Serse



Piero Schirinzi




Se ti chiami Serse, e sei il secondogenito di un fanatico del ciclismo, tuo fratello maggiore non può che chiamarsi Fausto. Se fossero nati dieci anni dopo si sarebbero chiamati,  Felice ed Eddie in mancanza di parentele altrettanto evocative, ma tant'è. Sul sellino della bici suo padre lo aveva messo appena le gambe si erano allungate tanto da arrivare ai pedali. Gli altri bambini avevano il girello, loro giravano pedali . Solo suo padre poteva pensare che quel bambino, amante della mortadella, più che delle corse in bici potesse diventare un asso del ciclismo, tuttavia per anni lo aveva spinto a seguire Fausto che costantemente  si piazzava nei primi dieci ai campionati regionali juniores, senza tuttavia mai salire su un podio, cosa che gli spezzava il cuore. Serse a macinare chilometri con la pioggia o sotto il solleone d'estate non ci provava gusto. Intendiamoci, lui sulla bici ci stava e pedalare pedalava, ma per andare dalla nonna che gli preparava l'uovo sbattuto corretto marsala, o per raggiungere la Clelia che per una monetina gli vendeva un cartoccio di ciccioli croccanti, o per tornare a casa all'ora in cui Fausto tornava dall'allenamento e mamma preparava i panini con la soppressa per merenda. Serse non spiccava di intelligenza, cosa che per altro a quei tempi non era richiesta ad un ciclista (neppure a quello contento di essere arrivato uno), osservava il mondo da sotto un mono ciglio più dritto e solido del manubrio di uno scalatore in una tappa di montagna e da sopra a quel suo marcato prognatismo che gli dava l'aspetto di un mastino più pronto a sbavare alla vista di un osso che a morsicare,
ma era un uomo felice: gli bastavano un bel piatto di pasta e quattro chiacchiere in paese a riempirgli stomaco e giornata. La passione di famiglia tuttavia non lo lasciava del tutto indifferente e a maggio si incollava alla televisione per non perdersi una tappa del giro d'Italia e quando quello passava nei pressi di casa raggiungeva i bordi del circuito con la bici e un buon panino alla
mortadella, sai mai che venga appetito in attesa di veder passare la carovana

Commenti

  1. Per un attimo ho avuto il dubbio si trattasse di una rilettura della canzone di De Gregori (Il bandito e il campione). Poi mi sono ricordata che in quel caso si trattava di Sante e non Serse.
    Sono un po' fuori fase. Comunque, il finale al panino alla mortadella è straordinario.

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    1. No quella era Girardengo. Serse era il fratello di Fausto Coppi che morì dopo una caduta durante una corsa. Avevo una compagna di classe alle medie il cui padre, fanatico di ciclismo, aveva chiamato tutti i figli maschi con nomi corridori, me l'ero dimenticata ma poi ho visto l'illustrazione e mi è venuta l'ispirazione

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    2. Ma davvero? tutti figli con nomi di ciclisti!? Comunque Serse, il tuo Serse, mi piace assai :)

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    3. Sì sì tutti ciclisti. Grazie 😘

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  2. solo a leggere di ciclismo si assapora la fatica di quegli uomini, inoltre ricordo che alle elementari ci dicevano di guardare il giro in Tv perchè così si poteva anche imparare “un po’ di Geografia”.

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    1. Quello era il motivo per cui lo seguiva il mio Papà 😊

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  3. Un giorno venendo su da Schieti con la lingua che strisciava sulla ruota ha visto la Madonna che con una birra in mano mi disse "Paolo, questo non è sport per te, torna a casa dai tuoi cari (credo intendesse costosi)". da allora la bici è in garage.
    Mi son sempre chiesto come sia la vita dei fratelli dei fenomeni, Serse si sfogava con la mortadella. Chiamalo scemo!

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  4. gran simpatico Serse, con le sue belle macchiolone sulla maglia che non sarà mai rosa:)

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  5. Rocky lo inseguirebbe con la speranza di dividere quel panino con fetta di mortadella pronta a cadere

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  6. Ps Rocky mi chiede come stai...leggo solo ora della tua disavventura ospedaliera ... Mi raccomando ti vogliamo in forma e scrivente :-)

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    1. In gran forma 5 kg di meno! Comunque quella ospedaliera non è stata l'unica disavventura estiva

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