Barriere




Dovete spiegarmi perché nell'epoca in cui tutti urlano sui mezzi pubblici i fatti propri al telefono, nell'epoca in cui tutti aggiornano il proprio "stato" sui social alla velocità della luce, per cui tutto il mondo sa quando sei stato in vacanza, dove, con chi, cosa hai visto durante le vacanze, cosa hai mangiato e cosa hai bevuto per colazione, pranzo e cena, se hai espletato le tue funzioni fisiologiche con regolarità, ebbene dovete spiegarmi perché improvvisamente quelle stesse persone, riscoprono un religioso senso del pudore quando si tratta di far vedere uno scorcio di striscio della propria cucina dalla ringhiera del balcone. E pur comprendendo che magari sono io la mal pensante e quei pudichi sono proprio gli unici che non sono su facebook o su twitter a raccontare ogni tre per due i fatti propri, mi chiedo perché costoro non possono fare come facevano i loro padri e i loro nonni che mettevano una tenda di cotonaccio grosso tra loro ed il mondo e facevano crescere in terrazzo che ne so dell'edera, un glicine, due tuie, della vite americana (che poi di nascosto raccoglievano l'uva fragola e ci facevano il clinto, che lo so fa male, ma metteva allegria) dei rossi geranei sognando l'autonomia altoatesina, un inebriante gelsomino, due patate americane, o spartanamente affondavano con dito ancora sugoso  i semi di melone nella poca  terra di un vaso, dopo averli sputati, che tempo pochi giorni e ti trovi in una inestricabile savana rampicante con tanto di meloni bonsai, che per tutta l'estate per andare sul terrazzo devi usare il machete; dicevo dunque i pudichi no loro sono tecnologici, hanno il cervello 2.0 ed usano dunque tra loro e gli occhi del mondo una barriera di edera cinese, cioè una cosa di plastica che essendo fatta in Cina da operai tristi e demotivati perché sottopagati e vessati, dura, intera, meno di una stagione estiva, cominciando a perdere foglie già durante il trasporto a casa, rilasciandone metà durante l'installazione e metà al primo alito di vento, decolorandosi alla prima bolla di calore africana delle milletrecentotre che ormai si contano mediamente per stagione primaverile-estiva, impolverandosi da fare schifo dopo mezza giornata che sta appesa in una qualsiasi delle strade di questo Paese, ma che a pezzi dura mille anni in discarica prima di tornare al nulla. Potremmo metterlo per scritto ai pudichi: viene più voglia di sapere cosa succede dietro a quei lerci, impolverati miseri sudari che in una cucina aperta alla luce dove quattro persone attorno ad un tavolo chiacchierano amabilmente

Commenti

  1. Brava Amanda! I vicini tamarri che hanno affittato per le vacanze la casetta dove un tempo vivevo io e che amavo tanto hanno estirpato il magnifico gelsomino che avevo piantato in terrazza e lo hanno sostituito con l'edera finta cinese. Li odio! (Li odia anche il padrone di casa, visto che non vengono più da un anno, non gli pagano più l'affitto e non gli restituiscono le chiavi).

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  2. Tristesssssa!
    firmato
    Vinicio du Marones
    p.s. nella casa nuova abbiamo abitato per più di un anno senza tende alle finestre (nemmeno in bagno...)

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  3. L'essere abominevole che occupa la casa di fronte al mio ufficio ha fatto la stessa cosa, tagliato tutta la siepe e alcuni alberi che avevano circa 30 anni e "impiantato" quella roba lì che solo a guardarla mi viene l'orticaria. La stessa sottospecie umana del resto si divertiva con la carabina a sparare agli uccellini che sorvolavano il suo spazio aereo, impallinando le povere creature malcapitate oltre che il muro del mio ufficio. Lo faceva di domenica e questa era una fortuna.......solo per noi umani però :(

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    1. meritano di morire soffocati nell'asfalto e nella plastica, il problema è che ci costringono alla stessa miserrima fine

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  4. che sollievo! pensavo di essere l'unico a dover sopprimere i conati di vomito alla vista di questi orrori. Sarebbe interessante fare uno ricerca antropologica su chi acquista l'edera cinese, perché il più delle volte l'ho vista nei balconi di persone anziane oramai disilluse anche nel provare a far crescere, che so, un melone?

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  5. E i fiori finti al cimitero?
    e le villette a schiera stile messicano?
    (che in messico le fanno stile rinascimentale)
    e le moto d'epoca nove di zecca?
    e le tette di silicone?
    Una volta si deceva "Bello, pare vero"
    adesso si dice "Bello, pare finto"
    La vera realtà è la finzione,
    "La realtà dell'uomo è più vera se inverosimile" (Stanislao Pacus)
    Se ci levano il "finto" siamo finiti!

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    1. :D mi piace questo paragone siepe artificiale/tetta al silicone

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  6. Ma tesoro, su fb e social vari mettono solo i fatti che vogliono mettere, lì la privacy stanno ben attenti a tutelarsela da soli! E poi, le tende vanno lavate ogni tanto e magari non stanno bene con l'arredamento, chè non son più molto di moda le tende, i rampicanti vanno innaffiati, magari anche un pochino amati. La plastica risolve ogni problema, compreso quello di far durare troppo a lungo questo vecchio pianeta. Ah, e il buongusto e il buonsenso non sono roba da tutti..

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  7. Ma quanto sono d'accordo! Noi a casa nostra non abbiamo manco le tende e io adoro sbirciare dentro le case altrui, e immaginarmi le vite degli altri... Il paradosso con facebook e' azzeccatissimo.

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    1. le vite degli altri..... mi hai fatto tornare la voglia di rivedere quello splendido film

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  8. Rocky sulla siepe cinese non si degna nemmeno di alzare la zampa per fare pipì.Noi in ufficio avevamo un ficus finto ..che orrore. Dopo due giorni lo abbiamo sostituito con un portaombrelli che almeno non finge di essere ciò che non è.

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  9. Io non ho barriere, ecco... anche se sono 2.0, con moderazione però.

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    1. Cioè mi stai dicendo che tu hai una casa così a Milano????!!!!

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  10. le siepi aritificiali sono così tristi... mi piace pensare che quelle naturali invece, chi vi ricorre, le utilizzi non solo per utelare quella che potrebbe essere la loro privcy, altresì, perchè ama circondarsi, di colori, profumi, insetti e tanto altro, di "vita" che palpita , e concordo spesso le barriere attirarano l'attenzione assai più di uno spazio aperto... senza veli.

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