L'alibi della pelle

Lorenzo Mattotti






Nel prendere sonno torniamo a essere bambini
e ti sorprendo a vestire bambole sull’orlo
del letto, a pettinargli silenziosamente i capelli.
Con uno sforzo metti a fuoco la pioggia sui vetri,
un punto qualsiasi del mio viso, la barba,
la linea del naso e lo fai non solo con gli occhi
ma anche con lo stomaco, con l’interno delle ossa.
Così voglio che ci ritrovi il respiro del ventilatore,
a scrutarci oltre lo scarto minimo, l’alibi della pelle
appena abbozzati col gesso nello spazio dell’intenzione,
immobili come le donne nella stampa giapponese.
Si sfaldano nello sguardo i margini: la macchina per cucire,
la bella stagione e noi due sul tappeto mescolati insieme
come il femminile e il maschile nell’onda di Hokusai.
E poi di seguito i colori, il rosso bruciato, il verde,
il blu sempre più rigido cui non riusciamo a dar forma



Antonio Bassano

Commenti

  1. Mamma mia, Amanda, ma dove le scovi? Che meraviglia. Sembra di essere risucchiati dentro le parole di questa poesia, di fare un salto oltre la realtà... Grazie mille. La giornata in ufficio oggi non era iniziata nel migliore dei modi.

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    1. la giornata non era iniziata nel migliore dei modi per nessuno, comunque mi piace navigare per siti di poesia, sono viaggi belli

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  2. Grazie Amanda, le poesie che pubblichi sono sempre un'oasi in mezzo alla giornata.

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