Through the window




Il mondo di amandapiccola è molto diverso da quello di amanda e questo è comprensibile: il mondo dei bambini è immenso anche se gli adulti pongono a quell'universo dei limiti ben definiti.
Tuttavia amanda abita gli stessi luoghi in cui viveva amandapiccola e ciò che vedeva amandapiccola, guardando dalle finestre della casa dei nonni, che poi diventò la sua casa, e che ora è casa dei suoi genitori, è molto cambiato rispetto a quello che vede amanda guardando dalle medesime finestre.
Quando amandapiccola guardava dalle finestre della sala da pranzo della casa dei nonni vedeva un grosso stabile che era sopravvissuto alle bombe della guerra, quelle stesse bombe che non avevano risparmiato la locanda e la casa della Nonnina.
Lo stabile era a tre piani ed il tetto era terrazzato. Tra il condominio di amandapiccola e questo stabile correvano i fili della corrente per il filobus che si attaccavano alla parete proprio sopra la terrazza dei nonni.Ad amandapiccola erano sempre sembrati dei grossi vasetti di vetro pieni di yogurt.
Sotto, tra le due case c'era l'inizio della trafficatissima via che ancora oggi è l'asse portante del popoloso quartiere a nord di Padova.
Il traffico lungo quella direttrice era pesante, non c'era ancora il divieto di transito ai camion introdotto con l'arrivo delle tangenziali. I camion giungevano a tutte le ore e per accedere o scendere dal cavalcavia della stazione dovevano passare tra i due condomini, girare dietro il palazzo di fronte e fare una curva a doppia S in salita, quando scalavano le marce era una stoccata per il sistema nervoso.
Il palazzo di fronte ospitava il pollivendolo Merica, un meccanico per biciclette, di più amanda non ricorda. Ai piani superiori c'erano appartamenti. Finché il palazzo è rimasto in piedi e via Tiziano Aspetti è rimasta integra a noi bambini era vietato uscire da soli in strada, troppo pericoloso, il nostro mondo era il cortile. Poi la viabilità fu modificata, la via sotto casa nostra divenne vicolo, si aprirono i cancelli e ci affacciammo al mondo.
La strada che incrociava la fu "via" Tiziano Aspetti, passava invece sotto al cavalcavia della stazione, che allora aveva solo un lato carrozzabile, quello verso il lato di casa nostra era terra ed erbacce e proprio come allora la lunga via  che costeggia il retro della stazione cambia nome sotto le finestre di casa; proprio in quel punto, sul lato opposto sorgeva palazzo Poli che già allora non godeva di ottima salute. Lì c'erano la latteria di Ninni Giacchetto che era cugino di nonna Erminia e ed il negozio di cucine economiche di Stelvio Cucchelli. Di fronte alla latteria il mercoledì ed il venerdì c'era il banco del pesce dove nonna Erminia, che era la cuoca di casa, ma non poteva muoversi, mandava Ortensia, perché di zia Linda, che era la spesina di famiglia, per il pesce non si fidava. I piani superiori ai tempi di amandapiccola erano già disabitati, fatta eccezione per la sede degli scout che arrivavano con calzoncini, calzettoni e fazzolettoni per le riunioni settimanali del sabato.
Dall'altro lato palazzo Maruffi , il gemello ma a più piani, dello stabile di via Tiziano Aspetti, il quale sopravvisse alle bombe, morì di vecchia, risorse per restauro ma non sopravvisse alle rotatorie, ormai 8 anni fa. Sul terrazzo del tetto i panni si asciugavano al sole e c'era spesso un bimbo che girava con una bicicletta rossa mentre sua madre stendeva i panni, a palazzo Maruffi avevano sede una sarta, la Signorina Fiorella, che mi confezionava i più classici degli abiti da bambina con il nido d'ape sul corpetto, una parrucchiera da donna al primo piano, Bepi il barbiere al piano terra (che quando il palazzo fu restaurato fu sostituito da un videonoleggio di film a luce rossa) e sull'angolo un fruttivendolo, ricordo che aveva il bancone  ad anfiteatro con le cassette disposte su più piani, in stagione i fondi di carciofo galleggiavano nell'acqua con il limone, le zucche venivano tagliate con una roncoletta e l'aria profumava di frutta e verdura. Quando in un mare di polvere palazzo Maruffi venne giù, in un caldo maggio, mi resi conto di come aveva protetto i miei sonni facendo infrangere i suoni di mille e mille treni contro le sue pareti. Sul retro di palazzo Maruffi, sul lato di via Annibale da Bassano c'era una ditta che fabbricava cassette della frutta e ci forniva gli scarti per costruire le nostre capanne, sul lato di via Aspetti invece la sede degli Alpini, quelli sì sapevano godersi la vita: vino, cene e canti per ogni occasione o meglio ogni occasione era buona per organizzare una festa

Commenti

  1. Cavolo, Amanda, che bello avere una memoria come la tua (e saperla raccontare)!

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    1. secondo me Silvia giova il fatto di aver sempre vissuto nella stessa casa e di aver accumulato, su questi luoghi, generazioni di memorie

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  2. mi sembra di esserci anch'io a guardare da quella finestra con amandapiccola....
    un pezzo di vita quotidiana descritto come fosse una cosa speciale, Amanda. mi piace.
    Sandra

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    1. per i bimbi è sempre così: ogni cosa è un incanto, quando si finisce di vivere ogni momento come fosse speciale?

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  3. Leggendo si ha la sensazione di essere stati lì con te, Amanda, grazie.

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  4. Quando si ha la possibilità di affacciarsi decennio dopo decennio alla stessa finestra, è come se si attivasse nella memoria una sorta di "macchina del tempo". E in questo post tu trasmetti benissimo questa sensazione... La finestra, o il balcone, sono sempre quelli, eppure intorno tanta parte del "micromondo" della strada e del quartiere cambia, si trasforma, va via.
    Un tempo era un'esperienza piuttosto comune; ora invece, sempre più spesso (quasi sempre per lavoro e/o carriera), saltiamo da un capo all'altro del mondo e perdiamo il filo del passato, facendo per giunta l'errore di credere che non conti niente. Già, pensiamo che il "micromondo" (della casa natale, della strada, del quartiere) dal quale siamo partiti all'avventura nel "macromondo" (con le sue metropoli piene di opportunità), non abbia (più) alcun rapporto con noi. Tendiamo a rinnegarlo; eppure, anche nei casi in cui apparentemente ci ha respinto, è stato l'aria, il panorama, l'immagine e l'immaginario dei nostri primi anni: il fondale "scenico" della nostra memoria, l'unico capace di spiegare, coi suoi particolari colori, tante cose di noi...

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    1. tutto sommato penso che se il cambiamento non è continuo, cosa che di fatto non consente di mettere radici in nessun luogo, sia molto più normale cambiarli i panorami. Ogni tanto penso ai miei nonni e a cosa direbbero loro guardando oggi da quelle stesse finestre, è il mondo che cambia così velocemente che sembra un montaggio alla Koyaanisqatsi, ma magari tu sei troppo giovane per sapere di che parlo :) e questi miei sono ragionamenti da vecchia

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    2. Penso anch'io che se il cambiamento non ci fosse affatto, i panorami, a lungo andare, ci soffocherebbero (soffocherebbero innanzitutto l'immaginazione e la voglia di fare).
      Non sono così "giovane" da non ricordare Koyaanisqatsi :-), mi piacque molto la colonna sonora di Glass, molto adatta al film (ero alla disperata ricerca dei suoi dischi, all'epoca, e dalle mie parti non era sempre facile reperirli...).

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  5. Deve essere bello aver sempre vissuto nella stessa casa, ed è sempre bellissimo leggere i tuoi racconti, soprattutto quando parli della "nonnanza" varia, che a me, per motivi vari, è quasi sempre mancata.

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  6. I tuoi ricordi sono bellissimi. Io purtroppo o per fortuna ho vissuto la mia infanzia in città e regioni diverse, questo mi ha sicuramente arricchita, ma anche confusa, i ricordi si accavallano e non so più se è Calabria, Campania o Toscana.

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    1. ecco vedi che succede, specie se si gira da molto piccoli

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  7. La descrizione che hai tracciato del tuo quartiere mi ricorda molto, ma molto, una situazione vissuta nell'inverno del ' 76. Ero sceso alla stazione di Padova con forte ritardo, intorno alle 23, pioveva era freddo e dovevo trovare un alloggio in fretta anche perché dovevo finire di ripassare l'argomento di esame che avrei sostenuto la mattina successiva. Chiedo aiuto a un tassita che mi scarica, credo, nel tuo quartiere di fronte ad un'abitazione apparentemente privata. Una donna anziana in vestaglia mi fa entrare, la seguo per tutta l'abitazione, attraversiamo la sua camera da letto, dove il marito dorme tranquillo tra le coperte (sorpresa!), e c'infiliamo in una porticina sulla parete di sinistra (paura!). Di là c'è una sequenza di stanze come quelle di un albergo ( ero salvo?), ma è tutto spento e silenzioso. La donna apre una stanza accende la luce mi chiede i soldi ( di nuovo paura) e mi dice di non fare rumore quando sarei uscito la mattina dopo e mi indica delle scale alla nostra destra ( e se fuggissi ora?). Il tempo di chiudere la porta e mi accorgo che il letto e le lenzuola sono usate...eccome! Blocco il vomito, do una martellata alla paura e busso sulla porticina dell'andata ( le mani tremano). Sento il click della lampada accesa, il cigolio del letto, la voce della donna (ansia) che chiede quale fosse il problema. Lei apre la porta con cigolio alla Dario Argento entra e senza battere ciglio apre un'altra stanza, controlla la lenzuola e poi mi chiede scocciata (tachicardia a 1000) : " va bene oraaa?". Quella notte ho dormito, poco, seduto vestito sulle lenzuola e appoggiato alla sponda del letto. La mattina ero già in strada all'alba,insieme agli spazzini, ma poi l'esame fu un successo.

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    1. ora Leo caro è vero che abitare vicino alle stazioni non è mai il massimo e che il delitto Carlotto/Magello avvenne proprio nel 76 a poco meno di 100 mt da casa mia, che allora non c'era tripadvisor, ma insomma, tanto per dire, io sono finita in un posto simile al tuo 15 anni dopo nella splendida campagna urbinate che uno mai avrebbe detto :D

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  8. No, dai! A Urbino, vicino casa mia, noooo. Finché queste storie accadono a Padova....!
    Ciao.
    ps: quindi avrò incontrato l'assassino in quella notte terribile.

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