Dis-avventure alpestri
La sveglia suona alle quattroequaranta, so che direte "ma allora te la cerchi, il post precedente ti lamentavi che non dormi abbastanza!", ma per essere su un sentiero della Val di Fiemme ad un orario ragionevole, partendo da casa, quello è l'orario a cui puntare la sveglia. Questo è un giro che neppure il 3/4 ha mai fatto, cosa rara. L'ha studiato attentamente sulle carte, ha valutato l'esposizione per la salita e la discesa in modo da non arrostirci su una pietraia nelle ore più calde e quindi eccoci qui, in una terradimezzo tra Predazzo e Moena pronti a partire scarponi e zaino in spalla. L'afa è mostruosa nonostante la quota, per buona parte della salita non si trova un ruscello, quindi centellino l'acqua, quando finalmente, prima di affrontare gli ultimi 350 mt di dislivello, trovo un ruscelletto credo di averlo prosciugato per le prossime generazioni a venire, a mano a mano che procedo lungo la cresta di salita a cima Viezzena si aprono a me panorami sempre più ampi Latemar, Catinaccio, Sasso Piatto e Sasso Lungo, Marmolada, il Piz Boè ,tutte la pale di San Martino, tutti i denti di sega dei Lagorai e Cima d'Asta, peccato la foschia, giunti alla croce sotto di noi passa un tizio con un deltaplano, penso sia la prima volta che vedo un deltaplano sotto di me, poi lui va a caccia di una termica, prende quota e quando ripassa poco sopra di noi ci saluta, sull'alpeggio di fronte e poco sotto di noi una mandria di cavalli pascola, tra loro anche un puledrino. Ad un certo punto dalla foschia emergono in lontananza gli Alti Tauri innevati. Mi mangio il più gustoso panino col crudo di tutti i tempi, quattro ore di salita fanno apprezzare il bello della vita, le mie ginocchia si arrosticono nonostante la protezione, poi iniziamo la discesa sull'altro versante, una lunga dorsale erbosa ci porterà lentamente ad un sentiero che ci ricondurrà dritto dritto alla terradimezzo di partenza: negritelle profumate, stelle alpine cicciose, aquilege un tripudio di colori e odori, una discesa beata; peccato che i segnavia si facciano sempre più rari fino a sparire del tutto, ma pazienza la baita delle vacche è lì a tiro di sguardo e da lì parte la deviazione che ci porterà alla meta, arrivati nei pressi della baita iniziamo a cercare il cartello del nostro sentiero di ritorno: nulla. Ci sono solo le vacche ed altre "vacche" cappellone e cornute che in realtà sono yak, dicono che li abbia importati Messner i primi in Italia, del nostro sentiero nessuna traccia, c'è invece l'indicazione per un altro sentiero, il 3/4 scruta la carta e mi dice che ahimè dovremo apprestarci a fare altri 100 mt di dislivello in salita per raggiungere il monte Mulat per poi scendere a Predazzo e da lì proseguire sul fondo valle verso la terradi mezzo , porcheggiamo un po', sudiamo in salita, l'ora è ormai tarda e noi stanchi ma ci apprestiamo a scendere dopo l'ascesa alla seconda croce della giornata, il sentiero inizia a scendere solo dopo un tratto in lieve pendenza, una di quelle discese ammazza freni che però fa ben sperare sul rapido ritorno alla base.
Sono ormai le sette e tre quarti di sera, orario non consono a trovarsi sui monti per sentieri quando, a circa 350 mt dal fondovalle vediamo un cartello che indica la terradimezzo, così fiduciosi iniziamo a scendere, il sentiero è verticale, quindi in poco tempo perdiamo molta quota, quando ormai vediamo le macchine sotto di noi, il sentiero scompare nel nulla, scandagliamo a destra ed a manca nulla, ora è vero che quest'anno metri e metri di neve pesante hanno devastato i boschi spezzando alberi e annientando sentieri, ma se uno è il sindaco di una località turistica molto frequentata dovrebbe eliminare la segnaletica di sentieri ormai inesistenti e per giunta pericolosi. Non c'è stato nulla da fare ci è toccato risalire fino alla strada forestale da cui partiva quel sentiero per l'isola che non c'è, ormai mi sentivo angosciata, la luce stava calando e quel pezzo di "sentiero" era arduo dopo dieci ore effettive di cammino.Tornata alla strada forestale avevo strane idee sull'utilizzo del cartellone di segnaletica, ormai era il crepuscolo ed eravamo stremati, ma non c'erano pìù timori di sorta sulla via da seguire, solo tanti chilometri ancora da macinare a piedi perché la strada forestale ci porta a Predazzo e non alla terradimezzo. Fortunatamente abbiamo sempre una lampada con la dinamo a manovella nello zaino, anche se è la prima volta che siamo costretti ad usarla. Arriviamo all'auto alle 11 meno venti dopo 11 ore mezzo nette di cammino, quasi non troviamo più nessuno che ci dia un boccone. Saliamo in auto e ripartiamo per casa, la foresta di Paneveggio , come sempre è colma di meraviglie: due cerve e due caprioli passeggiano a lato della strada, un tasso attraversa davanti a noi, una bella volpe ci saluta dal ciglio. Ci fermiamo per un breve pisolo verso l'una di notte, alle tre dopo una doccia finalmente spegnamo la luce
Sono ormai le sette e tre quarti di sera, orario non consono a trovarsi sui monti per sentieri quando, a circa 350 mt dal fondovalle vediamo un cartello che indica la terradimezzo, così fiduciosi iniziamo a scendere, il sentiero è verticale, quindi in poco tempo perdiamo molta quota, quando ormai vediamo le macchine sotto di noi, il sentiero scompare nel nulla, scandagliamo a destra ed a manca nulla, ora è vero che quest'anno metri e metri di neve pesante hanno devastato i boschi spezzando alberi e annientando sentieri, ma se uno è il sindaco di una località turistica molto frequentata dovrebbe eliminare la segnaletica di sentieri ormai inesistenti e per giunta pericolosi. Non c'è stato nulla da fare ci è toccato risalire fino alla strada forestale da cui partiva quel sentiero per l'isola che non c'è, ormai mi sentivo angosciata, la luce stava calando e quel pezzo di "sentiero" era arduo dopo dieci ore effettive di cammino.Tornata alla strada forestale avevo strane idee sull'utilizzo del cartellone di segnaletica, ormai era il crepuscolo ed eravamo stremati, ma non c'erano pìù timori di sorta sulla via da seguire, solo tanti chilometri ancora da macinare a piedi perché la strada forestale ci porta a Predazzo e non alla terradimezzo. Fortunatamente abbiamo sempre una lampada con la dinamo a manovella nello zaino, anche se è la prima volta che siamo costretti ad usarla. Arriviamo all'auto alle 11 meno venti dopo 11 ore mezzo nette di cammino, quasi non troviamo più nessuno che ci dia un boccone. Saliamo in auto e ripartiamo per casa, la foresta di Paneveggio , come sempre è colma di meraviglie: due cerve e due caprioli passeggiano a lato della strada, un tasso attraversa davanti a noi, una bella volpe ci saluta dal ciglio. Ci fermiamo per un breve pisolo verso l'una di notte, alle tre dopo una doccia finalmente spegnamo la luce
UN'IMPRESA !!!
RispondiEliminapuoi dirlo un'impresa, ce la saremmo risparmiata volentieri
EliminaAMANDA!!! devi stare attenta!!! però che brava a camminare così tanto!!
RispondiEliminacerto che se si incomincia a non fare più nemmeno la manutenzione dei sentieri si fa rischiare la gente di brutto!
EliminaLeggendo, sono stato male per voi, perché per antiche esperienze so che cosa vuol dire camminare (forzatamente) dopo sei o sette ore di cammino (volontario).
RispondiEliminaA posteriori è tutta salute, tutta montagna, tutta grandiosità, ma vi auguro di vero cuore di non fare mai più il bis di una simile disavventura.
me lo auguro anche io :)
EliminaUllallà, che passeggiatina! Io avrei tirato certi saracconi che mi sarei guadagnata un posto all'inferno.
RispondiEliminaa parte che ad un certo punto il paradiso si era trasformato in inferno, ma i saracconi giuro che li ho tirati pure io
EliminaDeve essere stato giro magnifico a parte la disavventura, siete ammirevoli, io dopo 5 ore quasi in piano sono stravolta, dopo 11 ore non so come sarei stata...pero' io scriverei una bella missiva al sindaco o al cai che non fanno la manutenzione dei cartelli! si lo so che sono rompiballe, ma a mi da' fastidio vedere che c'è chi viene pagato e non fa il suo dovere.
RispondiEliminail CAI non c'entra era un sentiero SAT uno e comunale l'altro e sì siamo intenzionati a segnalare la cosa ma abbiamo prima dovuto capire le competenze
RispondiEliminaQuesto aspetto è quello che mi inquieta di più della montagna, perdersi è un attimo, andare nel panico (per me) un nanosecondo!
RispondiEliminanon per nulla giro col 3/4! :)
EliminaLa pila a manovella! corro subito a comprarla. Grazie Amanda.
RispondiEliminaè una genialata perché se ne metti nello zaino una a pile stai sicuro che la volta rara che ti serve ha le pile scariche
EliminaGesummaria che avventura!!
RispondiEliminagesummaria è proprio l'espressione adatta :)
Eliminaci mancava solo che mi toccava venirvi a cercare settimana prossima quando sarò da quelle parti!
RispondiEliminaE' andata bene, questo è l'importante. A me è capitata una cosa simile anni fa qui sull'Appennino
reggiano. Persi nel nulla causa sentiero non segnalato, sentivo già gli elicotteri sorvolare il cielo per
cercarci, mi vedevo già passare la notte al buio e al freddo e i titoli sul giornale.....poi all'improvviso
in fondo in fondo la "luce": una strada asfaltata, il mondo civile....
ecco stai bene attenta perché la strage di alberi di questo inverno e le frane associate hanno fatto sparire nel nulla molti sentieri
Elimina