Fuori dall'arca
Marco Ieie |
L'innalzamento del livello delle acque tanto temuto avvenne sul far della sera. La giornata era trascorsa senza alcuna avvisaglia: cieli limpidi, prati rasati di fresco. Per tutta la mattina i tagliaerba avevano ronzato senza posa, lo spirito del rasatore d'erba che alberga in coloro che vivono nei graziosi villini di periferia infatti è indomito e non riposa mai. Era domenica. Dopo le gite, le passeggiate al parco, le visite ai parenti, gli arrosti e le pasterelle, l'atmosfera generale andava velandosi di quella sottile malinconia che aleggia quando prende piede la consapevolezza che tutte le aspettative che un weekend possano rappresentare una svolta esistenziale erano sfumate: nell'aria olezzava ormai il sentore del lunedì. I ritardatari facevano i compiti anche se ormai la fine della scuola dietro l'angolo avrebbe indotto volentieri all'ammutinamento, i pigri si drogavano di serie TV, gli sportivi per procura di telecronache. Qualche esagitato inconsapevole mise su musica e ballò, non si arrendeva all'idea della fine imminente. I pizzaioli scaldavano i forni . In autostrada si allungavano le code dei rientri. Dai sedili posteriori delle auto alcuni bambini salutavano. Da quando è nato il trasporto motorizzato i bambini in viaggio salutano dai finestrini, chi non ricambia il saluto, è chiaro, commette un crimine contro l'umanità. Altri bambini litigavano e altri erano imbambolati a guardare schermi di cellulari o tablet concessi da genitori il cui livello di sopportazione aveva già superato da ore il limite di guardia. Come ormai accadeva da anni la tarda primavera era una promessa mantenuta di estate rovente. A casa di Valentino non c'era l'aria condizionata, faceva caldo e lui voleva fare i biscotti, Anna, sua madre aveva astutamente dribblato le sue aspettative di pasticciare su dei ghiaccioli allo yogurt e frutta. Dopo avergli fatto indossare un grembiule da cucina che quasi strisciava per terra, lo aveva issato sullo sgabello accanto a sé, gli aveva fatto lavare e tagliare le fragole, poi avevano aggiunto yogurt e un po' di miele e dopo aver riempito per bene il vaso del miscelatore gli aveva permesso di azionarlo, poi Valentino aveva riempito gli stampini, aveva infilato le dita nella crema rosata. Anna aveva sostenuto che i veri chef assaggiano una volta sola e che quindi se lui approvava il gusto avrebbero dovuto aspettare che si gelassero per mangiarli. Era seguita la cerimonia della deposizione degli stampini nel freezer: era stata solenne come tutte le cose che i bambini fanno, perché nulla è più serio di quello che un bambino fa con impegno, Quindi erano andati in terrazza e lei aveva riempito la grossa tinozza in cui tutti i bambini della sua famiglia sguazzavano nelle calde estati, l'aveva riesumata dalla soffitta della casa a due piani che i genitori avevano diviso in due appartamenti dopo la nascita di Valentino in modo da poter essere d'aiuto pur permettendo a tutti un minimo di indipendenza. Valentina sedeva sulla sdraio con i piedi nella tinozza concedendosi la lettura di un libro che aveva iniziato ormai da tre mesi. Cresceva da sola il figlio, seppur con l'aiuto dei genitori ai quali sarebbe stata eternamente grata; aveva amato molto il padre di Valentino e quando si era scoperta incinta, dopo che di comune accordo aveva smesso di prendere la pillola, pensava che anche lui sarebbe stato felice per quella attesa, invece, tardivamente, non si era sentito in grado di essere padre ma lei a quel bambino non aveva saputo rinunciare. A volte perfino Valentino si accorgeva della sua stanchezza e assumeva delle premure nei suoi confronti che la intenerivano fino alla commozione e si domandava se fosse giusto che un bambino così piccolo dovesse cercare di farsi carico dei suoi cedimenti, poi però tutti, le maestre dell'asilo ai suoi amici, parlavano di Valentino come di un bambino tendenzialmente sereno e lei finiva con l'assolversi. Valentino entrava e usciva dalla tinozza creando mondi paralleli con ruspe e mattoncini lego tra i vasi di rosmarino e salvia e quelli dei gerani che erano sopravvissuti all'inverno. A poco a poco, il tempo di sole dieci pagine, l'acqua scaldata dal sole si era trasformata in una palude melmosa, mescolandosi alla terra dei vasi trasportata con le ruspe, e Valentino pareva fosse rimasto un intero autunno in trincea al fronte ma poiché continuava a fantasticare tranquillo concedendole una tregua che, contro ogni previsione, magicamente perdurava, lo lasciò fare e rientrò a prendere i ghiaccioli che ormai erano pronti e se li gustarono rivolgendosi sorrisi complici e soddisfatti del risultato ottenuto, Anna si congratulò con lo chef e ognuno continuò la propria occupazione preferita: Anna la lettura e Valentino la fabbricazione di un biotopo acquitrinoso. Quando giunse l'ora di cena Anna andò a riempire la vasca in bagno, non si poteva proprio sedersi a tavola in quella condizioni. Ora resta un mistero perché un bambino, in grado di sguazzare per un intero pomeriggio debba armare una guerriglia per un bel bagno profumato, eppure ogni volta la tragedia si ripeteva. Quando il livello delle acque si alzò la catastrofe annunciata puntuale si compì, a nulla valse l'intera arca di animali che Anna aveva disposto in parata sul bordo della vasca e neppure le stelline fluorescenti che aveva appiccicato sulle piastrelle, qualcuno afferma che il dinosauro si sia nuovamente estinto, che la giraffa, che aveva una vista dall'alto privilegiata, facesse la cronaca agli altri, che il canguro sarebbe volentieri saltato altrove pur di non assistere all'impietoso spettacolo, che mamma panda indicasse Valentino al suo pandino ammonendolo su come non ci si comporta durante un bagno, che la zebra si dimenticasse di prestare attenzione all'eventuale sopraggiungere di predatori e che lo struzzo non si capacitasse di quanto rumore fosse in grado di produrre un cucciolo di umano urlante. L'orrore durò cinque minuti esatti, i più lunghi a memoria umana. Poi la favola che Anna aveva iniziato a raccontare riuscì a penetrare la barriera delle urla e di schizzi di acqua e Valentino si zittì e rimase attento ad ascoltare, il bagno poteva essere fatto anche questa volta.
Sublime, stiamo in alto davvero.
RispondiEliminaDici davvero o scherzi?
RispondiEliminaDico davvero, con queste cose non scherzo
RispondiEliminaGrazie, grazie, grazie
EliminaCerte volte architetti premesse fantastiche per giungere al dunque illustrativo. Direi che due mal si adattano.. raccontino da almeno quattro stelline fluorescenti.. ;)
RispondiEliminaIn che senso mal si adattano Franco?
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