Che fine ha fatto il Sig. Rino?
Il Sig. Rino non aveva avuto modo di studiare da ragazzo, ai suoi tempi, quando non si veniva da famiglie agiate, bisognava guadagnarsi presto il pane, tuttavia aveva una curiosità innata quindi il suo tempo libero lo aveva dedicato allo studio da autodidatta. Poiché non era di carattere affabile, le vicende della società preferiva apprenderle dai libri e il sabato e la domenica inforcava la bici e in primavera e
estate si recava al parco sotto i frondosi tigli con un libro e un vocabolario, perché un vocabolario è l'amico fidato di chi vuole apprendere in autonomia, e in autunno e inverno in biblioteca dove, nel tepore della sala lettura, da onnivoro, studiava dalla filosofia all'economia, dalla matematica alla geografia e questa con speciale interesse dato che il mondo non aveva potuto girarlo.
Poi immancabilmente chiudeva i manuali e si dedicava alla narrativa. Non ci è dato sapere perché, ma il Sig. Rino apprezzava particolarmente la letteratura latino americana : Marquez, Sepulveda, Allende Amado. Qualcuno sostiene di averlo visto arrossire e celare un sorriso imbarazzato scorrendo le pagine che narravano di quello scostumato di Vadinho sempre ignudo nella camera da letto della sua vedova. Non è il tipo di letteratura che ti aspetteresti potesse dilettare un tipo serioso e tutto d'un pezzo come il Sig. Rino che si applicava in altri orari allo studio di Sant'Agostino. Al contrario di quanto si potesse ritenere, il Sig. Rino aveva una pelle delicata e quindi quando sedeva al parco sulla sua solita panchina, nelle ore più assolate, oltre al pince nez, che indossava per una comune forma di presbiopia - non per vezzo ma perché in vero non c'era un solo ottico in grado di fornire un paio di occhiali tradizionali della misura adeguata alla sua capocciona - una tuba per proteggere l'estremità più esposta ai danni solari, di fatto la punta del corno più grande. Poi al ritorno si fermava in edicola a prendere il quotidiano da leggere prima di coricarsi e poco importava se a quell'ora le notizie risultavano ormai stagionate: non c'è orario per una buona terza pagina o per un approfondimento.
Solo dopo poteva ritenersi soddisfatto e dichiarare chiusa la giornata. Passarono gli anni e il Sig. Rino si fece anziano. Alcuni sostengono di averlo visto una domenica pomeriggio librarsi in cielo su di un pallone giallo con un immancabile libro tra le mani.
Dato l'orario e la leggerezza con cui si levò si è ipotizzato che stesse leggendo Garcia Marquez, I più banali sostengono che si trattasse di "Cronaca di una morte annunciata", ma dato come aveva condotto la sua intera esistenza i più informati ritengono si trattasse di "Cent'anni di solitudine".
E perché no Il barone rampante il cui protagonista alla fine sparisce su una mongolfiera?
RispondiEliminaL’agonizzante Cosimo, nel momento in cui la fune dell’ancora gli passò vicino, spiccò un balzo di quelli che gli erano consueti nella sua gioventù, s’aggrappò alla corda, coi piedi sull’ancora e il corpo raggomitolato, e così lo vedemmo volar via, trascinato nel vento, frenando appena la corsa del pallone, e sparire verso il mare...
E ma non sono Calvino io sono una banale cantastorie 😊
EliminaVolevo dire del libro che il Sig. Rino aveva fra le mani quando prese il volo.
EliminaE perché no 😊
Eliminaaltro che banale cantastorie tu dipingi tele meravigliose con le parole
RispondiEliminaGrazie Ernest, di cuore
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