Asimmetrie2


Gabriel Pacheco



Il cielo aveva il colore dell'estate che agonizza e paradossalmente la feriva ed immalinconiva più dei cieli nuvolosi ed autunnali dei giorni precedenti, si sentiva defraudata del diritto di scaldare le ossa nei pochi giorni dedicati alle ferie, aveva la necessità di sentire la pesante leggerezza delle ore calde e vuote dell'estate. Durante l'estate gli intervalli tra i loro incontri si dilatavano e poiché finivano col sentire la mancanza del profumo di un polso, del sapore della pelle, del colore di una lacrima, del suono di una risata, delle stupidaggini che si dicevano per riempire le pause dell'amore, lui prese ad inviarle buffe cartoline anni 70, di quelle con scritto "saluti da..." e tutte le vedute, ci metteva solo una frase, senza la firma. Lo sapeva in un mare del sud del mediterraneo dove l'estate aveva ancora i profumi prepotenti della terra e del mare scaldati dal sole, lo sapeva felice e questo doveva bastarle, ma così non era e quindi per sedare i morsi di quella crescente sensazione di vuoto si comprò un biglietto  e tornò nella città in cui tutto aveva avuto inizio ed alla loro panchina. Più si avvicinava alla piazza, più analizzava le differenze nel modo di vivere il loro rapporto, quelle asimmetrie, inevitabili come il singhiozzo di un neonato, dovute ai loro caratteri ed alle loro vicende umane. Forse sarebbe stato giusto porre fine ai loro incontri; chiudere prima che la passione si spegnesse, ma ogni volta che lei ci aveva provato, sentiva di non poter rinunciare a quella fonte di energia vitale. Si sedette sulla panchina, il cancello della scuola di fronte era chiuso, nessuno animava il giardino pieno di voci il mattino del loro primo incontro. Provò a sfogliare le pagine del libro che stava leggendo in treno per cercare di galleggiare sopra ai pensieri cupi che le affollavano la mente, scorreva e riscorreva la medesima pagina senza riuscire a tacitarli, poi abbassò lo sguardo e sulla panchina scorse una frase scritta con un pennarello "mi troverai dove la terra odora di promessa d'estate" ed era inconfutabilmente la sua calligrafia. La panchina era posta all'ombra di un tiglio il cui profumo lei gli aveva sempre detto sapeva di promessa d'estate, così sorridendo iniziò la breve caccia al tesoro, quasi alla base del tiglio, nascosto tra i polloni c'era un biglietto protetto da una busta di plastica colorata, lo aprì e capì che non era ancora giunto il momento di chiudere con quell'uomo che, non capiva come, sapeva sempre leggerle dentro, avrebbe aspettato il suo rientro e una nuova stanza d'albergo.


Qui il primo capitolo

Commenti

  1. sono già aspettare il terzo capitolo

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  2. Intrigante, e ci sarà poi un intrigo?

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    1. Ben tornato Alberto, intrigo del tipo? magari mi ispiro :)

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  3. Sono contenta che continua. E con i tigli, poi.

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  4. ma le asimmetrie si incontrano all'infinito come le parallele?

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    1. no quelle si incontrano in un punto determinato dalla differenza tra la lontananza di A rispetto alla vicinanza di B che è tra metà e due terzi dell'infinito

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  5. la promessa d'estate è un concentrato di emozioni, belle. Aspetto il seguito :)

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