Le dieci figlie del vicino

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  1. Frau Pircher viveva in un maso che molti di voi immagineranno isolato perché è così che ci si immagina un maso del Südtirol, ma a dirla tutta, la sua valle aveva fianchi così erti e scoscesi che nei secoli gli uomini avevano dovuto adattarsi a condividere i pochi appezzamenti che consentissero qualche ora di luce nei lunghi inverni e di ricavare dei piccoli terrazzamenti per coltivare patate e cavoli e dove, oltre alle capre, che in fatto di equilibrismi sono seconde solo ai camosci, riuscissero ad aggirarsi per razzolare e brucare anche qualche oca, gallina, coniglio e un po' di vacche da latte senza rischiare di ruzzolare a valle, ché una mandria ruzzolata non è bella da vedere. Quindi Frau Pircher, pur nella sua solitudine di vedova precoce e senza figli, godeva dell'amicizia di almeno un paio di famiglie di fidati vicini. Certo non si alitavano sul collo, ma in caso di bisogno potevano contare gli uni sugli altri. Frau Pircher era stata una bella ragazza : i capelli rossi, la pelle chiara, dorata nell'estate dal sole, le carni sode da instancabile lavoratrice di montagna su e giù per i ripidi pendii. Quando il suo Josef era rimasto ucciso in un incidente sul lavoro, che lei doveva ancora compiere trent'anni, ne aveva avuti di pretendenti : alla festa dei vigili del fuoco, evento principale di ogni estate al paese, i giovanotti giungevano anche dalle valli vicine per invitarla al ballo, ma lei, che voleva scegliere e non voleva un ripiego, pur avendo sempre concesso il ballo, non aveva più trovato nessuno in grado di farle battere il cuore e aveva deciso che una buona solitudine era preferibile a un cattivo matrimonio. Già aveva scoperto con Josef che non era facile conciliare caratteri e abitudini diverse perfino quando c'era l'amore. Così erano passati gli anni, la bellezza era un po' sfiorita, pur mantenendo il fascino di una bella testa pensante su un corpo allenato che non aveva mai smesso di curare per rispetto a sé stessa. In un mattino di primavera con l'erba nuova di un verde tenero illuminata dal sole e scintillante di rugiada, era giunto il figlio dei Müller, i suoi anziani vicini, tutto trafelato : suo padre durante la notte aveva avuto un ictus ed era stato ricoverato in ospedale, sua madre sarebbe scesa in città con lui e la sua famiglia per la durata del ricovero e i tempi purtroppo non si prospettavano brevi, gli Oberhofer si erano prestati  di badare alle vacche, restavano le dieci oche e lui davvero non sapeva come comportarsi. Frau Pircher naturalmente diede la sua disponibilità, non dimenticava quanto i Müller si  fossero prodigati per lei quando ne aveva avuto bisogno all'inizio della sua vedovanza. Quello che Frau Pircher non sapeva era che Frau Müller, avanti con gli anni e a corto di memoria, aveva cresciuto quelle dieci oche  come se fossero figlie : ognuna aveva un nome - e questo sarebbe ancora nulla: Lola, Lila, Lina, Lena, Lizbeth, Lara, Luise, Leonie, Lisa, Lula erano praticamente identiche tra loro, ma ognuna di loro obbediva solo se l'ordine veniva impartito col nome esatto. Essendo oche poi, avevano un notevole caratterino, guai farle arrabbiare. Pur essendo Frau Pircher una donna energica e risoluta, la battaglia fu impari. Le dieci oche insorgevano compatte a ogni errore di identificazione. Ci mise settimane la poveretta a giungere a capo della situazione. Quando alla fine il figlio dei Müller riportò i suoi vecchi al maso, la scena che si presentò ai suoi occhi  fu la seguente: Frau Pircher stremata e probabilmente sotto l'effetto del contenuto della fiaschetta vuota che stava sul tavolo, si era addormentata, le gambe per aria, le scarpe dimenticate; le dieci oche tutte attorno si erano impossessato della cucina, ma quanto meno erano tranquille, ognuna di loro indossava un cappellino di carta azzurro cielo con su scritto il proprio nome. Sembrava che la strega  di una della favole dei fratelli Grimm avesse fatto un incantesimo somministrando una pozione magica che aveva addormentato Frau Pircher e trasfornato le sue fate madrine in oche. Di principi azzurri neanche l'ombra. 

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