Incipit: Le otto montagne
Mio padre aveva il suo modo di andare in montagna. Poco incline alla meditazione, tutto caparbietà e spavalderia. Saliva senza dosare le forze, sempre in gara con qualcuno o qualcosa, e dove il sentiero gli pareva lungo tagliava per la linea di massima pendenza. Con lui era vietato fermarsi, vietato lamentarsi per la fame o la fatica o il freddo, ma si poteva cantare una bella canzone, specie sotto il temporale o la nebbia fitta. E lanciare ululati buttandosi giù dai nevai.
Mia madre, che l'aveva conosciuto da ragazzo, diceva che lui non aspettava nessuno nemmeno allora, tutto preso a inseguire chiunque vedesse più in alto: perciò occorreva aver buona gamba per rendersi desiderabili ai suoi occhi, e ridendo lasciava intendere di averlo conquistato così.
Paolo Cognetti. Le otto montagne. Einaudi
La montagna per alcuni è pura sfida, il traguardo lo scopo ultimo, una tacca sul fucile, se la vetta non è raggiunta lo scopo non è ottenuto, il viaggio è stato vano, l'impresa fallita.
La montagna è comunque misura, devi fare andare il tuo metronomo personale per armonizzare passo e respiro. Pensavo che il modo di andare per monti del padre di Pietro, voce narrante delle "Otto montagne", fosse un'acquisizione più recente, mi sbagliavo. Mi superano sempre di più, su per i sentieri, personaggi che vanno in cima senza nemmeno un paio di scarponi ai piedi, in compenso hanno il cardiofrequenzimetro e scrutano l'ora per vedere se stanno nelle tabelle di marcia, la montagna non la rispettano, quella o una palestra sarebbe lo stesso, girano mezzi nudi, ignorando le minime norme prudenziali che chi va per monti ha da sempre: la montagna è capricciosa e non perdona chi non non ne ha la dovuta soggezione, il tempo muta alla faccia delle più accurate previsioni; non si godono nulla, quello zoom sul mondo dall'infinitamente piccolo allo sterminato che solo la montagna sa regalare semplicemente lo ignorano. Cognetti la montagna la vive, e si sente. Il suo libro racconta di un'amicizia tra uomini nata nell'infanzia,dell'iniziazione, alla montagna da parte di un padre, e all'amicizia ed alla condivisione da parte di una madre, di patti tra l'uomo e la natura, di modi di affrontare la montagna e la vita stessa. Di montanari di nascita e di acquisizione. Di persone per cui è più facile soggiacere alle regole della vita solitaria dei monti che a quelle della società dei pari.
Parlando di suo padre, negli anni 70, Pietro dice:
Faceva l'anticomunista con i comunisti, il radicale coi cattolici, il libero pensatore con chiunque pretendesse di inquadrarlo in una chiesa, in una sigla di partito; ma quelli non erano temoi pe sottrarsi alle coscrizioni, e dopo un po' i colleghi di mio padre smisero di venire a casa.
Parlando della madre:
In mia madre vedevo invece i frutti di una lunga vita passata a curare le relazioni, ad accudirle come i fiori del suo balcone. Mi chiedevo se si potesse impararlo, un talento come quello, o ci si nascesse e basta. Se facessi ancora in tempo ad impararlo io.
Pietro alla fine sarà una buona sintesi dei due: curioso del mondo e degli uomini girerà per le otto montagne del pianeta cercando di capire, non essendo tuttavia in grado di tessere relazioni durature se non la straordinaria amicizia con Bruno montanaro DOC, uomo di una montagna sola, incapace di una vita fuori dal suo habitat, fratello dell'anima
Ma non ci hai detto se ti e' piaciuto o no. A me incuriosisce molto.
RispondiEliminaE comunque ho letto il post senza leggere il titolo e pensavo stessi parlando di tuo padre ;)
Pensavo si capisse che mi è piaciuto, e no mio padre era, e solo da ragazzo più uomo da prati che da sassi, in montagna passeggiava,la montagna, come tante altre bellezze della vita, mi è stata regalata dal 3/4
EliminaLe otto montagne faceva parte dei miei "compiti per le vacanze" dello scorso Natale, cioè dei libri che mi sono portata a casa da leggere per approntarmi ai consigli per i regali che arrivano a frotte; non l'avevo nemmeno scelto io, me lo ha proposto/imposto la direttrice e devo dire che ne abbiamo venduti una discreta quantità dietro mio consiglio, e che ha rappresentato il mio regalo di Natale per un apio di persone, mi è piaciuto tanto!
RispondiEliminaIo invece ho seminato Isidoro Siflotin
EliminaAh quello aspetto che me lo restituisca mia madre, ne era entusiasta almeno quanto te!
EliminaAvevo un amico che amava la montagna... Avrebbe apprezzato questo libro
RispondiEliminaForse anche tu essendo un libro dell'amicizia
Eliminadirei proprio di si
Eliminaahahah! scusami Amanda ma anche stavolta il tuo racconto mi suscita un ricordo, la prima arrampicata durante il corso roccia. Ciascuno di noi allievi era aiutato da un maestro, il mio , dopo avermi assicurato con corde e moschettoni mi consiglia di guardarlo attentamente mentre salirà su una specie di mammellone. Parte quasi di corsa ma scompare tra le rocce calcaree dopo pochi attimi, senza curarsi di me rimasto decine di metri sotto di lui. In quei momenti, il piacere della scalata aveva preso il sopravvento sui doveri del maestro. Ciao
RispondiEliminaEra un montanaro senza attitudini didattiche 😀
EliminaSegnalazione raccolta, e subito sfruttata per il compleanno del mio più vecchio amico (di vita e di monti)...
RispondiEliminaEcco 🤗
EliminaAlla montagna ci sono arrivata "da grande" e me ne sono innamorata.
RispondiEliminaUna mia compagna di università misurava la prestazione in calorie bruciate..bah!
Accetto il consiglio, dritto in wish list ;-)
Davvero vai per monti? Mitica Cincia!
EliminaSenz'altro molto interessante, almeno per me che andavo in montagna e che avevo imparato ad arrampicare sulle palestre di roccia in riva al mare, come quella dei Balzi rossi sul confine francese vicino a Ventimiglia. Poi un brutto incidente stradale mi ha tolto la resistenza, e non faccio più lunghi percorsi. Per i puristi, ma proprio puristi, la montagna ha cominciato ad essere violata quando si è cominciato ad usare i chiodi.
RispondiEliminaIo in montagna ci cammino, al limite metto giù qualche mano, o passo per qualche corda fissa , mi piace guardarmi attorno, l'infinitamente piccolo e l'infinitamente grande
EliminaHo sentito solo cose meravigliose di questo libro, prima o poi me lo concederò.
RispondiEliminaAh, i recordman della montagna! Hanno rischiato di farmi perdere tutto il gusto per le passeggiate, quando ero ragazzina (e lenta proprio come adesso).
Il bello dei 3/4 è che sono diesel, partono lenti ma continuano a procedere inesorabili (e nel, caso del 3/4, non inquina nemmeno 😁)
Eliminaè un libro dolente e fascinoso, la montagna austera, l'amicizia salda ma non salvifica, le radici quasi catene che immobilizzano.
RispondiEliminaconoscendo quella valle, sono andato a visitare Grana (in realtà Grenes) e dintorni, ho ritrovato lo spirito del libro.
massimolegnani
Non conosco le montagne ad ovest, ma capisco cosa intendi
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