C'è, ancora, vita su MART?





No, non mi riferisco alla missione di Exomars, ormai è assodato, su Marte la vita ci sarà, con le patate di Matt Damon o meno, perché è lì che i ricchi della terra andranno a rifugiarsi quando avranno irrimediabilmente compromesso l'equilibrio del nostro bellissimo pianeta. Mi riferisco al MART museo d'arte moderna e contemporanea di Rovereto e Trento; nato da prima nella bella sede restaurata di Palazzo Albere a Trento e quindi trasferita nello splendido edificio concepito dall'architetto Botta nel centro di Rovereto con quella sua cupola da Pantheon aperta  sulla volta celeste, mi è sempre sembrata un esempio di come conciliare un territorio, la sua cultura, e quella  internazionale, con il tessuto sociale; un museo, ma anche un laboratorio di conoscenza. La straordinaria e lunga direzione di Gabriella Belli, sempre tesa a creare un ponte tra  le opere della collezione permanente e quelle che giungevano per le diverse mostre, valorizzava enormemente il patrimonio del MART e creava un interesse che accresceva il prestigio del Museo. Ricordo la mostra su Segantini ancora ai tempi di Palazzo Albere e poi la poderosa mostra di inaugurazione della nuova struttura di Rovereto (ci volle più di una visita per fruire la bellezza di quell'enorme patrimonio), quella sulla Montagna, una di arte contemporanea che si chiamava il racconto del filo e del ricamo in cui le antiche arti erano reinventate, una sul mondo del fumetto, una su Medardo Rosso, una su simbolismo e affini che si chiamava qualcosa tipo le bella e le bestie, tanto per citarne alcune. Insomma andare al MART era una festa ed ogni volta una coda per la biglietteria. Poi, nel 2012 la mamma del MART sceglie (?- oscure sono le trame sotto le nomine) di andare ad occuparsi dei Musei di Venezia e, con grande battage pubblicitario, arriva quella che allora veniva indicata come l'enfant prodige della direzione museale in Italia, Cristiana Collu. Durante la sua direzione non una volta mi è venuta voglia di andare a vedere una mostra, a volte mi domandavo se ancora si facessero mostre al MART. L'anno scorso la Collu se ne va e arriva Gianfranco Maraniello e quest'anno compare una mostra dal titolo "Capolavori dell'800 da Courbet a Segantini" e , approffittando del fatto che a Rovereto ci passo ogni 15 giorni decido di tornare al museo. La mostra è fatta soprattutto di ritratti. Apre la mostra il doppio ritratto di Tominz del 1830 con questa signora dallo sguardo limpido in cui solo il nitore della nuca emana carnalità, segue la famiglia dell'artista di Pagliarini  il quale aveva sfornato dei figli decisamente bruttini perché si era sposato una donna che , sarà stata anche una perla, ma bella proprio non era, lui si piazza in testa il cappello d'artista tanto perché non vi siano fraintndimenti sul suo ruolo sociale. Un'intera parete della sala d'ingresso è dedicata alla Morte di Otello di Molmenti. Ora, di morte ci sono solo Desdemona ed Emilia, ma quelle porelle non se le fila nessuno, ci è voluto il 3/4 per spiegarmi che l'Otello non si stava vergando la schiena, secondo una nuova versione del finale, ma sgozzando come da copione e gli altri presenti nella stanza sembrano gli spettatori di una puntata di la vita in diretta, guardoni e basta. Seguono una serie di matite e carboncini di nudi maschili di Hayez, la sala seguente è tutta dedicata allo studio di pittura o del pittore: c'è la scuola di pittura di Favretto, anche il frate va a lezione e quindi la modella posa rigorosamente vestita; la moglie gelosa del pittore che spia ipotetiche avances alla modella; la scuola di pittura, tutta al femminile, di Lancerotto in cui le allieve dipingono tutte ornate di vezzosi cappellini con un cane che fa da assistente; il ritratto di Politi del collega Borsatto che l'era proprio strabico, l'autoritratto di Schiavoni della serie sono stronzo e so di esserlo; l'autoritratto di Tominz con il fratello, manco si intuisce una notevole gelosia , si è fatto due spalle il doppio del fratello e si é conciato da alternativo di "sinistra";  la pittrice di Induno che sembra dire "chi me l'ha fatto fare?"; la famiglia dell'ingegner Lavagnolo di Pagliarini in cui non si capisce se la figlia femmina era gobba o non gli è venuta granché bene; Andrea Maffei in divisa da consigliere provinciale di Bellosio di cui mi sono immaginata la moglie intenta a lavare e stirare a carbone cotanta divisa porcheggiando;il ritratto di Piero ed Evelina Sandrini di Scomparini la cui cornice pare la finitura del cocchio funebre della principessa Sissi una donna che fuma (tutta posa) di Prati; poi il piccolo Boldini donna in nero che guarda il ritratto della Signora Emiliana Concha De Osso, giuro, più grande il titolo del quadro e comunque uno dei pochi pezzi notevoli della mostra; il ritratto di una parente di Favretto che costava al marito un patrimonio in merletti e non sorrideva nemmeno se le facevi il solletico sotto ai piedi; In gondola di Caprile la signora sembra una di quelle che sorridono soddisfatte sapendo di essere riprese dalla TV e il marito pensa che mi tocca fare perché non si metta ad urlare come un'aquila e poi la sorella di Svevo di Veruda, il quale ha visto bene di dire a Svevo vieni che ti faccio un ritratto e già che ci sei porta tua sorella, ma in realtà se anche Svevo si fosse tolto di torno avrebbe ancor più gradito visto quanto era bella la sorella, seguono poi le nella mostra una serie di grandi tele di vita "popolana" e dei Courbet  che mi hanno entusiasmata così tanto che non ne ho segnato neanche uno. 
Mah!
Per fortuna c'era la possibilità di un ripasso degli splendidi Depero, Balla, Casorati (Beethoven) Severini, Zandomeneghi e Moggioli (ritratto di Anna, autoritratto, il ponte verde, il cipresso gemello)  della permanente che valevano il prezzo del biglietto.

Vorrei tornasse vita su MART, ma forse non è questa la via

Commenti

  1. Ci sono andato diverse volte, trovandomi davvero bene (non solo mostre, ma anche incontro, tipo quello con Gino Strada, pienissimo, o quello con Sparagna), e a volte ci sono andato in bici, passando per la ciclabile che frequento spesso (vestito da ciclista, mi sono aggirato per una mostra, e qualcuno mi ha forse scambiato per un pezzo della mostra). Ci vogli ritornare, e tutte queste cose sono un buon motivo ...

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    1. Vorrei tornasse ad essere quel laboratorio dello stupore che era un tempo

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  2. Se il pezzo forte è un quadretto di Boldini
    meglio lasciar perdere

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    1. se conosci la collezione permanente e ti riferisci alla sola mostra, direi di sì, la mostra non vale l'accesso

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  3. Mai stata, ma sempre attirata. Adesso pero' un po' mi fai passare la voglia, uffa.

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    1. bada che andare al MART, fosse anche solo per la struttura, tanto più per la collezione permanente è un'esperienza da non perdere davvero, solo che, per me, che ci sarò stata almeno 15 volte, servono stimoli nuovi, ma per chi non ci è mai stato è uno spettacolo

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  4. Mi hai fatto morir dal ridere! Anche se mi spiace di questo "peggioramento". Tornerà qualcuno più bravo, abbi fede!

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  5. Cambieranno nome e lo chiameranno SMORT

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  6. Ecco, anch'io non ci sono mai stata e ci sono sempre voluta andare, ma nel dispiacere per il peggioramento c'è almeno la consolazione di leggere la tua cronaca :-D

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  7. eeeeeeeeeee, come si fa? come si puo' fare!

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