Incipit: Tutto male finché dura







Quest'uomo inginocchiato davanti a una lavatrice, con un cacciavite in mano e gli occhi che cercano qualcosa oltre l'oblò sa che tra venti minuti morirà. Da un cesso senza porta, arriva lo scroscio di una pisciata e la voce di qualcuno che sta cantando una vecchia canzone della Nannini... Passando attraverso una finestra, la luce del sole al tramonto illumina la testa spelacchiata dell'uomo, le sue spalle curve, e una macchia di olio che riproduce involontariamente il Madagascar. Gli ultimi venti minuti di vita sprecati a  trafficare invano su un incomprensibile marchingegno, con il fiato corto, le mani sudate, il terrore che inchioda le ascelle... poi la coscienza mollerà la presa sul mondo, e poi la storia sarà finita. La lastra di marmo della tomba sarà la quarta di copertina, con la biografia ridotta ai suoi dati essenziali: la data di nascita, la data di morte, forse il nome. Tutto il tumulto che c'è stato in mezzo - l'affannarsi quotidiano, i rotolamenti scomposti, la paura e l'amore, i denti, le tonnellate di cibo ingerito, e i miliardi di aria inspirata, le albe e i tramonti e i giorni trattenuti tra le braccia -, di quel casino che per tutta la vita lui ha chiamato vita, non rimarrà niente.

Paolo Zardi. Tutto male finché dura. Feltrinelli

Paolo Zardi scrive benissimo, anche se a volte scrive di una umanità gretta, che vive in periferie che definire degradate è dire poco, cui lui stesso lascia scarse speranze e il protagonista del suo ultimo romanzo non fa eccezione, è un cazzone, bugiardo approfittatore, amante dell'azzardo su tutti i fronti, dedito alla pornografia vista e fruita senza distinzione di sesso, età, integrità fisica, in una sorta di chi ciapo ciapo detta tra Zardi e me alla padovana o 'ndo cojo cojo detta lungo il Tevere. Uno che ha avuto il coraggio o meglio la sfortuna di procreare, perché definirlo padre è esagerare nelle definizioni, uno che l'intera famiglia ha dovuto abbandonare prima di venire triturata nella spirale perversa della sua minchioneria. La ex moglie è riuscita, nonostante tutto, a tirar su due brave figliole - il piccolo genio e l'adolescente creativa

L'adolescenza non era un'età, ma uno stato d'animo, una miscela di folle intraprendenza ed eccesso di sensibilità che si poteva ripresentare in qualsiasi momento della vita

e sputando l'anima e arrancando nelle ristrettezze tiene alta la testa fuori dalla melma puntellata dall'affetto che le unisce e dalla capacità riacquisita di coltivare sogni.
Come in ogni romanzo  di Zardi spunta ancora una volta come un cameo Marco Baganis che ormai ci si aspetta come ci si aspettava l'inconfondibile silhouette di Hitchcock nei suoi film ( per chi non conoscesse Paolo, Baganis è il protagonista di un romanzo più volte rimaneggiato e mai venuto alla luce, verso il quale però Zardi ha, diciamo, un debito di riconoscenza). Riuscirà il protagonista a riscattare la sua cialtroneria? Comunque vada i cieli di Paolo Zardi si sono sollevati, perfino nella claustrofobica periferia in cui ambienta questi assaggi di XXI secolo. Magari al prossimo romanzo ci sorprenderà raccontandoci di qualche personaggio che sia meno caricatura e più vicino di posto sul regionale al mattino andando al lavoro, oppure siamo già lì, dentro ad un suo romanzo,  e io sono miope e preferisco non indossare gli occhiali

Commenti

  1. Lo avevo consigliato a scatola chiusa, e adesso che lo sto leggendo lo consiglio con ancor maggiore convinzione. Paolo è uno dei quattro o cinque (forse meno) veri Scrittori italiani, e non tradisce mai. E non sono d'accordo sul fatto che sia così tanto caricaturale: certo, è tutto molto divertente (al contrario di tante lagne documentaristiche e militanti spacciate per Romanzi) ma è un libro che gronda verità e umanità.

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    1. In passato non ho trovato molto divertente l'umanità che raccontava, questo non la rende meno intensa e magnificamente disegnata, ma tutto fuorché lieve. Una specie di cielo boemo con le nuvole un metro sopra la testa che opprime e ammanta di melanconia (questo non rende meno bello un cielo boemo)

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  2. Mi avevi già incuriosito citandolo un paio di volte. ‘sto Paolo Zardi devo proprio leggerlo.

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    1. L'incipit ,l'ho scritto subito a Paolo, prima ancora di procedere con la lettura, è bellissimo

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  4. Un grande scrittore, che ho amato fin dai suoi racconti, il suo indagare i vizi e vizietti della borghesia mi ha quasi sempre incantato, e da quello che leggo anche qui lo fa. Diavolo di uno Zardi.

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  5. Si Paolo Zardi scrive davvero bene

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  6. Anche a me piace Zardi. Però al momento ho deciso di leggere tutti i classici italiani che ancora non conosco. Un'impresa!

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