Peonia

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  1. Portare a spasso il nome Peonia è un tantino ingombrante: Rosa, Margherita, Viola, Veronica, Iris, Dalia e perfino Ortensia sono accettabili, ma Peonia ammetterete anche voi è davvero troppo, soprattutto se non si nasce in una famiglia nobile, ché quelle contemplano gli Orso, i Lupo quindi che volete che sia annoverare tra i discendenti una Peonia. Con lei non si sa mai se sia nato prima il nome o l'attitudine: Peonia scandisce il tempo, conosce il mondo, si innamora e detesta in base al suo olfatto. Per lei un colore è un odore, un suono un profumo, ciò che non le piace  un lezzo. Beve prima con il naso; mangia pregustando grazie agli aromi che vengono dal suo piatto, relegando al gusto solo un ruolo secondario. Le sue narici sono lo strumento del suo istinto anche nei rapporti con le persone e raramente sbaglia. Annusa ansia, preoccupazioni, rancori trattenuti, accidia, ambizioni sfrenate. Quando da piccina tornava a casa in lacrime a causa delle canzonature degli altri bimbi legate a quel suo nome così particolare, suo padre, che ha sempre avuto la tendenza a sdrammatizzare qualsiasi cosa, le diceva :" Per fortuna sei nata femmina, pensati come sarebbe stato chiamarti Tiglio!". Peonia deve il suo nome all'amore che lega sua madre Paola al suo nonno paterno. Quando rimase incinta si celebrò una sorta di ritorno alla vita. Nonna Letizia, mamma di Francesco, suo padre, era morta da poco più di un anno, se n'era andata, apparentemente in perfetta salute, improvvisamente nel sonno. Letizia era un vulcano, aveva riempito la vita di tutti, quindi aveva lasciato un vuoto enorme. Così quando Paola aveva scoperto di essere incinta, dopo tutte le angosce iniziali fatte di studi non ancora ultimati, lavori ballerini, carichi di responsabilità per cui non ci si sentiva ancora pronti, lei così timida e schiva, così diversa dalla donna con cui aveva condiviso la sua vita, era stata adottata da quel suo suocero in pectore che l'aveva viziata per tutta la gestazione, quasi con un'attenzione maggiore, rispetto al futuro padre, riguardo a voglie e a necessità, con un senso di protezione che lo teneva occupato e lo riagganciava alla vita. Durante la gravidanza Paola aveva sofferto di nausee devastanti e non c'era più odore che non la infastidisse. Così quando Nonno Carlo era giunto al reparto maternità con un sorriso raggiante e in mano un sontuoso mazzo di peonie del suo giardino, Francesco aveva sgranato gli occhi e aveva assistito allibito allo scambio: la neonata passava dalle braccia di sua moglie a quelle di suo padre, le peonie compivano  il viaggio inverso e due volti sorridenti contemporaneamente avevano affondato il naso in quei fardelli profumati e ne erano rimasti estasiati esclamando all'unisono: Peonia. Fuori splendeva la tarda primavera di fine maggio, i tigli erano in fiore regalando una promessa d'estate. Da allora sono passati vent'anni, è nuovamente il tempo della luce. Peonia si sveglia col profumo del caffè che dalla cucina le augura buongiorno, seguendo la via tracciata dal suo olfatto si alza e va in bagno, riempie la vasca di schiuma profumata, la sua preferita, schiude la finestra, si immerge, si gode il concerto della fioritura, un uccellino fa il contrappunto sonoro a quel bouquet; oggi andrà da nonno Carlo, porterà una torta di fragole, lui avrà, come ogni anno, raccolto per lei le piu belle Peonie del suo giardino: quale modo migliore per festeggiare il compleanno? 

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