè e miso ogni volta che le scriveva vinta dalla nostalgia, affinché Norina potesse prepararsi un Ramen che era diventato il loro cibo dell'anima. Al rientro Norina aveva
conosciuto Cosimo il fabbro, un uomo semplice ma buono che si era innamorato di quella donna già troppo matura per le nozze, secondo i parametri correnti, ma così diversa per grazia da tutte le donne che fino ad allora aveva incontrato. La loro unione non fu allietata dall'arrivo di figli ma, seppure così diversi, un affetto così profondo li univa, che la loro intimità mai scemò nei lunghi anni del loro matrimonio e quando la vita regalava
giornate più dure, Norina preparava il Ramen, indossava un vecchio kimono e a Cosimo sembrava che un canto dolce proveniente da est illuminasse il cielo.
Bellissima fiaba culinaria, che apprezzo, visto il fascino dell'Oriente da sempre su di me.
RispondiEliminap.s.
Chissà se c'è un ramen vegano, proveremo con Elle a indagare.
Grazie Alli, mi sa che carne o pesce sono previsti nel Ramen ma io, allergica a soia e riso di cucina orientale non mi intendo
EliminaNon mi addentro nella composizione del ramen
RispondiEliminaperchè è la prima volta che lo sento nominare.
Però una bella favola con l'Est nipponico che m'ha sempre affascinato
e per l'occasione mi hai fatto venire in mente "il vento dell'est" di Gian Pieretti
(che te, monella come sei, non hai nessuna possibilità di conoscere)
che sono andato ad ascoltare e, se guardi l'ora, c'ho fatto anche tardi.
Ciao
O dov'è finita la mia risposta , se l'è mangiata blogger? Dicevo che devo andare ad ascoltare Gian Pieretti.
EliminaChe bella storia! Grazie
RispondiEliminaA te 😘
Eliminacara Amanda, grazie: avevo proprio bisogno di dolcezza delicata, stamattina. Adesso corro a vedere cos'è il ramen:)
RispondiEliminazena
Il titolo l'ha dato l'illustratrice, però sapendo che i giapponesi considerano questa zuppa un cibo di conforto sibito mi si è accesa una lampadina. Un abbraccio Zena
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