Fin dal primo giorno

Aveva sempre saputo che l'avrebbe lasciato,
fin dal primo giorno.
Clara Usòn

Lorenzo Mattotti


Paolo Zardi, autore tra l'altro di XXI secolo, ha partecipato ad una disfida tra scrittori a "Pordenone legge", ai tre partecipanti sono state date tre frasi da cui trarre ispirazione per tre racconti.
Ora, io non sono una scrittrice, ma la frase della Usòn mi ha fatto venire voglia di scrivere qualcosa a mia volta, naturalmente solo ora leggerò il racconto di Paolo, altrimenti mi sarei sgonfiata come un palloncino sotto il sole di questo ultimo torrido agosto e non avrei mai più osato cimentarmi.


I loro figli avevano giocato insieme sulla spiaggia per tutta l'estate, la sua Emma che cresceva troppo, scandendo il tempo che passava dal fallimento del suo matrimonio, e troppo poco per trovare lo spazio ed il tempo per se stessa, e i tre figli di lui, due maschietti di nove e sette anni, ed una bimba di cinque, Giorgia, che aveva fatto di Emma la sua guru. Quell'uomo non sembrava un padre separato, tanto che i primi giorni aveva immaginato l'arrivo imminente di una donna sotto il loro ombrellone. Non aveva quell'aria da "che ci faccio qui?", "finirà questo weekend (o la settimana)" che assumevano i padri separati alle prese con la prole alla quale non erano più -o non erano mai stati - in grado di far fronte ed argine, quell'aria da armata brancaleone in vacanza, senza orari e pasti regolari, con i figli a mollo per ore, anche quando le labbra si erano fatte cianotiche e la creatura appariva lessata dopo l'interminabile ammollo. Quell'uomo arrivava in spiaggia presto, ognuno della truppa dotato di un suo zaino, aveva un'aria rilassata e partecipava della vita dei ragazzini, perfino della più piccola. Aveva provato a dargli un'età, si capiva che era uno che ci teneva alla sua carcassa, aveva il corpo di uno che fa attività fisica con costanza, stabilendo che era attorno ai 40, così avevano iniziato a parlare e qualche volta erano usciti insieme, loro sei, e la sua amica Francesca, compagna di banco all'istituto professionale, che tornava dai suoi, lì nella loro città natale sul mare, a fare vacanza e nei weekend, con le sue due figlie. Oppure si erano accordati per cene sulla spiaggia, per godere dell'ora del tramonto, l'ora più dolce, quando la spiaggia si svuotava ed il mare si faceva una tavola. Più volte lo aveva scoperto a guardarla in modo inequivocabile, anche se con discrezione, ma la perenne presenza dei bambini aveva impedito un approccio, cosa che al contempo la tranquillizzava e la dispiaceva. Sapeva ancora le regole del "gioco" dell'approccio tra un uomo ed una donna? Era passato così tanto tempo dall'ultima volta che aveva sedotto (o si era lasciata sedurre? Com'era andata? Quasi non lo ricordava più). Così quando alla fine si erano scambiati i numeri di telefono e dopo qualche settimana di messaggi lui le aveva scritto: "Vengo lì, questo weekend e senza i bambini, riesci a trovare del tempo per me?", lei si era agitata ed era proprio questo che gli aveva scritto: "Non so più come si esce con un uomo" e lui le aveva risposto "Vedrai è come andare in bicicletta" e ci aveva aggiunto una faccina sorridente, allora lei per temporeggiare gli aveva detto che avrebbe cercato di scambiare il suo weekend con Emma con il suo ex o di trovare una soluzione, ma sapeva già da tempo che se lui fosse arrivato ad invitarla ci sarebbe andata perché voleva naufragarci in quel mare. Si erano raccontati così poco l'uno dell'altro durante quella calda estate, appena un cenno al lavoro di entrambi e poco più, che nonostante non vi fosse stata in lui nessuna sbavatura volgare, lei aveva compreso chiaramente cosa cercasse in lei raggiungendola per il weekend. Eppure desiderava rimettersi in gioco come donna, c'erano giorni in cui la negazione della sua sessualità era un dolore sordo, non voleva più essere solo una madre, voleva riscoprirsi nella sua interezza.
Quel pomeriggio di inizio autunno attese di affidare la figlia al padre e poi si mise a cercare il modo per presentarsi a lui al suo meglio: scartò tutto ciò che poteva connotarla come una donna facile, ma sottolineò i suoi punti forti, le gambe snelle ma ben tornite e la vita sottile nonostante la gravidanza; si truccò quel tanto che bastava  ad illuminare gli occhi e sottolineare il sorriso.
Lui le offrì la cena, chiacchierò amabilmente e pareva notare dei dettagli insignificanti che la fecero sentire apprezzata, la mise a propio agio.
Così, quando riaccompagnandola a casa non accennò minimamente, non solo a chiare avances, ma neppure ad un bacio di saluto, lei temettè di essersi giocata la sua possibilità di tornare ad essere femmina  e quindi decise di prendere lei l'iniziativa scoprendo le carte. Lo baciò con passione, anni di solitudini si accalcarono sulle sue labbra, scaldarono le sue gote, la eccitarono come non avveniva più da tempo, e lui a quel punto le sussurrò all'orecchio, sorridendo sornione "ti avevo detto che era come andare in bicicletta".
Lo trascinò nel suo appartamento e la prima volta che i loro corpi si scoprirono ci fu troppa tensione, troppa ansia ed un po' di imbarazzo, poi ebbero l'intera giornata successiva per iniziare a conoscere ciò che funzionava tra di loro. Quando la domenica sera, sazi l'uno dell'altra, si salutarono, lui le confidò che se lei non avesse preso l'iniziativa, era disposto a dare inizio ad un lungo assedio perché non si aspettava che capitolasse così in fretta, ma la desiderava, lei gli rispose:"ti aspettavo da troppo tempo".
Dopo mesi di sesso appagante per entrambi, lui comprese che il loro incontro richiedeva una svolta, ma non sapeva che forma dare a quel rapporto a distanza, da cui dipendeva il destino di troppe vite. Lei aveva sempre saputo che lo avrebbe lasciato, fin dal primo giorno, ma attese il momento in cui lesse amore nei suoi occhi e non più solo desiderio e, accompagnandolo alla stazione quella domenica sera, lo baciò per l'ultima volta.
Scrivere non le era mai stato congeniale, ma si sforzò di mettere nelle parole della lettera che gli spedì tutta la gratitudine per quel dono inatteso, quell'uomo le aveva fatto fare pace con se stessa.

Commenti

  1. La frase è bellissima e il tuo racconto anche, come e più del solito. Ogni volta migliori, cara Amanda.

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  2. Racconto accattivante, quasi inquietante nella messa a nudo delle eterne dinamiche della seduzione.
    Il finale lascia l'amaro in bocca, e qualche dubbio sulla verosimiglianza di un esito di rinuncia in fondo così gratuito.

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    1. non lo vedo così gratuito, ci sono 4 bambini di mezzo, loro stanno in città diverse, spostarsi per uno dei due significherebbe rinunciare a vedere crescere i propri figli

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  3. Bello bello, ma se prima del finale ci fosse stato qualche imprevisto ancora di più. Credo. Buona domenica.

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    1. niente imprevisti, la vita è già un imprevisto di suo. grazie Amanda.

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  4. Sei riuscita a scrivere una storia bellissima pur sapendo di dover rinunciare al lieto fine, che poi chi l'ha detto che il lieto fine deve per forza essere "e vissero per sempre felici e contenti"? In effetti, anzi, è un lietissimo fine la riscoperta della propria femminilità e la pace con se stessa. Sì, brava!

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