Incipit: La sposa







Le ha fatto cenno di salire e lei si è tuffata dentro. Che fortuna trovare qualcuno disposto a fermarsi con questo tempo, ti notano all'ultimo momento e tirano dritti. Hanno paura di mettere il piede sul freno, o che gli inzuppi i sedili. Ancora un minuto e avrebbe rinunciato, invece adesso è qui al calduccio, lei e il suo vestito, insieme al tizio baffuto. Thayou. Tesekkur ederim. No turkish? Where do you come from? Niente, non è riuscita a cavargli altro che un sorriso a denti stretti. Eppure sembrava proprio turco, ci avrebbe scommesso. E allora di dov'è? Siria? Libano? Sarebbe bastata un'occhiata alla targa, se solo non fosse piovuto in quel modo e non fosse stata così felice di vederlo accostare. C'è stato un momento in cui stava per rinunciare. Il buoio, le sventagliate dei tir, tutta l'acqua nebulizzata dentro a cui procedeva compressa la vita degli automobilisti. Un'improvvisa sensazione di ostilità. Conto fino a sessanta e poi torno sui miei passi. Per raggiungere l'autostrada dal centro aveva impiegato mezz'ora: avrebbe cercato un alberghetto e sarebbe ripartita con le prime luci del giorno. 
Invece è arrivato lui.
Cosa lo ha spinto a fermarsi? Non è detto che sia stato il vestito, alle volte è proprio quello a farli scappare. Una donna vestita da sposa cos'è in sostanza è davvero una sposa?



Mauro Covacich. La sposa. Bompiani


La sposa è una raccolta di racconti, legati da un fil rouge: un personaggio che ritorna, la visione in soggettiva subito seguita dalla dissociazione dell'io narrante, l'autobiografismo, l'iperbole di una società al declino e malata che si nutre di eccessi, fatti di cronaca così noti da ammantarsi di leggenda, giovani preti in procinto di diventare papi e subito santificati, le città di Covacich, Roma città in cui vive o Pordenone, città in cui è vissuto
"Pordenone si è vestita in fretta. Fino all'altro ieri era nuda e non aveva specchi. Venezia è lontana, Trieste pure. Da Udine non ha mai potuto copiare. E' allora è uscita così: le scarpe col tacco, la tuta da ginnastica, il rossetto fucsia, il cerchietto in testa"
Covacich scrive bene e sa ferire

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