Piccola donna
Jennifer Sullins |
Quando la incontrai, il corpo bello e minuto subiva già da due anni gli esiti della sua volontà distruttiva, non più bambino, non ancora di donna, in quella età acerba che in tutti porta ansie e difficoltà di riconoscersi. La volontà di annientarsi era stata indicibile, prima il gesto, poi il dolore sopportato in silenzio per giorni e giorni, permettendo che la devastazione procedesse inesorabile, prima che un fiore insanguinato rivelasse dopo giorni di serrato digiuno l'atrocità del male che si era inflitta che era senza possibilità di guarigione. Aveva poi dovuto convivere con medicazioni dolorosissime, con menomazioni che limitavano la più elementare quotidianità, con una nuova casa in una nuova città, con una dipendenteindipendenza, rivendicando costantemente la determinazione a disporre del proprio corpo costringendolo ad altre privazioni. Sapevo tutto questo, conoscevo quanto era noto della sua storia, avevo più volte tenuto il contatto tra l'ospedale e la comunità a cui era affidata, ma non aveva un volto tutto questo male di vivere in un corpo bambino. Così, in quella mattina di San Silvestro, in cui alla fine ci incontrammo, in cui pur febbricitante ero dovuta andare comunque a lavorare, e il cielo scintillava come solo una mattina tersa d'inverno sa fare, non ero preparata a quegli occhi dolci ed al sorriso vero, quello che parte dall'anima. Cosa poteva dire questa donna matura a quella piccola donna per convincerla che il domani parte dall'amore per se stessi, che non c'è incontro con gli altri se non si scende a patti con se stessi, ci si guarda con benevolenza, ci si concede un futuro. Mi dissero poi che il contatto era stato bidirezionale e che in futuro mi avrebbe concesso di incontrarla ancora, qualora ce ne fosse stato bisogno, come in precedenza non mi aveva mai permesso di fare. Seppi poi che l'avrebbero dovuta sottoporre a degli interventi ricostruttivi per cercare di porre parziale rimedio agli esiti del suo gesto, che gli interventi erano ad elevato rischio; seppi che insieme a lei furono valutati pro e contro e che lei era determinata a correrli quei rischi quasi che cercasse una pacificazione con se stessa finalmente. So che uno di questi ha avuto complicanze molto gravi e che la vita, tanto strapazzata, sta presentando il conto. Proprio ora che lei ha forse deciso di amarla. Spero che quei piccoli occhi di cerbiatto abbiano una seconda chance degna di questo nome
Lo speriamo tutti Amanda.
RispondiEliminaTutti hanno diritto ad un' altra o più possibilità e l'adolescenza è un periodo talmente ostico della vita che a volte non basta la vita stessa a farti superare i segni tangibili che questa ha lasciato.
Auguri di cuore a questa "piccola donna"
Francesca
già e a volte sono più che segni
EliminaDa non crederci! quasi un mese lontano dal web e tuffarsi a leggere Amanda.
RispondiEliminaben tornato Leo
EliminaPovera piccola, chissà cosa le è successo per spingerla a farsi tanto male.
RispondiEliminaradici lontane e radici vicine spesso sono incompatibili
Eliminaspero che dopo tanto dolore la vita le dia anche un po' di gioia, di serenità. per quel che puo contare il mio pensiero è con lei, che il fiore riprenda vita, che la vita risorga in quegli occhi dolci.
RispondiEliminaCi vuole una enorme mano della fortuna perché le cose per lei riprendano a girare per il verso giusto
Eliminale possibilità da dare alle persone buone dovrebbe essere infinite
RispondiEliminaA tutte, ai ragazzini ancora di più
EliminaCredo che nessuno conosca davvero fino in fondo il dolore dell'altro. Possiamo solamente intuirlo quando lo vediamo scolpito sui corpi e nei comportamenti degll'altro. Il dolore di questa ragazza deve essere grande e merita un immenso rispetto.
RispondiEliminagrazie per la condivisione
Daniel
grazie a te Daniel
EliminaCome sa essere difficile il 'mestiere di vivere': non c'è apprendistato, neppure la possibilità di provare in brutta copia.
RispondiEliminaSi è subito in medias res, a faccia a faccia con le proprie paure e i propri fantasmi.
Una carezza alla piccola donna e un grazie a te per la delicatezza con cui ti avvicini al dolore.
zena
è vero Zena non c'è apprendistato per il mestiere di vivere; spesso il mio lavoro è una gioia, dare sollievo, accogliere; a volte il dolore altrui diventa un peso, una lama nel cuore
EliminaIo non so se riuscirei a sopportare la vista del dolore altrui. Il dolore fisico mi turba, quello dell'anima mi annienta. Tu riesci a raccontarlo senza farmi chiudere gli occhi. Però poi bisogna che rilegga i tuoi brevi post per comprenderli pienamente.
RispondiEliminacorre l'obbligo di non essere troppo esplicita
EliminaCredo che bambini e adolescenti abbiano come una specie di appositi "angeli custodi" che li salvano dalle conseguenze a cui può portarli la loro incoscienza...spero che il suo sia lì.
RispondiEliminaora posso dire che c'era, è uno serio con due palle COSI' :)
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