8 e 20 prima campana
Quando
ho conosciuto Cesare avevamo 11 anni. Aveva occhi da gatto e come un
gatto a volte soffiava, tirava fuori le unghie e alzava tutto il pelo.
Il suo banco pareva un campo di battaglia e suoi calzetti erano sempre
calanti, le mani piene di inchiostro.
La
Prof. di lettere, la stessa che ci leggeva le lettere dei condannati a
morte della resistenza, che ci faceva assaporare quintali di poesie, che
ci faceva creare sceneggiature, che l'analisi logica ce la insegnava
con i bersagli stile settimana enigmistica, che ci disse "forse mi interessa meno che 8 di voi
imparino il latino ora, e infinitamente di più che chi finisce qui la
scuola esca con qualcosa che resta per la vita" ecco lei, proprio lei,
scelse per Cesare il compagno di banco ideale, quel Marco dal Super-Io
grande come un grattacielo, sempre ligio alle regole, ma assolutamente
ingessato che diceva di Picasso "saprei farlo tale e quale".
Lei
sapeva perchè Cesare alzava il pelo: aveva da poco una città nuova, una
casa nuova, una famiglia nuova e un fratello in meno.
Un
po' alla volta conquistò la fiducia di Cesare e lo fece raccontare a
noi l'abbandono, gli anni in istituto, i bagni il sabato in 20 a turno
nella stessa acqua, il fratellino piccolo che era stato scelto prima di
lui, quando ormai erano l'unica certezza l'uno per l'altro, i tentativi
di inserirsi in nuove famiglie andati a vuoto e finalmente l'arrivo a
Padova. Ne fece un protagonista e ce lo fece capire ed accettare e
sostenere, senza imporcelo, senza pietismi.
Io
non so cosa ne è stato di Cesare, so che ciò che può averlo salvato è
stato: la sua intelligenza,il fatto di avere trovato, anche se tardi,
una famiglia, una scuola adeguata ad accoglierlo, comprenderlo ed una
maturità, che allora non comprendevo. Quando gli si chiedeva "ma tu se
avessi figli li abbandoneresti in un istituto?" (per noi figli coccolati
era inconcepibile l'abbandono) lui diceva "ci sono situazioni in cui
quella è l'unica scelta possibile" era andato oltre alla rabbia ed al
risentimento per quella prima famiglia disastrosa e disastrata. Alla
fine dei tre anni di medie Cesare aveva sempre gli occhi da gatto ma il
pelo era liscio, morbido e coccolabile anche se tirava ancora fuori le
unghie a volte, Marco aveva a volte i calzetti scesi e le mani sporche
di inchiostro ed apprezzava Kandinsky, c'erano voluti parecchie liti,
quaderni volati, pagine strappate e molta amicizia.
che bello Amanda!
RispondiEliminavero?
EliminaPiccoli grandi uomini.
RispondiEliminaI prof. possono fare davvero la differenza nella vita di una persona, la tua credo sia riuscita nel suo intento :)
la mia era, spero sia, una grande donna
Eliminaquanto ci rimangono impressi i professori, alla fine li prendiamo in giro, ci arrabbiamo e poi però sono nella nostra mente... a volte influendo in maniera positiva a volte negativa però
RispondiEliminaa quelli negativi dedicheremo un altro post :)
EliminaUna storia tanto bella da sembrare inventata.
RispondiEliminaAnch'io ho avuto un compagno di scuola, alle elementari, che (così si sussurrava) era stato scelto dai genitori adottivi come il più "cattivo" del suo istituto.
Del mio maestro di terza quarta e quinta ho un ottimo ricordo, appannato solo da una strigliata letteralmente furibonda nei confronti di quello sfortunato bambino.
magari il bambino ne avrà combinata una di grossa, se quello era un brav'uomo
Eliminauna storia che pulsa... semplicemente, intensamente bella, emozionante
RispondiEliminastorie piccole che ci hanno fatto crescere
EliminaRicordo anch'io dei compagni così. Purtroppo non tutte le prof. erano così, però.
RispondiEliminagià
EliminaOgni tanto per star bene mi tocca venire qui
RispondiEliminadove si può sorridere anche dell'amaro.