Il sapore delle albicocche
amandapiccola era una esploratrice dei sapori, ci sono racconti epici familiari che narrano le sue gesta di treenne assaporatrice di risotti coi fegatini, di quattrenne divoratrice di impepate di cozze in quantità da scaricatore del porto di Napoli, di cinquenne degustatrice di lumache e garusoli, di settenne ciucciatrice di masenete e moeche (rispettivamente in veneto i granchi con il guscio e senza), durelli in umido, sarde in saor, verdura cotta e cruda, nulla rimaneva inesplorato in cucina.
Capannelli di adulti afflitti da progenie schifiltose la guardavano rapiti e deponevano candele al santo di riferimento pregando che il loro pargolo fosse miracolato sulla via di Damasco e il santo facesse loro la grazia, in presenza della piccola idrovora aspira tutto, di trasformare il minore monotono in cucina come una litania dei santi recitata dalle beghine nel mese di maggio in un perfetto onnivoro sullo stile della bonsai patavina, ma con risultati pressoché nulli; si racconta di adulti che persero completamente la fede per le tante preghiere inascoltate e che si stracciavano invidiosi le vesti per la fortuna toccata in sorte ai genitori della piccina che, una volta tolte le adenoidi, dimostrava un appetito tanto vario quanto abbondante.
Poi venne la stagione delle allergie, come una pestilenza biblica, l'ottava piaga d'Egitto cominciò l'epoca delle limitazioni:prima fu la volta della frutta in guscio (e se ne andarono tra gli altri Nutella, Gianduiotti, la torta di mandorle della nonna, i Pan di Stelle, il Panforte, il torrone) poi i frutti di bosco, di seguitole pesche ed albicocche, le verdure in foglia, da ultimo, durante un matrimonio al lancio del riso amandanonpiùpiccola comincio a tossire come una foca, le si gonfiarono occhi e bocca, quel matrimonio durò molto meno dei disastrosi effetti che il riso ha su di lei che ancora è costretta a fuggire dalle porte laterali delle chiese poco prima dei lanci di riso ai matrimoni degli amici e che naturalmente da allora non può più mangiare un risotto che sia uno. Alle limitazioni amanda si è, di necessità virtù, abituata, ma voi ditemi: sono passati praticamente 45 anni dall'ultima albicocca e non è tanto il profumo, perchè quello, magari starnutendo, ma ancora lo sente, ma, che sapore ha un'albicocca, come si scioglie in bocca, ecco, confesso, quello, amanda, ormai se lo è dimenticato
Non ci sono più le albicocche di una volta!!!
RispondiEliminaDevo consolarmi?😁
Eliminati tocca consolarti...
EliminaBeh, questo è un serio problema. Per confortarti potrei dirti che ha ragione Sandra: le albicocche di oggi non hanno più lo stesso sapore di quelle di quando eravamo bambine e mi deludono ogni volta. Consolati così...e intanto Buona Pasqua
RispondiEliminail probleme è che comincio a non ricordarmi nemmeno più il sapore di quelle!
EliminaSono in difficoltà a scegliere fra le albicocche e le fragole! Meglio entrambe...
RispondiEliminaComunque qui da me ho un'azienda bio che le ha davvero buone e gustose, poi non so se siano come le intendevi tu... o meglio le avrà perché non sono ancora pronte. :-)
Ah certo che è presto per le albicocche ;)
Eliminanon mi ricordo nemmeno perché mi é venuto in mente proprio ora che forse non ne ricordo il sapore
Pfui, sono tutte pastose e per niente sugose, molto meglio allora le nespole, puoi mangiarle le nespole? Hanno lo stesso colore, quasi la stessa forma e un nocciolo bellissimo.
RispondiEliminaNon mangio più albicocche con gusto da secoli, a forza di coltivare varietà che siano resistenti e che producano tanti frutti il sapore ma anche l'odore sono scomparsi. Perciò... male in comune mezza allegria.
RispondiEliminaCon quello che costano le albicocche stai meglio te che non puoi mangirle che io che mi tocca comprarle a quelle idrovore dei miei figli che ne inghiottono a ripetizione senza manco assaggiarle.
RispondiEliminai racconti di amandapiccola sono davvero speciali, spesso mi domando se i ricordi che abbiamo di quando eravamo piccoli siano davvero ricordi oppure indotti dai racconti di chi abbiamo vicino
RispondiEliminaLa memoria va coltivata come un orto è fatta di affetto, lessico familiare, nostalgia, immagini e racconti, ognuno vede una finestra di passato e può aprirla con gli altri e per gli altri, così il panorama è infinitamente più bello e vario
EliminaSarà strano ora che per le nuove generazioni la memoria sarà così abbondantemente "documentata", tra foto e video forse poco rimarrà alla mitologia famigliare.
RispondiEliminaMi spiace Amanda per le tue albicocche perdute, e per il riso, le noci... È triste.