La ragazza di Sezze
Piero Schirinzi |
Caterinetta Annibaldi visse a metà dell'800 nell'agro pontino ed era nota ai più per avere un carattere impossibile. Aveva occhi grandi e profondi e una bocca che non conosceva il sorriso e non perché la vita fosse stata particolarmente ingrata con lei, ma perché lei la vita e gli umani li misurava come può fare un agrimensore con i campi da arare: con distacco. Nulla sembrava emozionarla tranne fringuelli, cardellini e in generale tutti i piccoli uccellini di cui tanto amava il canto. Era stata una bambina solitaria e stava diventando un'adulta che non solo bastava a se stessa, ma che teneva lontano da sé chiunque tentasse di avvicinarsi a lei anche per una banale conversazione fosse essa dettata anche solo dalla buona creanza. Tanto che i suoi stessi genitori, consapevoli della difficoltà di trovarle un marito nonostante la considerevole dote, ad un certo punto avevano persino pensato di mandarla in convento, ma avevano convenuto che la vita monastica con le sue regole, la necessità di una condivisione del quotidiano e l'assenza delle passeggiate nel bosco -uniche in grado di rasserenare quell'animo scuro- fosse quanto di più distante si potesse immaginare da quello che potevano desiderare per quella loro figliola che, loro malgrado, ritenevano destinata a rimanere zitella, cosa a quel tempo impensabile e disdicevole nonostante i pretendenti non mancassero. Caterinetta, le labbra serrate e una ruga che iniziò anzitempo a solcarle la fronte a causa del costante cipiglio, passeggiava per la campagna in cerca dei nidi degli uccellini amati e l'unica cosa che la muoveva al sorriso, un sorriso privato, segreto che non condivideva con nessuno, era il canto degli uccelli. Le rare persone che, di nascosto, avevano assistito alla nascita di uno di quei sorrisi, ne parlavano come di una trasfigurazione: gli occhi, già grandi si facevano enormi e luminosi, due perle nere, la bocca diventava turgida, la piega della fronte si distendeva e l'incarnato si faceva di porcellana mentre le gote assumevano le sfumature delle più belle rose di maggio; ma bastava che Caterinetta percepisse la presenza di un testimone che subito la luce si spegneva, come avviene quando l'ultimo raggio di sole scompare sotto la linea dell' orizzonte, dopo che si è compiuto il miracolo dei colori del tramonto, e il buio prende il sopravvento. Un giorno, passeggiando nel bosco, vide un giovane che stava salendo su uno degli alberi che era abitato da un nido di cinciallegre dal canto soave. Adirata, temendo che il ragazzo andasse a disturbare la cova, gli intimò di scendere. Il ragazzo non sembrò affatto intimorito dall'ordine impartitogli e ultimò imperterrito ciò che stava facendo prima di scendere. Quando mise i piedi in terra le rughe sulla fronte di Caterinetta erano diventate due, era scura in volto e non rappresentava proprio un bello spettacolo, il giovane la salutò con un inchino nonostante gli improperi che lei per tutto il tempo gli aveva rivolto. Quando se ne fu andato, Caterinetta scorse che sull'albero era comparsa una piccola casina in legno per uccelli poco distante dal nido delle cinciallegre che il vento, la notte precedente, soffiando furioso, aveva in parte distrutto e già i suoi piccoli amici si stavano dedicando al trasloco. Quasi le scappò uno dei suoi sorrisi ma lo trattenne stupita di se stessa. Poiché non era solita fare conversazione, venne a sapere dopo diversi giorni, accompagnando la madre al mercato, che in paese era giunto il nipote dei Frangipane: il ramo locale della famiglia non aveva avuto eredi, mentre l'altro ramo, che aveva discendenza, era caduto in disgrazia, così questo bravo giovane, per qualche tempo era perfino andato in bottega da un falegname per aiutare la famiglia a sbarcare il lunario. Ora che era presso gli zii, naturalmente non aveva più la necessità di lavorare il legno poiché avrebbe ereditato i terreni che ora aiutava lo zio ad amministrare, ma gli era rimasta la passione dell'intaglio ed era proprio questo Ferdinando il ragazzo che Caterinetta aveva sgridato nel bosco. Dopo pochi giorni lei si recò nuovamente nel bosco e sentì un fischio armonioso provenire dalle frasche e si mosse cauta in quella direzione nella speranza di identificare l'uccelletto che emetteva un cinguettio così delicato. Ancora una volta scorse Ferdinando ed intuì che era lui ad emettere quei suoni e il colmo era che perfino i suoi adorati cardellini estasiati accorrevano a quel richiamo per osservare il nuovo venuto. Ferdinando fece solo un cenno del capo in saluto e se ne andò. Ancora una volta Caterinetta scorse tra le frasche una piccola mangiatoia in legno intagliato nella quale il giovane aveva posato del miglio da cui già i cardellini beccavano. Non appena la scorse un sorriso di Caterinetta illuminò il fitto fogliame. Ma fu quando al terzo incontro Ferdinando le donò una piccola dimora per uccellini che Caterinetta ricambiò con uno dei migliori sorrisi non più segreto che il giovane seppe di averla conquistata. Ora vi sarà chiaro perché poco dopo il casato dei Frangipane mutò il suo stemma: da allora vi campeggia una dama dai grandi occhi che reca sul capo una casina per uccelli. Nello stemma la dama non sorride. Caterinetta continuò a serbare i suoi splendidi sorrisi solo al consorte Ferdinando e alla loro passione comune, nei giardini di Palazzo Frangipane non mancano nidi e mangiatoie e il canto degli uccelli accompagna albe e tramonti.
make sense. la ricerca di sé dentro di sé. e guardare al mondo con distacco sembra essere cosa matura e giusta. o non del tutto sbagliata. mondi lontanissimi che poi si avvicinano di schianto, e senza frenata. piacemi.
RispondiEliminaÈ sempre un piacere vedere cosa frulla in testa agli altri leggendo quello che esce dalla tua penna
Eliminache dolcissima fiaba: ce n'era bisogno, in una mattina di nebbia che attende un sorriso di Caterinetta per far decollare la luce:)
RispondiEliminaGrazie Zena, spesso succede anche a me con i tuoi ricami di parole
EliminaChe bel ritratto, un po' diverso dai soliti ritratti, e che storia interessante che hai scritto con risvolti dolci e così interiori. Bel post
RispondiEliminaUn salutone
Grazie mille 😊
EliminaCaterina anni-baldi fa pensare a una che trascorre il tempo a divertirsi baldanzosamente e invece.. ma guarda un po' è una delle solite stronzette che non socializzano mai e te invece la fai sembrare una cara ragazza che sorride da un'orecchio all'altro al marito e ai cardellini. Ma valà.
RispondiElimina😁😁😁
EliminaUna Favola.
RispondiEliminaTemo di sì 😁
EliminaE dunque mi tocca inseguirti qua per finire di leggere la fiaba.
RispondiEliminaCerto che tu dei voli pindarici sei proprio la fonte😃 e mi tocca volare da un social all’altro per inseguirti.
Beh ma è da qui che tutto è partito 😍
EliminaBello pensare che anche un carattere cupo, possa mutare in qualcosa di più luminoso se si lascia aperto uno spiraglio. Un abbraccio
RispondiEliminaAnche a te Daniel
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