Favola di fine estate
Un giorno una donna piccola, ma già matura, uscì di casa che ancora il chiarore dell'aurora neanche si intuiva ad est, mentre il luminoso pianeta dell'amore giocava a emulare la luna , fu allora che la piccola donna entrò nella favola.
Giunta sotto la maestosa montagna che portava il nome dell'uccello notturno dai grandi occhi iniziò a salire per l'erto sentiero fino a giungere all'ampio pascolo dove il piccolo villaggio scaldava i suoi tetti al sole e procedette oltre mentre panorami sempre più ampi si concedevano ai suoi occhi.
Quando il sentiero si fece più incerto ed il fiato più corto, gli occhi posati sul passo sempre più breve scorsero il primo miracolo della giornata: una distesa di stelle alpine, così numerose non ne aveva mai viste.
Poi la vetta graziata da un cielo terso posò sul palmo della sua mano l'intero scenario di guglie, campanili e intere maestose cattedrali che nessuno dei più grandi architetti dell'umanità era mai riuscito ad imitare, le intere dolomiti dipinte dai bianchi accecanti, dai rosa e dai rossi e le nere catene vulcaniche e più lontane ancora le alpi possenti ed innevate.
La donna innondò il suo cuore di tanta bellezza e pensò che quanto aveva raccoltò quel giorno fosse più di quanto poteva sperare ed iniziò la lunga discesa cercando di stipare la sua mente di ogni singola immagine che le era stata offerta.
Poco sopra il piccolo villaggio si coricò al sole che la baciò e rigenerò e poi riprese il cammino.
Era già pomeriggio, aveva appena bevuto alla fontana la fresca acqua ristoratrice, quando di fronte a lei il rapace reale si levò in volo; mai aveva visto l'aquila e quella aveva atteso i suoi passi lungo il pendio per darle il benvenuto su quel sentiero quasi dimenticato.
Quindi la lunga discesa sul morbido tappeto di aghi d'abete e pigne e poi la via smarrita, perché nel mezzo del cammin di propria vita, quella inesorabilmente si smarrisce, e fu quando il monte col nome di uccello della notte indossò il suo abito fiammeggiante più bello e si coprì il capo con un cappello di soffici nuvole viola che il bosco si fece meno fitto e la coppia di cervi accolse la piccola donna alla fine della favola.
Un tappeto di stelle alpine e un'aquila che decolla?!?
RispondiEliminaInvidia infinita da parte mia.
Già mi incanto a guardare i gabbiani e le loro planate, o i decolli della anatre, un'aquila non riesco neanche a immaginarla.
Buona settimana, e che ci siano favole per tutti.
Buona settimana a te
EliminaCiao, piccola donna già matura. Spero che le emozioni della montagna e della natura non ti manchino mai, e che lo smarrimento nel mezzo del cammin non sia che un dolce naufragare.
RispondiEliminasabato il naufragio è stato dolcissimo, tranne che per i piedi :)
EliminaChe meraviglia di esperienza deve essere stata...
RispondiEliminaunica!
Eliminaci sono tutti gli ingredienti di una meravigliosa favola, compreso il lieto fine così fantastico... è meraviglioso condividerle con te.
RispondiEliminaprima o poi riusciremo a scarpinare insieme
Eliminaperò, mica cotiche sto viaggio! ;)
RispondiEliminaCon i tuoi racconti ci fai viaggiare e sognare, anche se talvolta sono cose fatibili ma non facili a farsi, grazie cara
Elimina@Lillo: mica cotiche no! :)
Elimina@Mariangela: magari non con tacco 10 questa volta :D
Per me queste sono grandi soddisfazioni della vita. Fantastico !
RispondiEliminasapessi per me:)
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