Incipit: Tanti piccoli fuochi
A Shaker Heights non si parlava d'altro quell'estate: di come Isabelle, la figlia minore dei Richardson, avesse perso definitivamente la testa e dato fuoco alla casa. Per tutta la primavera i pettegolezzi si erano concentrati sulla piccola Mirabelle Mc Collough - o May Ling Chow, per quelli schierati dall'altra parte - ma almeno adesso c'era qualcosa di nuovo e sensazionale di cui discutere.
Celeste Ng. Tanti piccoli fuochi. Bollati Boringhieri . Traduzione M. Faimali
Shaker Heights è una comunità regolata e ordinata presso Cleveland
Avevano regolamentato qualsiasi cosa: l'orario giusto per alzarsi al mattino, il colore giusto per le tende alle finestre, la lunghezza giusta dei capelli degli uomini, il modo giusto per giungere le mani in preghiera (il pollice destro sopra quello sinistro)
La famiglia Richardson - un padre avvocato la madre giornalista del piccolo giornale locale e quattro figli - le regole le segue alla lettera, da generazioni, o almeno tre figli su quattro: Izzy, la piccola ha sempre giocato da outsider fin dalla nascita pretermine. Poi arrivano in città Mia e la figlia adolescente Pearl che vivono fuori da ogni programma, vivono alla giornata. Di Mia si sa che è un'artista che mette insieme anche tre lavori per mantenere sua figlia e la sua libertà, non hanno una dimora fissa e possiedono solo ciò che può stare dentro la loro utilitaria. Mia ha promesso a Pearl che lì potranno mettere finalmente radici ed in qualche modo le loro radici cominciano a germogliare in casa Richardson
Per un genitore, un figlio non è solo una persona: un figlio è un luogo, una specie di Narnia, uno spazio vasto ed eterno dove il presente che stai vivendo, il passato che ricordi e il futuro che attendi con ansia coesistono nello stesso istante. Ti basta guardare tuo figlio per capirlo: sul suo viso si sovrappongono il neonato che è stato, il bambino che è diventato e l'adulto in cui si trasformerà (...)
Una bimba contesa tra una madre biologica e una famiglia a cui è stata affidata in attesa di adozione (alle adorate mamme adottive che frequentano questi lidi: ci ho pensato e ripensato se ci fosse qualcosa in questo libro che possa causarvi dolore e sinceramente non riesco sufficientemente a calarmi nei vostri panni per sconsigliarvi la lettura, so che sono affrontati temi a voi cari il contatto con la famiglia di origine, la multiculturalità per esempio) faranno emergere inconfessate verità passate, differenze nell'approcciare il problema: istinto e regola; si accenderanno tanti, troppi piccoli fuochi, l'innesto che infiammerà molte vite.
Ma il problema delle regole, rifletté, è che sottointendono un modo giusto e uno sbagliato di fare le cose. Quando in realtà, il più delle volte, sono semplicemente modi diversi, nessuno totalmente sbagliato o giusto, e non si può sapere con certezza da quale parte della linea ci si trovi.
Celeste Ng di cui avevo scritto a proposito di "Quello che non ti ho detto", supera brillantemente anche la seconda prova con personaggi convincenti, dubbi morali e la descrizione della società a lei contemporanea
Promette decisamente bene!
RispondiEliminaDecisamente
EliminaGrazie x il suggerimento. Spero di potermi presto nascondere nel Buen Retiro x fare il pieno di buone letture
RispondiEliminaTe lo auguro, io confido sempre nelle mie quasi quattro ore di treno del lunedì mattina
EliminaMa "quello che non ti ho detto" non è per caso trasformato nel film "Le parole che non ti ho detto"?
RispondiEliminaComunque, non si possono mettere regole per tutto ciò che ci circonda, non si può manco vivere senza regole. Personalmente le regole che mi danno più fastidio sono i limiti di velocità.
Le parole che non ti ho detto è un film melenso, se non ricordo male con Costner e non c'entra nulla
EliminaSi, quasi vergognoso da vedere.
EliminaPersonalmente dopo aver visto di persona gli esiti degli incidenti di chi non rispetta i limiti di velocità ritengo che tali regole siano di primaria importanza
Eliminamolto molto interessante grazie :-)
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