Incipit: Tutto il nostro sangue








Quando la notizia dell'omicidio si sparge, sono da Matthew's a comprare colli di pollo per andare a pescare granchi con la mia sorellina Renee. Non abbiamo granché da mangiare a casa, ma siamo riuscite a racimolare un dollaro e sessantatré centesimi in monetine, e abbiamo deciso che il modo migliore per riempirci la pancia con una somma del genere è pescare granchi che sono gratis. Di solito la nostra esca sono le croste di pancetta, ma questa volta le abbiamo già mangiate


Sara Taylor. Tutto il nostro sangue. Minimum Fax. Traduzione Nicola Manuppelli.



Siamo a largo delle coste della Virginia in un arcipelago, in un arco di tempo di circa due secoli. Sara Taylor ci fa cavalcare uno yo-yo che rotola e srotola le generazioni di due famiglie con un capostipite comune e il filo dello yo-yo  è colorato del rosso del sangue  di cui è intriso. Ogni capitolo è una storia che, salvo qualche eccezione, potrebbe essere letta anche come racconto a sé stante, spesso sono storie di miseria e marginalità, in ogni generazione sono le donne a subire omicidi, violenze fisiche e psicologiche, abusi,  stupri. Talora rispondono con altrettanta ferocia, talora soccombono, tra l'indifferenza dei vicini, degli amici. Nel corso del tempo la situazione va via via degenerando; la Taylor offre un ritratto lucido di tanta ferocia con una splendida penna. Poi improvvisamente la svolta fantasy e la nota speranzosa affidata ad esseri non più umani che sinceramente mi lascia scettica. Per quanto mi riguarda "Tutto il nostro sangue" poteva finire al penultimo capitolo lasciando al lettore l'onere di decidere il destino di tale umanità. Sinceramente trovo che ormai trovino editore praticamente solo le nuove penne feroci e la Taylor in questo eccelle, personalmente penso anche che mi sto stancando delle storie feroci. Non vivo fuori del mondo, o forse sì, chi lo sa ho la mia età e questo può senz'altro influenzare il mio giudizio, ma c'è ancora del bello da raccontare lì fuori, basta avere occhi per vederlo senza necessariamente pensare di girare con il prosciutto in faccia a fare da rete di protezione.Di recente i libri che mi hanno più colpito sono stati "Riparare i viventi" della Kerengal che parla di morte, quindi non una favola di tema, ma un racconto corale con la capacità di cogliere la fragilità e la bellezza dell'essere umano di fronte a uno dei momenti imprescindibile della sua esistenza. L'altro è stato "La vita prodigiosa di Isidoro Sifflotin" una favola, questo sì, di una grazia straordinaria. Ora penso che rivoglio un po' di magia. Voglio scrittori che sappiano donarmi proprio questo: grazia. Rivoglio Garcia Marquez, il primo Pennac, la prima Allende, Tonino Guerra (che non ho ancora letto, ma che Lilluzzo mi regala ad ampie mani ed ogni volta è un incanto) ridatemi anche Giardi e le sue storie stralunate. Stiamo navigando verso lo strapiombo come razza umana, lo so, e se lo facciamo è soprattutto perché siamo meschinamente privi di immaginazione, e se ne siamo dotati la usiamo per vedere le caccole del nostro ombelico e raccontarle con una sublime perfezione, non cerchiamo più la bellezza, né come individui, né come collettività e non insegniamo a cercarla. Questo ci condanna senza appello. Amen, direte voi, e così sia, rispondo io.

Commenti

  1. Di recente, per disperazione (o forse per scappare a tutta questa disperazione?), mi sono rituffata a capofitto tra le pagine di Never Ending Story.
    Ah, ossigeno puro!

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    1. Ecco appunto, io mi sono presa il nuovo Malaussènne

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  2. Io vivo in bilico: un po' favola un po' cruda realtà.
    Ero stata tentata anch'io dall'acquistare il libro della Taylor ma poi ho desistito. C'è troppo da leggere e poco tempo. Poi, quando ho voglia di grazia, vengo qui e leggo i tuoi piccoli racconti. Quello della panchina, per esempio. E ritrovo un po' di pace.

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  3. Io invece mi do alla fantascienza di classe (Ursula Le Guin) e adesso ai deliziosi, surreali racconti di Keret.

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    1. Allora provo i racconti; sono questi ibridi che arrivano ad un certo punto e sembrano perdere convinzione riguardo all'asprezza con cui hanno trattato un tema fino a più di 3/4 del libro e che si inventano un finale che a me è apparso posticcio come il ciuffo carota di Ciomp che per giunta vengono osannati dalla critica che mi lasciano perplessa

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