Rivoluzione Borgomagno
La vecchia salita di accesso al cavalcavia della stazione era la nostra rampa di lancio con bici e pattini prima di diventare il piccolo giardino odierno, il problema con i pattini era sempre il medesimo, la frenata finale, bisognava abbracciare al volo un vecchio palo della luce prima che quello pigliasse te sulla testa, ma sopravvissuti al terzo tentativo di suicidio eravamo diventati davvero abili. I mattoni sparsi venivano usati per fare la casetta del terzo porcellino, devo dire che nessun genitore allora si preoccupava che il muretto ci cedesse sulla testa, tuttavia dopo che all'ennesima ristrutturazione, nel passaggio di mattoni di mano in mano, il tenero dito indice del mio vicino di casa rimase semi spappolato tra mattone e mattone trasformando un pomeriggio di fine estate in un film splatter, i mattoni sparirono. Finchè il Comune non decise di trasformare l'area in un giardino, le erbacce spontanee, che erano diventate alte quanto amandapiccola, servivano per le interminabili partite a nascondino che si concludevano solo quando gli ultimi due concorrenti venivano richiamati in casa perchè va bene l'estate ma l'ora di carosello era passata da un pezzo. Durante il successivo autunno l'assenza di pompe idrovore sotto il cavalcavia forniva spettacoli di rally con l'auto del celodurista ante litteram - "mi passo istesso perchè mi so più figo e go a machina più grossa e a ghea fa"- trasformata in zattera di fortuna, c'era un tipo furbo che, ogni volta che pioveva tanto, si piazzava con una corda ed un furgoncino dal robusto paraurti nei pressi del cavalcavia e si faceva pagare per tirare fuori l'auto del malcapitato dall'acqua alta, noi si stava sullo scheletro della vecchia salita con gli stivaletti da pioggia e l'ombrello e si scommetteva sulle auto che si sarebbero piantate dentro all'acqua. Il cortile, dove siamo stati fotografati invece rimaneva dedicato ai giochi di squadra ed era il nostro fortino nelle guerre contro quelli del cortile vicino, quelli però erano dei duri, nelle cerbottane non mettevano gli stoppini di carta come noi, loro ci mettevano in primavera gli ossi di ciliegia e fuori stagione i sassetti, se ti prendevano sulle gambe erano lividi. Amavano giocare sporco e facevano strage di vetri e serrande di garage a pallonate. All'ennesimo vetro rotto mio padre sequestrò la scarpa di uno di loro volata insieme al pallone. Quando telefonò alla madre della teppa, quella, che era avanti coi tempi e sembrava paro paro le madri odierne, disse a mio padre "Mio figlio è innocente. Come fa a dire che è proprio lui?". Mio padre serafico "Signora ci sono 37 bambini in cortile in questo momento, vuole vedere a chi manca la scarpa o vogliamo fare la prova come a Cenerentola?". Per anni non c'era più un solo bambino a giocare, nè in cortile, nè sul prato, (ma dove giocavano?), se non se lo contendevano gli spacciatori era il raduno estivo dei tornei di carte serali dei cingalesi o ci facevano il picnic il sabato a pranzo le badanti dell'est almeno un po' di sana socializzazione. Poi la precedente amministrazione fece forse quell'unica cosa decente, lo recintò per chiudere alle fughe la piazza di spaccio dividendolo in due parti: una grande area piscia cani e una piccola area parco giochi. Nell'area piscia cani ci socializzano cani e compagni umani di tutte le razze, ma proprio tutte, nel parco giochi solo bimbi stranieri, quelli italiani giocano altrove a pagamento. Gli spacciatori continuano a spacciare tutto intorno muniti di bici, ma quel po' di verde è di tutti a patto che possiedano o si facciano prestare un cane o un bambino
Il cortile, i bambini/e in bande, i ginocchi sbucciati, le grida, le lucertole d'estate le pozzanghere d'inverno e i genitori dei palazzi circostanti a sorvegliare, anche nascosti, da ogni punto cardinale
RispondiEliminacome fosse un campo di battaglia... e si cresceva.
E non si cresceva male direi
EliminaSempre belli i racconti di Amandapiccola. E il tipo che si faceva pagare per rimorchiare le auto rimaste impantanate e' un genio.
RispondiEliminaPoi commento il resto, per adesso mi fermo alla Lancia Fulvia 2C carburatori) uguale a quella di babbo, un mito! Non lui, la macchina.
RispondiEliminaE poi il palazzo diroccato per una bomba durante la guerra in cui giocavamo anche noi (e l'ho anche raccontato, ) quando a Silvano gli sbatterono una porta in faccia e con la cerbottana in bocca si sbudellò mezzo palato.
Spetta il palazzo l'ha tirato giù il piano regolatore, quello venuto giù con le bombe era quello dei miei nonni, ma quando i miei si sono sposati era già stato ricostruito. La fulvia era di papà invece anche nel mio caso
EliminaComplimenti per il padre Sherlock Holmes!
RispondiEliminaUn mito
EliminaQuante cose in questo posto e in questo post ... l'estate libera la scrittura.
RispondiEliminaNe abbiamo per tutte le stagioni
EliminaE te che continui a spacciarci pezzetti di vita e riporti ricordi vecchi di secoli
RispondiEliminac'hai la bici, il cane o il bambino?
Solo la bici e un gatto
EliminaMa io te l'ho già detto che ti adoro sì? Non è che ti secca se te lo ripeto sotto ogni racconto di amandapiccola?
RispondiEliminaPrego si accomodi
EliminaSono entrato dentro, proprio dentro, questo mondo per come lo hai raccontato.
RispondiElimina😊
EliminaSarebbe bello recuperare delle foto
RispondiEliminaPurz quella che ho postato è di quel periodo, bisognerebbe vedere se ne hanno i miei compagni di giochi, il mio babbo non me ne faceva molte
EliminaUn'infanzia divertente come la tua aiuta a diventare belle persone da grandi :-)
RispondiEliminaNon so se sono una bella persona, ma un'infanzia felice aiuta, molto
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