summer days
Da adolescente i miei fine giugno erano caratterizzati da una serie di avvenimenti:
1)
la festa di compleanno. Lo so non compio gli anni a fine giugno, ma
trova un cane con cui fare una festa di compleanno in agosto, così
facevo una festa di fine anno scolastico che i miei compagni di classe
sapevano essere un surrogato della mia festa di compleanno e mi facevano
il regalo
2) i giri in bici serali con gli amici
3) le gite a Pederobba.
Pederobba
in reltà era la stazione alla quale si fermava il treno, noi si andava
in una minuscola frazione, non che Pederobba sia una metropoli, nominata
Onigo.
In questo posto ai piedi del Grappa, sulla riva destra del
Piave, c'era la casa semidiroccata dei nonni di un mio amico. Quando i
nonni si erano avviati, gli zii si erano costruiti affianco alla casetta
uno di quei "bussolotti" senza grazia, anni sessanta, stile geometra, e la casa dei nonni era
rimasta lì, il tetto un po' sghembo, le vigne sul retro, la cucina
economica a legna.
L'avanguardia ciclistica salpò la prima estate
il lunedì mattina: Eugenio detto Gigio, suo fratello Beppe ed il padrone
di casa Paolo, partirono da Padova e dedicarono i giorni successivi a
pittare, spazzare e rendere presentabile il cesso. Poi il sabato arrivammo
noi ragazze con i debosciati che non avevano intenzione di sobbarcarsi i
chilometri in bici e le grandi manovre, adducendo la scusa che loro
dovevano portare chitarre e spartiti e poi "le ragazze si sa da sole si
perdono".
Si partiva dalla stazione di Padova con il primo treno
alle 5 e mezzo del mattino, in saccoccia l'asciugamano, il costume, le
ciabatte.
Arrivati alla minuscola stazione di Pederobba
l'avanguardia veniva a recuperarci, si attraversava la statale per
belluno, si passava di fronte all'imponente monumento ai caduti francesi
e finalmente si giungeva alla casetta, si posavano armi e bagagli, si
faceva colazione in compagnia e poi si ripercorreva la strada a ritroso e si
scendeva al Piave.
Sono sufficientemente vecchia da ricordare di avere fatto il bagno nel Piave. Più che bagni erano sguazzi, schizzi, tuffi.
I
maschi a fare i soliti tiri scemi per attirare l'attenzione delle
femmine, le femmine a fare le finte scocciate per i tiri dei maschi.
L'acqua
era gelida: ma se l'annata era quella giusta, sufficientemente calda ed
afosa, era un piacere. Se il tempo non lo consentiva ai bagni si
sostituivano i rotoloni sui prati in discesa.
All'ora di pranzo
iniziavano le grandi manovre: montagne di pelati entravano in una
pignattona dove si era fatto sobbollire il soffritto. In una pentola di
proporzioni bibliche intanto l'acqua andava a temperatura e chili e
chili di pasta venivano calati per appetiti che solo gli adolescenti
conoscono. Il secondo anno mentre mi trovavo al cesso sentiii uno strano
rumore al secondo piano ed istintivamente alzai gli occhi: un occhio mi
fissava da un buco del tavolato del piano di sopra. I maschi, in
fermento ormonale, avevano tolto un nodo del legno e ci spiavano
sistematicamente a nostra insaputa. Ne scaturì una "baruffa"
maschi/femmine che stentò ad esaurirsi.
Il pomeriggio ci si
spostava all'ombra delle vigne in attesa dell'ora del treno di ritorno.
Era il primo e l'ultimo treno valido per il ritorno. Un anno tirammo per
le lunghe e dovemmo scapicollarci. Saliti in treno ci contammo: 13, ne
avevamo perse due.
Una busto-da-scoliosi-dotata e una
scarpa-rotta-a-forza-di-fare-casino-durante-il-giorno non ce l'avevano
fatta e per giunta non avevano con loro gli zaini che erano stati
portati al treno da baldanzosi giovanotti offertisi di soccorrere le
handicappate.
All'epoca non c'erano i cellulari, così la staffetta
di soccorso scese alla stazione di Cornuda avvisò del contrattempo i parenti delle
sventurate, chiamò un amico auto dotato ed andò a recuperarle.
Probabilmente il gesto galante fu determinante: la scorsa settimana abbiamo
festeggiato le nozze della secondogenita generata da una soccorsa e da un soccorritore
a volte merita farsi soccorrere allora!
RispondiEliminao merita soccorrere?
EliminaTi lascio un saluto e scappo, vado a prendere un treno (nella fretta avevo scritto trono. Ormai con questa storia dell'angelo mi sono montata la testa!) ma torno presto!
RispondiEliminatroni celesti! treno per dove se lecito?
EliminaAh, solo per Milano. Già tornata. Ma lunedì vado a Roma e poi da lì... la nebbia!
Eliminavagabonda!
EliminaChe meraviglia! Certo, la tua regione si presta particolarmente a queste gite fuori porta. L'ombra delle vigne, il Piave, i prati...
RispondiEliminaah sì noi monti, mare, laghi non ci facciamo mancare nulla
EliminaI bagni nel fiume ... che divertimento!! quando eravamo ragazzi noi si potevano ancora fare, adesso è molto pericoloso.
RispondiEliminaPensa che io il bagno al fiume non l'ho mai fatto!
Eliminafino a diciott'anni solo bagni al fiume,
RispondiEliminaandare al mare costava troppo.
Strano il mondo: per me, che vivevo in Sardegna, il mare era la più economica e "popolare" delle vacanze!
Eliminavedi l'italia quanto è varia :)
Eliminami hai fatto pensare al mio giugno da adolescente... a quest'ora ero già stra abbronzato!! andavo al mare alle 8.30 e tornavo alla sera tardi. Che spettacolo!!!
RispondiEliminagià quando le vacanze erano vacanze
Eliminaanche noi bagni nel fiume, i maschi facevano una specie di diga con sassi e stracci... quanto divertimento!!
RispondiEliminaci sono età (o dovrei dire c'erano) dove ci si divete con poco
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