Partenze
Ha due gambe lunghe, lunghe, come un trampoliere, e diafane; capelli neri lisci, i lineamenti dolci di una madonna ed abita quella terra di mutamento compresa tra i venti ed i trenta anni. Come spesso fanno le donne molto alte indossa un paio di ballerine. Si è vestita in modo elegante ma discreto, non per un uomo, sta recandosi sicuramente da qualche parte per lavoro. Ma non si muove né come una pendolare, né come una viaggiatrice abituale; l'idea del viaggio e quella dell'appuntamento a cui è diretta la mettono in ansia, glielo si legge nei gesti e in quella increspatura della fronte. Guarda e riguarda il suo biglietto del treno che ha fatto in un'agenzia - perché è riposto in una busta di cartoncino - per controllare numero di vagone, orario e posto a sedere. Ha preparato i suoi abiti ieri, meditando a lungo, affinché il suo interlocutore, valutasse lei prima del suo aspetto, poi il tempo è cambiato e quelle lunghe leve ora avranno freddo; si avvolge al collo la sciarpa di seta colorata e si stringe il bavero del corto impermeabile scuro che si arriccia appena sopra le ginocchia come il calice di un fiore. Leva lo sguardo in cerca del binario. Intanto una folla di ragazzi poco più giovani lei, scendendo dal treno, invade il sottopasso, vociante, frettolosa, distratta diretta alle aule di un'università sempre più svuotata di contenuti, alcuni, lo sguardo nel piccolo schermo del cellulare, digitano con sorrisi lontani rischiando di travolgere i pochi temerari che sfidano il flusso diretto all'uscita, altri, le cuffie nelle orecchie sordi al mondo tentano di mantenersi in quella territorio del tutto è possibile compresa tra il letto e la prima colazione, altri parlano degli esami alle porte, dell'ultima lezione, della imminente serata alcolica, il mercoledì in piazza si paga tributo a Bacco o al vuoto dietro l'angolo a cui è meglio non pensare. Lei continua ad intravedersi tra la selva di teste, ha raggiunto la scala che porta al suo binario. E' giunta con anticipo sull'orario di partenza, troppo importante l'aspettativa per la posta in palio, e non ha neppure avuto il coraggio di fermarsi un po' al bar dell'atrio della stazione per paura di non avere la situazione sotto controllo, sfoglia una rivista che ha preso all'edicola, ma non la legge, forse non ci riuscirà neanche a viaggio iniziato, guarderà fuori dal finestrino e sarà studiata dagli altri passeggeri, i pochi che ancora si divertono a inventare storie sui temporanei compagni di viaggio, gli altri saranno connessi ad altri mondi perdendosi quello in cui abitano. Quando sarà giunta la sera di questo lungo giorno, sarà per lei una giornata da raccontare per molto tempo, o una somma di ore rubate invano alla quotidianità in attesa della svolta.
Già Ivano Fossati mi ha messo bene, nei tuoi racconti poi mi ci ritrovo sempre. Io sono in questo momento della vita alla stazione e deve prendere un treno.... peccato che non so la destinazione finale... lo scopriremo solo vivendo!
RispondiEliminabuongiorno passerotta
l'importante non è la destinazione, ma il viaggio, quello bisogna renderselo interessante
EliminaEcco, questo mi pare un viaggio, anche se corto un viaggio, non un banale spostamento.
RispondiEliminagià un viaggio :)
EliminaDici che sono poche le persone che provano a inventare storie sui compagni di viaggio? Io me lo chiedo spessissimo chi sono e dove stanno andando le persone che incrocio :)
RispondiEliminaUna volta quando facevo pendolarismo estremo vidi un tipo interessante su un treno, semi nascosto dietro ad una barba folta , ad un paio di occhiali e ad un Don Chisciotte e non mi sbagliavo era proprio interessante, era un archeologo e siamo diventati amici, ma prima di sapere tutto questo mi sono girata un intero film su di lui in testa. Per non parlare poi della voglia di rubare le cuffiette a quelli che hanno facce simpatiche per sapere cosa ascoltano
Eliminabellissimo questo tuo racconto scritto in modo così...simpatico, spontaneo, dopo aver fotografato con gli occhi... la mente una persona intravista nella moltitudine... che in qualche modo ha attirato la tua attenzione, così come bellissima è altresì la canzone di Fossati che mi piace assai :) e poi a me piacciono un sacco i treni, anche quando semplicemente li guardi, ed è solo nella tua testa che parti, da piccola rimanevo ore a guardarli correre via
RispondiEliminache dovrei dire io che praticamente in stazione ci vivo, i miei ci lavoravano, in due stazioni diverse e mi sveglio e mi addormento con "allontanarsi dalla riga gialla"
Elimina:) che bello, io da piccola abitando in una via che si trovava a ridosso... in prossimità delle rotaie, la sera mi addormentavo con il tu-tum dei treni, per me ecco vivere chennesò... tipo in una casa cantoniera sarebbe meraviglioso, e poi adoro i passaggi a livello, guardare i panorami che sfilano fuori... si insomma le stazioni e i treni hanno sempre esercitato un notevole fascino, attrazione su di me.
EliminaGeneralmente non li sento neanche, ma d'estate quando il caldo è tanto, il sonno è leggero, qualche volta gradirei abitare altrove
Eliminacapisco possa disturbare... :) per me invece sono come una ninna nanna, è un suono... frequenza che non mi disturba, anzi mi tiene compagnia :)
Eliminaquante storie dietro ai viaggi e soprattutto ai viaggiatori, dentro alle sale d'attesa o magari legate ad un treno perso
RispondiEliminagià, il fatto è Ernest che io e te siamo irrimediabilmente curiosi del genere umano, ci piace la gente, ci piacciono le storie
EliminaAh, però in questi giorni di attesa impaziente (vedi la mail che non arriva) la ragazza mi mette ansia... speriamo che il suo appuntamento sia andato bene!
RispondiEliminala mail arriverà la prima volta che riuscirai a non pensarci ;) e sarà un successo
Eliminabello. perchè racconti il prologo e l'epilogo e ci lasci immaginare quello che sta in mezzo
RispondiEliminaMolto bello, molto suggestivo: leggendo il pezzo, si vede, si immagina, la scena: sì, la lettura, come dice Zio Nick, è un atto creativo (se c'è del buon materiale sul quale lavorare).
RispondiEliminabontà tua :)
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