L'arte di imparare
Il maestro Spiridione Vanzotti è il terrore dei malcapitati cui tocca essere remigini ogni volta che lui inizia un nuovo ciclo delle elementari. Remigini perché la scuola inizia il primo ottobre, giorno di San Remigio, che a quanto pare, per alcuni almeno, non è un gran santo protettore. Da due generazioni, in paese ci sono uomini e donne (cui è toccata la disgrazia di averlo come insegnante) che, diventati adulti, fanno voto di castità ogni cinque anni in modo da non generare prole cui tocchi la stessa condanna. Tuttavia ci sono i figli della fantasia, i trasferiti e i pargoli di coloro che ignorano cosa significhi soggiacere al suo rigore formativo ad alimentare le schiere di chi porta per un quinquennio quella croce. Il maestro Spiridione è invecchiato fustigando giovani virgulti e i suoi capelli si sono incanutiti sia per gli anni trascorsi in cattedra sia, a suo giudizio, per il dispiacere che l'ignoranza delle giovani generazioni suscita in lui. Non concepisce una vita fuori delle aule, tranne questa non preveda preparare lezioni e correggere compiti. Ha fatto la fortuna dei produttori di matite rosso/blu poiché se non si tratta di errori di ortografia e sintassi, comunque deve porre rimedio a utilizzo carente di sinonimi e contrari, uso inadeguato di figure retoriche, calcoli sbagliati, compilazione errata di cartine geografiche mute, refusi di datazione storica, comunque per il povero studente non c'è scampo. In quinta elementare le sue classi non contano mai più di dieci studenti. Bocciati da lui a giugno, non presentati all'esame di settembre per non proseguire con quella tortura, trasferiti ad altre scuole di paesi limitrofi disposti ad alzarsi anche un'ora prima e a pedalare nelle brume invernali, vanno ogni anno a ingrossare le fila degli scampati all'implacabile Spiridione. Questo porta un antiquato pince nez che cavalca un naso affetto da insana passione per la punta aguzza del mento, un'espressione perennemente accigliata completa il quadro che fa di lui l'incubo diurno e spesso anche notturno di ogni studente a prescindere dal fatto che la cena sia pesante da digerire. Quando poi al mattino varca la soglia della classe con l'indice levato, segno inequivocabile che interrogherà, i presenti calcolano di quanto si sia ridotta la loro spettanza di vita. Oggi è uno di quei giorni. Dei dieci studenti superstiti della quinta elementare Gioacchino Belli due sono a casa con la scarlattina e quindi giustificati, uno ha messo il termometro sulla lampadina contando sul fatto che essendo in corso l'epidemia da streptococco sua madre considererà la febbre come il primo segno dell'avvenuto contagio. Uno si è offerto chierichetto per il funerale di un notabile del paese. In classe restano: Bonfioli Attilio il secchione della classe, adora così tanto studiare che le fustigazioni di Spiridione Vanzotti sono per lui il cilicio con cui ama crogiolarsi e dato che è davvero preparato, per quanto si offra volontario, la sua mano, perennemente alzata, viene spesso ignorata dal maestro perché non trae soddisfazione a infierire su di lui. Anselmo Loredana, Nostra Signora della Resilienza così docile per indole che subisce e sopravvive ingurgitando qualche ciambellone alla crema di troppo, cosa che l'ha resa tonda e quindi vessata anche dai compagni. Ci sono poi Melanotti Fabrizio, Lovisetti Irma e Palombini Giuliano che come ogni mattina si votano ai rispettivi angeli custodi, a tutti i santi, alla Vergine Maria e perfino alla Trinità nella speranza che venga rimesso a loro quel calice. Ma il decimo vi chiederete voi? Che fine ha fatto il decimo scolaro che risponde al nome di Pesavento Antonio che da registro risulterebbe presente? Quello a cui basta girare lo sguardo alla finestra per partire con la mente per lunghi viaggi, quello che "il ragazzo è intelligente ma non si applica", quello che comunque un modo per sopravvivere lo trova? Antonio in cinque anni ha messo a punto una sua strategia difensiva che ora all'ultimo anno ha raggiunto l'apice; dal mattino quando si alza, al suono della campanella di cessato allarme pensa e si ripete come un mantra "io sono invisibile". Bene, come potete voi stessi constatare, il metodo, dopo cinque anni di esercizio costante, funziona a meraviglia.
Meraviglioso! Come posso conoscere questo metodo? Sarei molto interessata...
RispondiElimina😁😁😁 Bisogna provare provare provare provare
EliminaUna volta alla Turco, quella di italiano gliel'ho detto,
RispondiEliminadica che studio tanto ma non c'arrivo, dica che non sono abbastanza intelligente, per una volta mi faccia passare da scemo che non ne posso più di quell'"intelligente ma non si applica"
Non lo fece la stronza e io per un altro trimestre mi son sentito dire "Studia!!"
Ecco
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