Incipit: Gli anni
Tutte le immagini scompariranno.
Annie Ernaux. Gli anni. l'orma Editore. Traduzione Lorenzo Flabbi
La prima cosa da dire é che non si tratta di un romanzo,ed infatti attendendo che una trama accompagnasse i flash mi sono parecchio innervosita all'inizio; dopo le varie recensioni lette qua e là mi aspettavo una sorta di "il desiderio di essere come tutti" di Francesco Piccolo in versione francese, con il piano personale e lo storico che si fondono, ma proprio non si somigliano minimamente. Invece é più definibile come saggio storico-filosofico; un pamphlet. Leggere "Gli anni" è come leggere un film, leggere badate bene, non vedere, è come un documentario fatto di parole, estremamente francese, quindi se vogliamo distante per certi aspetti, ma al tempo stesso universale. Ci sono, come in Piccolo, oggetti, immagini, riflessioni che appartengono a chiunque abbia vissuto durante gli stessi anni dell'autrice. Si capisce, anzi l'autrice lo dichiara, che si tratta del progetto di una vita
"Non sarà un lavoro di rievocazione nel senso più consueto, ossia volto alla stesura narrativa di una vita, a una spiegazione di sé. si guarderà dentro solo per ritrovarci il mondo, la memoria, l'immaginario dei suoi giorni passati, per cogliere i cambiamenti di idee, credenze e sensibilità, la trasformazione delle persone e del soggetto"
Ernaux non usa la prima persona singolare , utilizza la terza persona singolare ed un corale noi
Così parte a raccontare del primo boom economico dopo la seconda guerra mondiale:
"Si preferivano le conserve ai prodotti freschi (..) . Ci si meravigliava delle invenzioni che in un istante cancellavano secoli di gesti e sforzi, inaugurando un tempo in cui, come si diceva, non si avrebbe più avuto nulla da fare" Connota dal punto di vista etico quegli anni: " Tutti sapevano discernere ciò che si poteva da ciò che non si poteva fare, il Bene dal Male, i valori erano leggibili nello sguardo che gli altri posavano su ciacuno di noi ". Poi parla dell'Algeria del periodo della decolonizzazione: "tuttavia gli arabi continuavano a suscitare timore, o tutt'al più indifferenza. Li evitavano, li ignoravano, non si erano rassegnati a camminare per strada a fianco di individui i cui fratelli, sull'altra sponda del Mediterraneo, assassinavano francesi". Ogni pezzo della storia di Francia è accompagnato da riflessioni sullo scorrere della sua vita personale "Ho paura di sistermarmi in questa vita calma e comoda, di ritrovarmi ad aver vissuto senza essermene resa conto". Poi il capitolo del Maggio Francese "Luoghi il cui utilizzo obbediva a regole rispettate da sempre, in cui erano autorizzati a entrare soltanto determinati tipi di persone, università, fabbriche, teatri, aprivano le porte a chiunque, e vi si faceva di tutto". "Quel maggio era diventato la cartina di tornasole per classificare gli individui, nell'incontrare qualcuno ci si chiedeva da che parte fosse stato durante gli eventi". Poi gli anni del sapere comune forgiato dalla televisione "il sapere comune si ampliava, un sapere spensierato senza conseguenze (..) di cui non si doveva rendere conto a nessuno. Nelle conversazioni ci si limitava a specificare l'ha detto la TV, da interpretare secondo i casi come una presa di distanza dalla fonte o una prova di verità". E poi inizia a trattare del disagio delle banlieue la cui origine fa risalire alla fine degli anni 70:" I "giovani delle periferie" costituivano una categoria di persone a parte, non civilizzate, vagamente temibili, molto poco francesi, anche se erano nati proprio in quelle zone in cui si inoltravano ammirabili professori, poliziotti, e pompieri per andare con coraggio ad "affrontarli"". Il sopraggiungere delle nuove tecnologie "gli oggetti non suscitavano né meraviglia né angoscia e venivano accolti come un sovrappiù di libertà individuale e di piacere" . La crisi degli anni Tatcheriani "La Crisi, concetto oscuro e senza forma, era diventata l'origine e la spiegazione di tutto, la certezza del male assoluto". Lo scivolamento verso il qualunquismo, il disinteresse per il politico "i giovani erano ragionevoli, la pensavano essenzialmente come noi. Alle superiori non facevano troppo baccano, non contestavano i programmi né il regolamento o l'autorità e accettavano di annoiarsi durante le lezioni". Gli anni della negazione della morte, dell'eterna giovinezza "La merda e la morte dovevavano essere invisibili. Si preferiva non parlare delle nuove malattie per le quali non c'era cura. Quella col nome tedesco. Alzheimer, che stravolgeva gli anziani e faceva dimenticare i nomi, i volti. L'altra trasmessa con la sodomia e le siringhe, punizione degli omosessuali e dei drogati, in casi estremi colpo di sfortuna durante una trasfusione" . Poi la guerra del Libano:" che ci si massacrasse per motivi religiosi andava al di là della nostra comprensione, ci sembrava semplicemente comprovare che quei popoli erano rimasti indietro, a uno stadio inferiore". La tarda presa di coscienza di una società che muta:" Per anni le persone avevano continuato a credere che le famiglie dell'Africa e del Maghreb stipate ai confini delle città fossero solo di passaggio, che sarebbero ripartite un giorno per il posto da cui erano venute assieme alle loro nidiate". E ancora: "Quando il presidente della Repubblica faceva riferimento in un suo discorso al "popolo francese", era chiaro che intendesse un'entità - generosa, al di sopra di ogni sospetto di xenofobia - che comprendeva Victor Hugo, la presa della Bastiglia, i contadini, gli istitutori e i preti, l'Abbé Pierre e de Gaulle, Bernard Pivot, Asterix, la Mère Denis e Colouche, le Marie e i Patrick. Non includeva le Fatima, gli Ali, e i Boubacar, chi faceva la spsa al reparto halal dei supermercati e che osservava il ramadam.". La società dei consumi che impone perfino le date sui calendari "Il tempo delle cose ci risucchiava, ci costringeva a vivere sempre con due mesi d'anticipo". il capitolo delle frontiere della medicina "I cuori, i fegati, i reni, gli occhi, la pelle passavano dai morti ai vivi, gli ovuli da un utero all'altro, donne di sessant'anni partorivano. Sui volti il tempo era fermato dai lifting". Ogni aspetto insomma della nostra società in così repentina evoluzione, ma anche i suoi ciclici ritorni, viene analizzato ed insieme ad esso i mutamenti che sul singolo tali evoluzioni comportano. Non ricordo da tanto tempo un libro così pieno di segna pagine a fine lettura.
Interessante. Lo cercherò.
RispondiEliminaSì molto
EliminaAh, bene, non sapevo cosa pensare di questo libro, ma se ti è piaciuto mi fido.
RispondiEliminaall'inizio ho fatto molta molta fatica ad ingranare
EliminaMa quanto son contenta che ti sia piaciuto! Ora dovresti leggere "il posto" che è ancora più straordinario.
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