Tra veglia e sonno

 

Marco Ieie




Sofia si è finalmente addormentata, la osservo dormire a pancia sotto, proprio come faceva sua madre alla sua età anche se i sonni di Elena, pur essendo una bambina molto tranquilla, erano sempre agitati: si annodava nelle coperte, sudava, si scopriva, infine tremava e il ciclo ricominciava e c'era un continuo via vai dalla stanza matrimoniale a questa stanzetta. Non ho mai capito cosa potesse disturbarla tanto. Questa sera è stato come fare una capriola indietro nel tempo di trent'anni. Sofia è una di quei bambini dalle batterie apparentemente inesauribili, pensavo non si sarebbe addormentata più: disegni, storie, canzoni e ancora storie. Poi improvvisamente è crollata, praticamente parlando. La piccola casa di legno nel bosco era silenziosa da troppo tempo ormai. Fuori è già autunno, questa sera hanno dovuto perfino accendere il camino,il tepore si condensa a contatto dei vetri freddi della stanzetta. Mister Horn il pupazzo del cuore di Sofia veglia con noi il suo sonno. Il nonno ha lasciato accesa la luce esterna che illumina la minuscola veranda di legno.Sa che Sofia non ama il buio profondo Nella penombra si intravedono i disegni che la nipotina ha tracciato con il dito sui vetri. Ha sentito il peso dei suoi limiti di ospite quando Sofia gli ha chiesto carta e colori per disegnare:vnon erano mai mancati in casa prima. Io so che il nonno non li pulirà per un bel pezzo quei vetri, le giraffecervo, i cacciatori dai capelli elettrici, le uromucche, i sorrisi sghembi ricompariranno magicamente ogni notte e gli permetteranno di sentirsi meno solo. La decisione di Elena di spingerlo ad assecondare il desiderio di Sofia di tornare almeno per un weekend a stare in nostra compagnia è stata una benedizione. So che non è stato facile per Elena, lo vedeva sempre più trascurato e assente, un po' temeva che non si sapesse più organizzare con Sofia, eppure, prima con lei bambina e successivamente con Sofia, era stato sempre prodigo di attenzioni e vigile. Si era quindi detta che la piccola non poteva che essere la scintilla che serviva a riavviare il motore. Ora lo guardo quell'uomo stanco che osserva dalla porta sua nipote, ha un sorriso, seppur mesto, che arriva persino a illuminargli gli occhi, sì era quello che ci voleva. Ha passato gli ultimi tre giorni a pulire la casa da cima a fondo dopo mesi di abbandono, ha fatto la spesa e ha cucinato il piatto preferito di Sofia. Non un menù gourmet: pasta con il tonno in soffritto di cipolla e pomodoro ma mi sono proprio compiaciuto a guardarli mangiare di gusto, soprattutto il nonno che solitamente ormai mangia poco e per dovere e non cucina più. Sofia ha parlato incessantemente degli amici della scuola materna, dei bisticci con il fratello Marco, dell'estate al mare, ha strappato al nonno la promessa che il prossimo anno ci andrà anche lui un po' al mare con loro. Poi hanno sparecchiato e fatto i piatti insieme. Il nonno li passava nel sapone e Sofia li risciacquava, ha raccontato anche questo a Elena nella lunga telefonata della buonanotte, loro a casa hanno la lavastoviglie mentre i nonni non l'hanno mai voluta, la ritenevano uno spreco per due sole persone che ormai avevano tutto il tempo del mondo a disposizione. Così lavare i piatti insieme era il rito delle feste comandate quando la casetta si riempiva e i piatti da lavare diventavano troppi, a Sofia toccava sempre il compito di asciugare le posate, era la prima volta che era stata "promossa" a risciacquatrice. Mi siedo sul letto soddisfatto, dietro il vetro appannato. intravedo le ombre dei due ragazzacci di buon cuore che a volte spaventano i bambini nel sonno ma questa volta hanno capito: nessuno deve rovinare questo tentativo di ricucire lo strappo che il dolore ha inferto alla vita della casa del bosco, ognuno deve fare la sua parte. Il nonno ce l'ha messa tutta, Sofia ci ha regalato la sua vitalità bambina, la sua curiosità e perfino la sua insistenza ad avere sempre di più , Mister Horn, che sinceramente ho sempre trovato abbastanza passivo, fa però presenza e i punti di riferimento non devono mai mancare, si sa, quando si è smarrita la via, la coperta patchwork di nonna Maddalena scalda il corpo e il cuore. Io non mi vanterò ma credo di aver dato il meglio di me come non succedeva da decenni, ho lavorato incessantemente a suggerire, spronare, inventare, mi sembra di aver ritrovato l'estro che temevo di non avere più: noi spiritelli benigni che vegliamo il sonno dei bambini rischiamo di appassire nelle case abitate da soli adulti. Il mio tocco però non è venuto meno, lo devo al bambino che ancora vive dentro quell'anziano che abbraccia con lo sguardo la sua piccola nipote dormiente, ho sempre avuto un debole per lui anche se quando era piccolo mi faceva impazzire ogni notte dentro questa stessa cameretta. Lo devo a lui e alle lacrime che finalmente gli rigano il volto, le prime dalla morte di Maddalena ormai dieci mesi fa dopo una vita insieme. Per questo sorrido alle ombre dei due fantasmini che hanno collaborato perché tutto andasse così com'è andato, hanno portato un dono che viene direttamente da nonna Maddalena: una piccola stella che illumina il cuscino su cui riposa Mr Horn. Su, tutti a dormire che qui ci penso, buonanotte. 







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