Ossessione nordica

Felice Casorati "due bambine" 1912

Un grande battage pubblicitario ha preceduto la Mostra di Palazzo Roverella a Rovigo, almeno qui da noi, come non si era praticamente mai visto, prima enormi manifesti stradali senza alcuna indicazione relativa alla mostra si sono succeduti attirando la nostra attenzione ("Böcklin dove? quando?") poi finalmente la seconda puntata con le indicazioni .
Emuli di Böcklin, e la sua "isola dei morti", a frotte, aprono la mostra , ma solo a Arnold riesce di inventare luci e paesaggi assolutamente coerenti e carichi di simbolismo. Richard Berg è forse l'unico che trova una sua dimensione con il suo "silenzio" del 1893. Dopo le biennali di Venezia a cavallo tra fine 800 e inizio 900, gli italiani scoprirono i colori, i simboli, le luci della pittura del grande nord e ne furono influenzati. Nella seconda sala un notturno veneziano di Marussig, poi miti e leggende con Mariano Fortuny y Madrazo ed i suoi wagnerismi, Klinger con il suo tema ricorrente di centauri  e nereidi dai voluttuosi culi a mandolino  per la serie "sono un semidio e me la godo", due De Chirico - prima della svolta metafisica - che trasporta nella Grecia della sua infanzia le storie epiche care ai nordici, in particolare qui narra della storia dei centauri che, invitati al pranzo di nozze del figlio del re dei lapiti eccedono nelle libagioni ed uno di loro, uno che spiccava per intelligenza, all'arrivo della sposa pensa di poterci fare un giro in giostra al posto dello sposo: risultato una guerra, in cui fortunatamente sono il violentatore ed i suoi, venutigli in soccorso, ad avere la peggio. Poi Von Stuck con un Pan in vena di giochi erotici. Poi un Siber che è andato lui invece a scuola da Segantini con il suo "Risveglio di Primavera"  non sapendo regalare però ai suoi cieli alpini la vividezza di quelli che Giovanni vedeva tra il Trentino e la Svizzera (NB Segantini non è alla mostra).
Hodler L'ora sacra 1910
Poi Hodler e una delle sue versioni de " L'ora sacra" con la grazia di questa figura femminile, la delicatezza dei colori, il segno che racchiude la forma, tipico dell'artista svizzero. Ancora le rosse chiome della Vanitas di Leo Putz. Poi il racconto della vita quotidiana al nord e il suo confronto con l'Italia: il pescatore di Ancher stile uomo del tonno (il quadro non è quello esposto a Rovigo ma l'uomo ritratto è lo stesso con la tuta da pesca gialla al centro), la cameriera Martina di Larsson dalle guance rubizze, la cuffietta e il grembiule candido, la vecchia olandese triste di Miller,  la lettura di gruppo sulla spiaggia di Ettore Tito nelle sue "pagine d'amore" del 1907.
Due mogli, due case amate e spesso ridipinte, due ricerche cromatiche a confronto, gli spazi grigi e vuoti di Hammershøi  e la coloratissima casa di Larsson, la "lattivendola" di Hans Von Bartels (ma come si conciavano per fare la maglia e vendere il latte?), la donna che aspetta paziente il risveglio del marito ubriaco alla "fiera di Mora" di Anders Zorn. Poi i paesaggi un Monte Civetta di Sartorelli, Murano vista da Vettore Zanetti Zilla, una Burano e un Torcello di Moggioli, un "paesaggio animato" di Tullio Garbari, le "Betulle" di Teodoro Wolf Ferrari che paiono un Klimt sbiadito, vicino ad un paesaggio lacustre di un vero Klimt poco secessionista, il paesaggio nevoso di Gallen Kallela e quello estivo di Kuno Amiet, la Venezia dell'ocra, dell'oro e delle terre di Fragiacomo. E poi la sala dei ritratti che ospita, oltre alle due bambine di Casorati, la piccola dagli occhi lacustri, silenziosi interrogativi nei quai potresti annegare, la "Signora in blu" di Leo Putz, il "volto femminile reclinato" di Laurenti. La mostra si chiude con la sala della grafica con i Munch  chiaro di luna e vanità, l'allegoria del "guanto ritrovato" di Klinger, un uomo trova pattinando sul ghiaccio un guanto e si figura una storia d'amore con la proprietaria fino a farlo diventare la sua ossessione e gli amori di Giove di Bonazza del 1912 con un tratto grafico assolutamente attuale. Ultima la sala della nudità: la modella al tavolo del tè di Leo Putz, la donna dagli occhi da sbornia triste in oro e madreperla di Oskar Zwintscher e  "il peccato" di Von Stuck che non può mancare in nessuna mostra che tratti i simbolisti.

Commenti

  1. deve essere stata proprio una bella storia....

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    1. penso che i curatori abbiano dato il meglio con opere che non erano certo i capolavori di quegli artisti

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  2. wow che meraviglioso viaggio... tra immagini bellissime ed emozionanti, un post che narra.. ricco di spunti, link, molto curato... grazie per aver condiviso questa meraviglia, bellissimi tutti, la lattivendola, Munch, i pescatori "uomo", e la modella al tavolo del tè, poi, senza nulla togliere alle altre immagini, hanno una magia, delicatezza, quel certo non so che... in più

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    1. ... o sono distrattae non mi ricordo, ma sbaglio o c'è aria di primavera :) ed hai cambiato sfondo, bello :)

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    2. ci sarà anche aria di primavera sul blog ma qui da 3 giorni c'è un nebbione che mette tristezza e che se ne vale solo un paio di ora al giorno :(

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    3. Roma invece ci sta regalando in questo giorni una meravigliosa primavera, spero arrivi un po' anche lì :)

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  3. Bella mostra, e anche un po' insolita, finalmente qualcosa che non siano i futuristi, gli impressionisti, le avanguardie americane, Picasso o Vermeer :-)

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    1. basta che non le curi Goldin per essere un po' meno scontate

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  4. Ma quanti artisti che non conoscevo, che bella lezione di storia dell'arte!

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  5. Ettore Tito? Era ora che qualcuno desse a questo finissimo artista un po' di rilevanza!
    Non so i manifesti senza indicazioni che effetti abbiano prodotto, ma il tuo post è davvero un invito irresistibile:) ( fino a quando è aperta? )

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