Sindrome di stoccolma



Bernini. Ratto di Proserpina



Un giorno sparì una parola, la cercarono per mari e monti, scrissero perfino a "Chi l'ha visto?", scoprirono sue tracce fino a pochi istanti prima della sparizione. La Sciarelli rassicurò che sarebbe stato un gioco da ragazzi con tanti indizi scovarla, ma nulla, non si trovò mai più. Poi venne il momento di un verbo, per quello si parlò perfino della richiesta di un ingente riscatto, gli inquirenti si appostarono al momento dello scambio, probabilmente il rapitore se ne avvide e del verbo si persero per sempre le tracce. Poi in ordine cronologico vennero a mancare avverbi, pronomi, aggettivi, di questi ultimi poi una marea, colori. I genitori dei complemento oggetto li tenevano in casa, non permettevano loro di uscire con gli amici, i timori rimbalzavano, le ansie crescevano e si ingigantivano a vicenda, in breve si viveva nel terrore. Un vecchio vocabolario disse : "Ai miei tempi la vita era un'altra cosa" non poterono che condividere il suo mesto pensiero.


Poi un giorno la prima parola sparita fece ritorno, ma non era più la stessa, anni di prigionia l'avevano mutata, le sue stesse radici etimologiche stentavano a riconoscerla, la convivenza col rapitore l'aveva piegata e vinta nell'animo, parlava del suo sequestratore con grande riconoscenza, ne tesseva le lodi, e dato che al momento del rapimento era maggiorenne, e poichè non denunciò mai quell'uomo, solo dopo molti anni si seppe che viveva autoreclusa nelle stesse pagine del manoscritto in cui lui l'aveva imprigionata. Quando la redazione di "Chi l'ha visto?" andò ad intervisarla scoprì che nello stesso libro vivevano il verbo, gli aggettivi , gli avverbi, insomma tutte quelle forme grammaticali e sintattiche di cui da anni si erano perse le tracce e le cui sparizioni non erano state connese le une alle altre. Si era formata una comunità a causa di quei gesti efferati, tuttavia vivevano in armonia, nel rispetto reciproco, e ciò che si era venuto a creare non solo allietava tutti quei poveri infelici, ma finì col dare grande lustro al rapitore, di lui si seppero anche nome e cognome, lo sciagurato divenne molto famoso. Possiamo a posteriori parlare di un vero caso di Sindrome di Stoccolma






A tutti quelli che hanno chiuso o abbandonato i blog e si esprimono a foto o a pollicioni

Commenti

  1. Pochi pollicioni, qualche foto, ma soprattutto blog 😉.
    Buon anno a noi, vecchi tradizionalisti della parola.

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  2. Suggestivo ed efficace come sempre, il tuo racconto.
    Recentemente, come forse saprai, l'ex-vicepresidente indiano di Facebook ha rilasciato un'intervista in cui rinnega con parole durissime la creazione di quel social-network, reo di stare causando danni di dipendenza addirittura neurologica, oltre che psichica, a livello mondiale.
    L'ho ascoltata per intero, ma non mi ha convinto, e ora anche qui da te mi tocca spezzare una lancia in favore di quel mondo di faccine, pollicioni e banalità a dismisura.
    Credo che, come ogni strumento, sia l'uso che se ne fa a decretarne il bene o il male.
    In sè, appunto come strumento, oltre alla capacità di rincoglionire, ha anche delle potenzialità enormi di diffusione di idee, informazioni, espressioni artistiche visive, musicali, letterarie; a cui si aggiunge la funzione sociale, di promuovere e agevolare contatti di amicizie preziose, nuove o remote nei luoghi e nel tempo, come posso testimoniare ampiamente.
    Peraltro, non credo che sarei stato informato di quella intervista se non attraverso proprio quel canale.
    Il mondo dei blog, dove indubbiamente regnano ritmi comunicativi molto più umani e contenuti medi estremamente più ricchi, è giusto che continui a fiorire, magari alleggerito da presenze superficiali che hanno trovato altrove terreno fertile, ma può trarre giovamento dalla simbiosi con i social network.
    I miei ultimi due post, scusa l'autocitazione, hanno avuto molto più seguito grazie al relativo link sulla mia pagina Facebook.
    Scusa se mi sono dilungato, ma immagino che lo apprezzerai...

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    1. Ecco ci sono altri ritmi, concordo.

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    2. È ovvio che è l'uso che si fa di ogni strumento che fa la differenza, il fatto che l'uomo di ogni strumento tende a fa sempre tendenzialmente più deleterio

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    3. Il fatto è che.......
      Lo smartufone si è mangiato una è

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  3. Strano, non ho pensato a chi abbia abbanato il proprio blog ma alle nuove generazioni che scrivono per abbreviazioni (cmq = comunque; czz = cozza (quasi)) quando ho letto l'ultima riga
    mi son reso conto di quello che ho perso io vedendo scappare dai blog persone che per me contavano qualcosa (qlcs) un esempio per tutti "senza dedica" brava insegnante di storia dell'arte che adesso mette solo calendari sia sul blog sia su faccialibro (fb).
    ciao.

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    1. Beh si adatta all'uso della comunicazione oggi sotto diversi punti di vista

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  4. Concordo con Franz, dipende dall'uso e abuso che se ne fa, ma tu questo lo sai già. Quello che noto è che sì, c'è un imbarbarimento della lingua e della grammatica: passano inosservate cose, come la minuscola nei nomi propri, che un tempo avrebbero fatto accapponare la pelle, perchè sai non è che puoi metterci una vita a scrivere un messaggio, usando punti, virgole e maiuscole. Io ormai digito alla velocità della luce ma guai a saltare la punteggiatura, non ci dormirei! :D

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  5. Geniale, questo è un meta-racconto su di noi, oggi, questo è "La rosa purpurea del Cairo" dei racconti di chi vive nei blog ... e ogni tanto esce dallo schermo.

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  6. Come dice Franz, molto dipende dall'uso che facciamo dei social. Ma a volte mi rendo conto di quanto sia istintivo mettere un pollicione e via. Dopo quasi dieci anni, continuo ad amare il mondo dei blog, anche se è più faticoso scrivere un "pezzo" di senso compiuto e non quattro righe e via. Le mie amicizie on line sono nate grazie ai racconti, alla condivisione di letture, ai suggerimenti provenienti da un post. Qui ci sono meno distrazioni, c'è ancora tempo per leggere, scrivere e dilungarsi. E poi, vuoi mettere i tuoi regali per il Natale e gli auguri per il compleanno? Su fb sarebbe una sfilza di auguri, auguri, auguri... senza sapere neppure cosa stai augurando e a chi.
    Ciao, amica blogger.

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  7. Io ultimamente scrivo poco sul blog, è vero, però da fb sono uscita completamente! Il blog rimane il mezzo migliore, è il tempo che scarseggia!

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