Parigi val bene un maggiolino
Correva l'anno 1984 e si discuteva su come gestire le vacanze, sempre
all'ultimo noi, chè organizzarci prima pareva brutto. Allora ci si
muoveva in branco, se non si era almeno 10 non si faceva nulla. Ma non
tutti avevano la macchina, che fare?
Dopo lunghe meditazioni
(meditazioni concitate direi) si giunse alla decisione: Parigi. Poi la
seconda decisione: come muoversi. Si disponeva di un Maggiolino anno
1963 e di una R4. 9 persone e 5 tende, 9 zaini, 9 sacchi a pelo, una
pentola da caserma,la bombola del gas, il pentolino per il latte, una
caffettiera, i pelati, la pasta, lo zucchero, l'olio, il sale, perchè di
soldi per mangiare a Parigi ne giravano davvero pochi. Vero è che due
di noi per dimensioni allora contavano una, ma la compenetrazione dei
corpi, almeno sotto quel punto di vista, non era contemplata. Poi
c'erano due furbette che raccontavano di soffrire il mal d'auto, così si
dovevano considerare perennemente occupati i due posti anteriori
affianco al conducente.Così io viaggiai per tutto il tempo con le
ginocchia in bocca e la pentola con la pasta ed i pelati sotto i piedi e
l'altra piccina perennemente appollaiata sul posto centrale posteriore
del VW. Poi c'era da dare i punti di riferimento a quelli che ci
avrebbero raggiunti in treno. Non esistevano mica i cellulari allora, e
la triangolazione con i genitori a Padova non era agilissima. Partimmo
poco dopo le nove di sera. L'idea era chiara: nessun tratto
autostradale, troppo costosi. Il primo ostacolo insormontabile giunse in
quel di Milano, come evitare la tangenziale e le insidie del pedaggio?
Per stabilirlo ci ritrovammo persi per una buia stradella, vedevamo
sopra di noi la retta via, ma raggiungerla era un'impresa titanica che
richiese da sola circa un'ora e mezza di tempo. Nel tardo pomeriggio del
giorno seguente giungemmo a Lione. Avevamo tenuto una media dei 38 Km
all'ora. Ci sistemammo in campeggio, consumammo un'omelette in un posto
che dire ambiguo significa rendergli un' ottima pubblicità e crollammo
esausti.
La seconda metà del viaggio trascorse più agevolmente e
nel pomeriggio del giorno seguente eravamo a Parigi. Tutti baldanzosi
già meditavamo di sistemarci al campeggio di Bois de Boulogne, e di
trascorrere la nostra prima notte parigina, ma quello era stracolmo e ci
indirizzarono, dopo mille telefonate, a Champigny sur Marne, ci
perdemmo al centro di Parigi, non riuscivamo più ad uscire, verso
mezzanotte un gentilissimo trans ci indicò la via e finalmente alle due
di notte facemmo il nostro ingresso trionfale al camping. Restammo per
tutta la durata della vacanza gli italiani delle due di notte.
Arrivando alle due di notte, i patti, per farci entrare fuori orario,
erano stati chiari "piazzatevi dentro dove volete, provvisoriamente,
fate tutto senza parlare, cuccia, e domani vi sistemate a dovere". Così
srotolammo i sacchi a pelo e ci piazzammo sopra le vasche delle canadesi
(gli igloo quella volta erano solo appannaggio degli eschimesi) e alla
luce delle uniche due torce seguimmo quasi alla lettera gli ordini
impartiti (il silenzio
perfetto non è materia di studio al primo anno di università). La
mattina dopo scoprimmo che lo spazio che ci era parso perfetto era
riservato ad un torpedone di giapponesi in arrivo per quei tours vedi-tutta-l'Europa-in-una-settimana-e-poi-muori. Così la prima
mattina a Parigi fu dedicata a trovare una sistemazione più consona.
Nacque la gloriosa tendopoli felce e mirtillo.
E finalmente Parigi!
Piazzammo
le carrette all'estrema periferia ed iniziò la visita alla Ville Lumiere.
Ora non chiedetemi cosa vidi quella volta perchè poi le cose si sono
mischiate e sovrapposte a quelle dei viaggi successivi. Ricordo:
l'Orangerie, non era ancora pronto il Museo d'Orsay, una salita
rigorosamente a piedi della Tour Eifell (l'ascensore costava troppo), e
poi naturalmente Montmartre, Notre Dame, Beaubourg, insomma la Parigi
classica, molti esterni e pochi interni perchè.... costava troppo. Al Louvre
io e la mia amica Alle ci perdemmo alla ricerca della toilette, finimmo
tra le mummie egizie senza possibilità di ritorno all'800 francese dal
quale provenivamo, dopo un po' che giravamo in tondo sono sicura che
comparve Belfagor
il terrore delle mie notti di bambina. Naturalmente raccattammo,
magicamente senza cellulari e senza navigatore satellitare, i due che ci
raggiunsero in interrail. E mentre le giornate trascorrevano all'insegna
dell'arte, le notti trascorrevano all'insegna della fondazione
dell'Europa unita. I ragazzi che lavoravano al campeggio (bar, market,
reception) avevano subito identificato i più grandi casinisti passati
negli ultimi tempi sulle sponde della Marna. Quindi all'una di notte
quando il bar del campeggio spegneva l'insegna, si accendevano le luci
della cucina sul retro e si preparavano piatti di pasta, cous cous,
assaggi di formaggi vari. Mai dormito per 15 giorni... altri tempi
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RispondiEliminaParigi val bene anche una 500 !!!
RispondiEliminadi quelle vere però :)
EliminaDa far impallidire il buon vecchio Jack Kerouac... :-)
RispondiEliminaTrasmetti la più dolce delle nostalgie.
eran avventure :D
EliminaMa che splendida vacanza... Oggi avreste trovato subito ogni strada, non avreste avuto problemi a ritrovarvi immediatamente, e vi sareste persi gran parte del divertimento :)
RispondiEliminaAlice non possiedo un navigatore per scelta, il cellulare invece sì
EliminaIo avrei le mappe sul cellulare, ma non ho ancora perso il gusto di attaccare bottone chiedendo informazioni :)
EliminaQuelli sì, che erano vacanze! divertimento puro!
RispondiEliminaParigi è il luogo migliore per iniziare a essere grandi...
RispondiEliminaIo iniziai nell'estate del 1988, con Alessio. I due anni precedenti avevamo fatto un po' di giri in autostop in Veneto - avevamo 16 anni, la prima volta, una cosa che ora sarebbe inimmaginabile. Poi, luglio 1988, Parigi. Tramite mio padre, che aveva lavorato con alcune persone di una delle università di Parigi, avevamo trovato una camera alla Cite Universitaire, che d'estate si svuotata, e più precisamente alla Maison dell'Asie du Sud Est - un edificio a forma di pagoda con i pavimenti in linoleum, e il profumo del basmati in ogni piano. Passammo lì dieci giorni, guardando tutto quello che c'era da guardare. E' stato allora che mi sono innamorato di Parigi - il luogo dove vorrei vivere...
certo vivere a Parigi, anche a me piacerebbe, ma la comoda e più tascabile Amsterdam per una appiedata/biruotata come me ha preso il sopravvento. Comunque a Parigi mi sono sempre sentita a mio agio e non ho mai trovato troppo snob i francesi come molti dicono, mentre gli inglesi spesso fanno piovere le cose dall'alto e non si è creato lo stesso feeling con la città che subito ho provato per Parigi
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