Incipit: Non siamo più noi stessi





Il padre stava sorvegliando la lenza in acqua. Il ragazzino catturò la rana e le trapassò il ventre con un amo, per capire cosa si provava a infilzarla. L'intestino liscio e scivoloso si avvinghiò al gancio, e lui fu colto dalla nausea e dal senso di colpa. Chiese con un tono che voleva sembrare innocente se si potesse pescare con le rane. Il padre gli lanciò un'occhiata, allargò le narici e gli scrollò davanti il barattolo da caffè brulicante di vermi, che caddero fuori e si allontanarono dimenandosi. Gli disse che aveva fatto una cosa orribile, e che la sua giovane età non giustificava un comportamento così crudele. Gli fece estrarre l'amo e lo obbligò a tenere in mano la creatura in preda a contrazioni spasmodiche fino a che non spirò. Poi gli passò il coltello da pesca, e gli fece scavare una piccola fossa. Parlava con un distacco terribile, come se adesso fossero semplicemente due persone sulla terra, e come se l'invisibile catena che li aveva uniti fino a quel momento si fosse spezzata.
Dopo aver sepellito la rana, il ragazzino appiattì con cura il terreno, badando a tenere lo sguardo basso. Il padre lo invitò a riflettere su quello che aveva fatto e se ne andò. Lì accovacciato, ascoltò i suoi passi allontanarsi, mentre gli occhi gli si colmavano di lacrime e un odore fertile di foglie marce gli invadeva le narici. si alzò e guardò il fiume. Il crepuscolo coprì veloce la valle.
Dopo un po' si rese conto di essere rimasto lì più a lungo di quanto non fosse stato nelle intenzioni di suo padre, ma non trovò la forza di avviarsi verso l'auto: temeva che lo sguardo del padre gli dicesse che non lo riconosceva più come figlio.
Non riusciva a immaginare nulla di più brutto, e così rimase a gettare sassi nel fiume, e aspettò che tornasse da lui a prenderlo.
Quando a un lancio non seguì lo splash che si era abituato a sentire, un forte gracidio alle sue spalle lo spaventò a morte e lo fece scappare.
Trovò il padre appoggiato al cofano, con un piede sul paraurti, e capì che se fosse stato necessario sarebbe rimasto lì tutta la notte ad aspettarlo. Si aggiustò il berretto e aprì la portiera per riportarlo a casa.
No non l'aveva ancora perduto.



Matthew Thomas. Non siamo più noi stessi. Neri Pozza. traduzione Chiara Brovelli




Eileen Timulty è costretta a crescere in fretta, un padre carismatico per la gente della comunità irlandese del Queens, ma dedito all'alcool, seppure con una buona capacità di contenimento, una madre schiacciata dal peso della morte di un figlio. Eileen investe quindi in sogni per il suo futuro, studia, si impegna, fa dell'accudimento il suo mestiere, un mestiere amato, anche se avrebbe aspirato a qualcosa di più, che le regalasse la vita che non le era toccata in sorte. Diligente, avveduta, si applica al conseguimento del suo sogno americano. Conosce e sposa Ed, uomo studioso e dedito al suo lavoro di insegnante con una abnegazione che la porterà lontano dal suo desiderio di scalata sociale, pur essendo un marito amoroso ed un padre straordinario e presente per il loro unicogenito Connell. Il sogno di Eileen, tratteggiata magistralmente da Thomas, si infrangerà definitivamente sulla terribile diagnosi che segnerà Ed, ancora in giovane età, ed il suo declino. Vi confesso che la parte finale di questo libro mi ha fatto molto piangere perchè ho imparato su una persona amata cosa comportano le malattie degenerative e perché ho un babbo, anziano, che non sta molto bene, quindi forse sarò di parte nel consigliarvi questo libro, non si tratterà della tipica lettura estiva, ma di una buona lettura

Commenti

  1. A parte ogni considerazione personale (io il padre non ce l'ho più, ed è stato carismatico e tollerante nello stesso tempo) questo incipit mi ha davvero colpito. Leggerò senz'altro il libro.

    RispondiElimina
  2. Occhio però che è Neri Pozza, non Neri Pizza ;-)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. ahahah scivolò il dito sudaticcio sulla tastiera? lapsus freudiano? desideri inconfessati?

      Elimina
  3. In effetti, a giudicare dalle tue parole, profuma di buona lettura

    RispondiElimina
  4. È sempre bello leggere il commento di chi ha letto un libro che conosci. Il vissuto di ciascuno di noi rende un libro più o meno magico; ci fa leggere le stesse parole con occhi diversi. Pur non avendomi emozionata, questo libro resterà associato per sempre ad un momento particolare della mia vita.

    Gli amici del bookclub Neri Pozza che sono andati ad ascoltare Thomas al Festival delle Letterature sono rimasti molto colpiti dall’autore. È sembrata una bella persona, oltre che una buona penna. Purtroppo quella sera non son potuta andare e ho perso l'incontro. Pazienza.

    RispondiElimina
  5. Sembra una buona lettura, se non per l'estate per il prossimo inverno :)

    RispondiElimina
  6. da quello che ho letto mi sembra davvero interessante... ora il problema è fare posto sul comodino

    RispondiElimina

Posta un commento

Post più popolari