Afa a 2000

La logica vorrebbe che se vuoi scappare dalla "caldazza", come direbbe Silvia , il posto più giusto per farlo sia sopra una montagna e poiché gli scarponi non vantavano diritti sui miei piedi da un mese, si decide di unire l'utile al massacrevole e si propende per una scarpinata che ci porterà a 2400 metri. Un percorso già fatto che permette, in questo periodo dell'anno, di godere dell'incanto aggiuntivo della fioritura dei rododendri, di cui il percorso di ritorno è tappezzato. Così, fatti due calcoli su lunghezza del percorso, temperatura esterna, esposizione del sentiero, si decide per una levata alle cinque del mattino, in modo da essere sul sentiero alle otto. Nello zaino ho due litri di acqua, pur sapendo che per fortuna si tratta di un giro in cui è possibile rifornisi al ruscello in più punti. Percorsa in dolce salita la Val Tolvà,
forcella Regana
alle 10 e 45 facciamo merenda in forcella, insieme ad una marmotta, ho già consumato un litro di acqua, il cielo a 2000 metri è sbiadito, non si muove un filo d'aria (in forcella!!) e ci apprestiamo a fare gli ultimi 400 metri di dislivello col sole a picco, non si è formata nemmeno una nuvolina da calore. Mi spalmo la protezione 50 tipo stucco da legno, mi caccio un cappellino in testa e parto per l'ultima ora e venti di salita. Il passo si fa corto, corto, finalmente quando il sentiero si affaccia sulla val Regana un refolo di venticello fresco ci accompagna. 

arriviamo in cima poco dopo mezzogiorno. La cima, ahimè si è trasformata in un bagno pubblico per camosci e stambecchi dall'ultima volta che siamo saliti, tanto da rendere sgradevole il pranzo al sacco in vetta. così ci spostiamo poco sotto e consumiamo il nostro paninazzo, con pane "stracaganasse"* (con questo caldo non accendo di sicuro il forno di casa) sotto un sole impietoso, nonostante la sudatazza non ho sentito la necessità di indossare altro sopra la maglietta. Finito il paninazzo e un altro litro di acqua iniziamo la discesa in cerca di refrigerio, sul versante opposto infatti si scende lungo una mulattiera militare fino a tre laghetti le cui sponde sono un tripudio di rododendri, che ahimè quest'anno sono lievemente in ritardo con la fioritura che risulta appena iniziata




Ricarichiamo più volte d'acqua le borracce e improvviamo delle fresche docce alle cascatelle lungo il primo tratto della discesa e giunti al secondo laghetto avviene l'agognato lancio dello scarpone per la tanto attesa sosta all'ombra
Pur essendo il tipico giro da temporale estivo pomeridiano, di nuvole se ne contano in cielo solo otto, così rare che meritano di essere immortalate



le 8 nuvole
Proseguiamo il giro in coste lungo lo scenario incantevole che ci porta fino a sotto la forcella che ci consentirà di tornare sul versante di partenza. Anche questo sentiero è quasi in stato di abbandono, Gli ontani crescono ormai rigogliosi lungo il percorso e se non verrà fatta manutenzione nel giro di un paio di anni si smarrirà la traccia, a tratti procedo a braccia alte in mezzo ad erbe alte quasi come me (ammetto comunque che ci vuole poco ad essere alti come me). Per tutto il percorso non abbiamo incontrato altro che una coppia con tre cani che riparte, dopo un pic nic, dai laghetti proprio quando noi arriviamo e ci precede a distanza lungo il sentiero, invisibile ai nostri occhi, ed è dopo la salita alla seconda forcella che improvvisamente avvertiamo uno strano guaito e vediamo una specie di fulmine che dal fondo valle risale fino alla forcella ad una velocità supersonica, una volpe dalla coda maestosa, seguita a ruota da uno dei botoli della coppia che avrebbe dovuto tenere i cani a guinzaglio proprio per evitare che dessero noia alle bestie selvatiche. Nel giro di pochi secondi passo dall'ansia per la volpe a quella per il cane che si è fatto 100 metri e passa di dislivello in salita in un attimo, ha sforcellato in senso inverso ed è fuori tiro di voce dei due "sveglissimi" padroni che si sgolano dal fondo valle, se non molla le tracce della volpe chissà dove si perde. Proseguiamo la discesa e dopo un po' sentiamo un ansimare terribile alle nostre spalle è il botolo, sbiellato e sfiatato che ci elegge a guide alpine fino a quando torna a portata di voce dei padroni. Arriviamo alla malga a fondo valle e ci affoghiamo nello yogurt appena fatto con il miele. La parte gioiosa del nostro giro è terminata, resta qualche chilometro da fare su asfalto, a piedi, per tornare alla macchina. Il cielo sopra le nostre teste tuoneggia senza convinzione. Togliere definitivamente alle otto di sera gli scarponi appena arrivati all'auto non ha prezzo, vedere che, nonostante la protezione 50, si vanta una abbronzatura da muratore del secolo scorso con la mezza manica invece deprime, alla fine del giro avrò bevuto 4 litri di acqua e una birra media, fate un po' voi.

*stanca mandibole, dal nome in dialetto delle castagne secche



Commenti

  1. Effettivamente lo scenario è incantevole ma .... che fatica :)
    Ciao
    Francesca

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  2. solo al pensiero della fatica ho dovuto cambiare maglietta... cmq posti meravigliosi

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  3. La morale è: non si sfugge alla caldazza!

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    1. ahimè solo andando nella città nebbiose a nove ore di separazione da qui

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  4. Fatica sì, ma che gran soddisfazione ... alla fine :)

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    1. no non alla fine, ma a metà, quando sei in cima e vedi il mondo intorno a te

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  5. Luoghi magnifici e tanta voglia di montagna. Pero' devo dire che mi hai fatto proprio sentire il caldo!

    PS evviva l'abbronzatura da muratore! E invece il segno del calzino da scarpone non ce l'hai? Io sono stata un'abbonata per vent'anni.

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    1. il segno del calzino da scarpone non è più cosa mia, almeno quando l'erba è alta come sabato, zecche e allergie alle erbe struscianti mi impongono la braga lunga e la gamba pallida

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  6. Il faut donc s' entrainer pour vous suivre à la cime!?

    Je m' entraine ici :

    http://sentiers-crayssacois.blogspot.com/

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