Incipit: Nascita di un ponte











In principio conobbe la Jacuzia del Nord e Mirny dove lavorò tre anni. Mirny, miniera di diamanti da aprire sotto la crosta glaciale, grigia, sporca, sconfortante tundra abbrutita da quel vecchio carbone malato e da campi di deportati, terra deserta bagnata dalla notte madre dei geloni, sfregiata undici mesi l'anno da raffiche di neve capaci di spaccarti la testa, sotto cui sonnecchiavano ancora arti sparpagliati e corna giganti meravigliosamente ricurve, rinoceronti in pelliccia, beluga lanosi e caribù congelati - così fantasticava la sera seduto al bar dell'hotel davanti a un alcol forte e trasparente, con la solita puttana strisciante a prodigargli infinite carezze reclamando un matrimonio in Europa in cambio di fedeli servigi, non la toccò mai, non poteva, meglio niente che scoparsi quella donna che non lo desiderava, a quello si attenne. I diamanti di Mirny, insomma, bisognò perforare per trovarli, rompere il pemagelo a forza di dinamite, scavare un buco largo quanto una città, un foro dantesco - dove affondare a testa in giù i grattacieli di cinquanta piani che ben presto spuntarono tutt'intorno - e, con una torcia frontale, scendere in fondo alla voragine, picconare le pareti, rimuovere la terra, ramificare gallerie laterali in un'arborescenza sotterranea fino al più nero, al più duro, puntellare corridoi e posarvi le rotaie, portare l'elettricità nel fango, poi raspare la gleba, raschiare via i sassi e setacciare i budelli, in cerca dello splendido bagliore. Tre anni.


Maylis De Kerengal. Nascita di un ponte. Feltrinelli. Traduzione Maria Baiocchi (spero di aver citato correttamente la traduttrice perché indegnamente nell'edizione economica in mio possesso non vi è citazione alcuna del suo lavoro)

Di Maylis De Kerengal vi ho già parlato qui e siccome "Riparare i viventi" mi era sembrata un'opera di straordinaria bellezza e siccome il mio spacciatore di fiducia mi aveva detto che anche gli altri, da lui letti, della stessa autrice, erano all'altezza, mi sono data questa nuova opportunità, e non me ne sono pentita.
La trama è presto detta: si costruisce un ponte, punto.

Lunghezza: millenovecento metri; campata centrale:milleduecentocinquanta metri; larghezza: trentadue metri; distanza della piattaforma dall'acqua: settanta metri; altezza delle torri: duecentotreta metri

Per rendere straordinaria la narrazione di un fatto così banale bisogna essere ingegneri della parola, bisogna saper scegliere il materiale, bisogna ingaggiare dei personaggi che sappiano parlare di se stessi rendendosi interessanti e che sappiano cantare in coro: era forse dai tempi di "venivamo tutte per mare" della Otsuka che non leggevo un'opera così corale, dove le singole voci amplificano in modo esponenziale la narrazione. La ricchezza del linguaggio della De Kerengal è il materiale stesso di costruzione del ponte, ed contemporaneamente splendore del cesello della sua manifattura

S'immobilizzerà per un breve istante ad ascoltare il silenzio squarciato dalle rare automobili che sfrecciano alle sue spalle, silenzio minerale in cui ogni rumore suona distintamente e impollina lo spazio (...)

e i personaggi sono carne e miseria, sono rabbia e solitudine, sono attesa e voglia di riscatto, sono consapevolezza del disastro creato dalla mano dell'uomo

E del resto, in quell'istante- ora del caffè, ora pacificata di una pienezza tale da far male, come una pietra nello stomaco, quando il cuore sembra compresso dentro alla gabbia toracica - , non pensa che alla sua vita, la sua vita qui ed ora, la sua prima emozione è per quel presente che si consuma. La sua stanchezza nasce da lì.

e colpevole parte dell' empio sciacallaggio ambientale

Ormai, tratta la fortuna come l'utile gadget della rispettabilità  e non pensa ad altro che lasciare una traccia. Si ricorderanno di lui, segnerà la sua epoca.

La De Kerengal sa costruire, ornare, plasmare uomini, cose, sentimenti e materia, con la stessa maestria, fatevi un regalo, leggetela

Commenti

  1. "La De Kerengal sa costruire, ornare, plasmare uomini, cose, sentimenti e materia..." e tu sai decisamente far venir voglia di leggere!

    RispondiElimina
  2. Stavo per comprarlo, poi al balottaggio ha vinto De Silva.
    Al prossimo turno tocca a lei.

    RispondiElimina
  3. Magnifico incipit! E sì, l'ottima traduttrice è Maria Baiocchi.
    Ma come, mi giro un attimo e tu passi a wordpress! Alla fine su blogger ci rimarrò solo io!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ma io sono su blogger, ho cambiato solo il vestitino🤗

      Elimina
  4. Ma... ieri avevo inserito un commento chilometrico :(
    Non ce la posso fare a riscriverlo :( :( :(

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ho guardato anche in spam non c'è, ma cosi non saprò cosa vokevi dire 😢

      Elimina
    2. La cosa assurda è che l'ho visto pubblicato!
      Sintetizzo in modo poco formale... ho messo via il libro, letto solo a metà, proprio due giorni fa dopo che stazionava da tre mesi sul mio comodino bloccandomi altre letture. Ho apprezzato " Riparare i viventi", bella storia ( si fa per dire) ma terribile il modo di narrarlo; troppi sinonimi, troppe similitudini, tanti modi di dire la stessa cosa. Insomma un bel libro che meritava di essere letto in metà delle pagine che sono state scritte.
      Amanda cara, perdona la mia sintesi cruenta ma è stata una lunga giornata :(

      Elimina
    3. 😀 se fosse per la storia in realtà il libro durerebbe una riga come dicevo:" si costruisce un ponte." Secondo me la sfida era quella costruire con le parole, così come si costruisce un ponte come quello

      Elimina
  5. Mi distraggo un attimo e trovo il vestitino della primavera. Mi piace. Molto arioso (si dice? Boh!, però spero renda l'idea). Questo è uno di quei libri che vorrei. Tu, tanto per cambiare, hai accresciuto il mio interesse.

    RispondiElimina

Posta un commento

Post più popolari