Il venditore di tempo





Il venditore di tempo aveva delle regole ferree, non scritte.
Non vendeva mai a quelli che il tempo lo prendevano per il culo, e faceva sconti ai sognatori.
Per questo motivo sottoponeva tutti i candidati all'acquisto ad un colloquio-intervista.
Prima domanda:  qual è la percentuale di silicone che alberga nel tuo corpo?
Seconda domanda: quante volte figliolo/a sei passato per le mani del chirurgo estetico?
Tanto silicone = tanta presa per il culo: non si regalano e tantomeno si vendono perle ai porci.
Dal suo tabellario dei non eletti erano esclusi gli adoloscenti che in origine avevano un naso davvero, davvero imbarazzante e le orecchie molto a sventola, perché in adolescenza i debiti si "rimettono" come recita una preghiera; dato che l'adolescenza è già una brutta bestia di per sè, senza aggiungerci le stimmate del martire da beffeggiamento. In quel caso, tuttavia, l'interessato all'acquisto di tempo, doveva accludere alla domanda una foto risalente al tempo precedente l'intervento correttivo e la decisione finale sull'ammissione all'acquisto era ad insindacabile giudizio del venditore. Il venditore prendeva sempre molto sul serio il suo mestiere.
La storia invece dei saldi ai sognatori, l'aveva imposta lui al consiglio di amministrazione della ditta, e poché era il migliore venditore che quest'ultima potesse vantare, gli era stata data carta bianca, tanto gli utili parlavano da soli.
Nella lista dei colloqui preliminari alla vendita del tempo, avevano sempre la precedenza i parenti dei malati terminali, ma anche in questo caso, pur badando ai suoi interessi di venditore, metteva quei poveri disperati davanti all'evidenza che, se si amava davvero una persona, arrivava il momento in cui chiedere altro tempo per sè, non era lecito, e dunque, ad un certo punto si rendeva necessario lasciarli andare e farlo loro capire che erano liberi in modo da non tenerli legati alle loro sofferenze.
Cercava sempre, invece, di regalare il tempo necessario ad un ultimo saluto.
Le occasioni migliori in saldo le trovavano gli osservatori di paesaggi, i coglitori di attimi, i cercatori di stelle cadenti purché pazienti, i poeti, gli scrittori, gli ascoltatori attenti di musica ed i lettori, i genitori che volevano più tempo da passare coi loro figli.
Faceva buoni prezzi anche agli innamorati purché le loro intenzioni fossero sincere e i loro cuori coinvolti.
Come e quando avesse iniziato quel tipo di professione non è dato saperlo, si dice che il suo curriculum fosse sparito dagli archivi della ditta e quindi nessuno avesse quel genere di informazione.
Qualcuno sosteneva che fosse stato sposato, ma che il matrimonio fosse naufragato a causa della sua perenne mancanza di tempo da dedicare alla famiglia. Sicuramente non aveva figli, sicuramente non buttava tempo nell'acquisto di abiti adatti al lavoro di venditore che, è noto, richiede sempre un certo qual formalismo, ma dato l'articolo che proponeva e data la sua capacità nel contrattare con il cliente nessuno gliene faceva una colpa, in un periodo di crisi mondiale lui portava a casa il risultato.
Quindi se ti servisse un po' di tempo fammelo sapere, so come rintracciarlo, non te ne pentirai è un ottimo affare



E questo è per Silvia

Commenti

  1. Bellissimo! Se per "tempo" si intende lunghezza della vita, vorrei che fosse tutto vero, perché significherebbe che i migliori campano più a lungo (ma purtroppo non è quasi mai così). Se invece per "tempo" si intende avere e trovare tempo per se stessi, credo che in gran misura sia già così, perché i migliori sanno scovare e gustare l'infinito dietro le pieghe di ogni singolo millesimo di secondo.

    Un abbraccio

    RispondiElimina
  2. Grazie cara Amanda, per fotuna il venditore di tempo mi regala sempre qualche minuto per leggere le tue storie. Per il resto, mi sa che nei prossimi mesi dovrò fare un mutuo per pagarlo.
    Comunque tu sei meglio di Sheherazade!

    RispondiElimina
  3. Chissà se rientro nelle categorie giuste per chiedere di poter leggere tutti i libri che non ho il tempo di leggere e per riuscire a mettere le mani sull'organo che non ho mai imparato a suonare (è un desiderio che risale all'adolescenza ma che non ho potuto mai rivelare, pena il disonore, perché a fine anni '60 la chitarra era d'obbligo).

    RispondiElimina
    Risposte
    1. allora io avrei voluto studiare canto lirico ma per cantare come corista

      Elimina
  4. L'argomento è molto accattivante, e trattato con la tua consueta fantasia brillante.
    Ti proporrei a questo punto una variante sul tema: quelli che, invece di acquistare il tempo, sono capaci di autoprodurselo.

    L'ultima frase del racconto mi ha ricordato la splendida "Venderò" del grande Edoardo Bennato.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. venderò dici? ora ci penso; l'autoproduzione di tempo... giusto da te poteva arrivare l'idea :D

      Elimina
  5. Grazie per avermi venduto il tempo di leggerti; credo che approfitterò anche del bonus allegato per sbirciarti in lungo e anche largo.. ;)

    RispondiElimina

Posta un commento

Post più popolari