Oltre il Partenone





Gli scrisse:

come stai?

Se avesse potuto guardarlo negli occhi probabilmente non avrebbe domandato, lo avrebbe semplicemente "letto" come si legge un libro che trascina, di quelli che ci fai nottata, di quelli che finiti ne vorresti ancora. Ma glielo scrisse affamata di notizie di lui.
Come spesso succedeva le rispose con dei versi:


Non mi lamento.
La mia vita va
a meraviglia: sono riuscito
ad acquistare un attico.
Finalmente posso piangere
con vista sul Partenone*



era avvezzo alla melanconia da qualche anno, a volte era così altrove, in quel vischioso e pesante sentire,  da rendersi trasparente, di una trasparenza densa per chi andava cercando la sua essenza, così lei inghiottì il sapore di quel bolo amaro  si trovò a rispondergli:


Uh e che si vede oltre al Partenone?

Il mare, lo vedi?
Le onde di tempesta e la tavola piatta del tramonto?
I pinguini anziani che svernano con gli occhiali da sole e un Ouzo da sorseggiare davanti?
I bimbi che raccolgono le conchiglie come fossero tesori?
Gli innamorati di un'estate sola che mai dimenticheranno? 

Sapeva di avergli strappato un sorriso, ma non potendo leggerlo temette che sorridesse solo la bocca e non gli occhi, ed era aldilà di quelli che voleva portare levità e infatti lui le scrisse


si vede solo il Partenone


Così lei digitò:


neppure me? se lo vuoi puoi farlo, sono sdraiata davanti al mare a leggere su uno scoglio piatto.

Mi sto impegnando diligentemente a costruire righe luminose
da usare come guida per i tuoi baci ipovedenti
nella luce calante di questo autunno

Questa volta gli occhi dell'uomo costruirono una piccola rete di scialuppe per l'anima






*Versi di Sotirios Pastakas

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