Incipit: l'imprevedibile viaggio di Harold Fry






Era un martedì quando arrivò la lettera che avrebbe cambiato ogni cosa. Un normalissimo mattino di metà aprile che profumava di bucato fresco e di erba tagliata. Harold Fry era seduto a far colazione, sbarbato a puntino, con la camicia immacolata e la cravatta, in una mano una fetta di pane tostato che però non stava mangiando. Dalla finestra della cucina guardava il prato tosato, trafitto a metà dal filo telescopico del bucato di Maureen e intrappolato sui tre lati dello staccato dei vicini.
"Harold!" lo chiamò Maureen, urlando per sovrastare il rombo dell'aspirapolvere. "Posta!".
Ebbe la tentazione di uscire, ma l'unica cosa da fare era falciare il prato, e l'aveva già fatto il giorno prima. L'aspirapolvere piombò nel silenzio e apparve la moglie, con la faccia arrabbiata. Si sedette di fronte ad Harold. Maureen era una donna esile, con la zazzera grigia, il taglio a scodella e il passo svelto. All'epoca in cui si erano conosciuti, niente lo rendeva più felice del farla ridere. Guardarla scomporsi in una sfrenata felicità.


Rachel Joyce. L'imprevedibile viaggio di Harold Fry. Sperling & Kupfer.
Traduzione Maurizio Bartocci e Chiara Brovelli


Harold è un uomo allampanato e solo,"nella città, dove la vista poteva spaziare su un orizzonte assai limitato, gli sembrava che tutto potesse succedere, e che in ogni caso lui non sarebbe stato pronto"; in pensione da qualche mese, un'infanzia complicata, una moglie vicina ma lontana
"Ma per anni avevano abitato in un luogo dove parlare non aveva significato. A lei bastava guardarlo per ritrovarsi inchiodata al passato. si scambiavano solo piccole parole innocue, ed erano salvi: restavano in sospeso sulla superficie di quello che si poteva dire, perché era insondabile, impossibile da colmare"
 un figlio molto intelligente, forse troppo e distante; è in questo desolato immutabile contesto che in quella mattina di metà aprile riceve la lettera della sua ex collega che gli comunica che sta morendo affetta da un cancro che ormai non le lascia più speranze. Sono anni che Harold non la vede, ma Queenie è stata una presenza gentile nella sua esistenza.  Harold inizia a cercare delle parole adatte per rispondere a quella lettera che lo ha sconvolto. Dopo vari tentativi riesce a comporre una missiva che esce per imbucare, ma quella lettera gli pesa tra le mani, sa che quelle parole non sono sufficienti a dire a Queenie ciò che in realtà vorrebbe poter trasmettere. Pensa a questo mentre supera la prima cassetta della posta, e poi la seconda e poi l'ufficio postale fino a giungere al confine del suo Paese a sud dell'Inghilterra per iniziare il suo viaggio che lo porterà al confine nord dell'Isola ed al confine estremo del centro di se stesso, come ogni pellegrinaggio che si rispetti. Un viaggio solitario ma pieno di incontri."Gli avevano offerto conforto e riparo, anche se lui aveva paura di accettare; accettando, aveva imparato qualcosa di nuovo: che si ottiene un dono sia nel ricevere sia nel dare, e che c'è bisogno di coraggio ed umiltà in entrambi i casi"


 Un libro delizioso, prevedibile ed imprevedibile come tutte le esistenze, emozionante.

Commenti

  1. L'ultima frase la potrei mettere sull'etichettina "consigliato dal libraio", fa venire voglia di leggerlo!

    RispondiElimina
  2. Anche le tue letture sono deliziosamente imprevedibili, e allettanti :-)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. vedi abitare vicino a una sorella che legge molto più di te e ad un padre che ci segue a ruota è come farsi un giro in biblioteca, basta scegliere a volte facendosi consigliare

      Elimina

Posta un commento

Post più popolari