Manet ritorno a Venezia: ovvero come fallire una carriera navale e vivere per sempre
Il piffero |
Il padre di Manet, ricco esponente della classe dirigente parigina, giudice (che nel link vediamo in un ritratto del 1860 con lo sguardo già assente per la malattia, assieme alla madre, assorta ed affacendata), aveva immaginato per Édouard la sua stessa carriera, ed era giunto ad imbarcarlo per un intero anno, per dispetto, quando Edouard aveva manifestato il desiderio di iscriversi invece alla scuola di Belle Arti, non sapendo che, infilare un figlio amante del disegno in una nave, senza nessuno svago durante il tempo libero, non fa altro che raddoppiare il tempo che questo passerà con la matita in mano. Così noi siamo grati a quel fallimento iniziale che ci ha regalato tesori eterni. Édouard si esercitava nella copia di quadri celebri ( per esempio nel serioso autoritratto di Tintoretto, venendo inserito nell'elenco ufficiale dei copiatori del Louvre) e nel sesso. Così quando giungerà in casa una bionda, morbida, dolce, burrosa, olandese insegnante di pianoforte per il fratello Eugene, tale Suzanne Leenhoff, Édouard riuscirà senza difficoltà a sedurla, finirà con l'aspettare da lei un figlio, Leon, e lascerà la casa paterna per andare a convivere con la sua nuova famiglia, riconferendole la rispettabilità sposandola, ma non darà mai il suo nome a Leon. Tuttavia la nuova famiglia non impedirà ad Édouard di conoscere frequentare Berthe Morisot, collega, modella in innumerevoli quadri tra cui il celebre al balcone ed infine cognata, avendo sposato il fratello di Édouard, che conierà per Suzanne "l'affettuoso" nomignolo di Susannona e soprattutto di avere una vita sessuale movimentata al punto di contrarre, come il padre, la sifilide che lo porterà dopo lunga agonia alla morte a soli 51 anni.
Gli influssi dei classici su Manet sono evidenti e ricercati dai curatori della mostra e così se il famoso Déjeuner sur l'herbe (presente alla mostra in una replica più piccola del 1863) è un chiaro riferimento a Concerto campestre esposto al Louvre, l'Olympia se la gioca con la Venere di Urbino entrambi di Tiziano. Entrambi i quadri saranno proposti al Salon ufficiale di Belle Arte e rifiutati, per lo stile e per lo scandalo e quindi esposti al Salon des Refusés in compagnia delle opere degli Impressionisti, ai quali Manet non aderirà mai. Ogni anno caparbiamente Manet continuerà a presentare le proprie opere al Salon ufficiale, ogni anno senza alcun tipo di apertura mentale e senza alcuna lungimiranza il Salon le rifiuterà, ma Manet non demorderà, pur servendosi di altri saloni espositivi per presentare la sua opera.
Se le due nude campeggiatrici di colazione sull'erba accostate ai due vestitissimi giovanotti avevano suscitato lo scandalo presso l'onorata società che Manet non mancava di immortalare nelle sue debolezze, per esempio nel ballo mascherato all'Opera (dove i rigorosissimi nobiluomini di nero vestiti, si accompagnano ad allegre signorine coloratamente semidiscinte, con piedini rossocalzati che ciondolano dalla balustra superiore), figurate lo scandalo che suscitò Olympia a cui era prestato il volto di una delle più note prostitute parigine dell'epoca. Olympia giace lì con la mano a sbarrare il passo al piacere ed il volto diretto e provocatorio, come dire "prima il denaro, poi si procede", comodamente sdraiata sul telo di seta finemente ricamato, il fiocco al collo, molto in voga allora, stile pacchetto regalo, la servetta che propone fiori in omaggio ben sapendo che saranno disdegnati, un piede che ciondola nella pantofolina e l'altro con quelle dita nude quasi più sexy dell'intera nudità. Il gattino nero con la coda alta in guardia
Olympia |
ora guardate la fonte d'ispirazione: la Venere di Tiziano che rappresenta la consorte di Guidobaldo Della Rovere, mollemente adagiata sul sofà una mano ghermisce fiori rossi come la passione l'altra fa una tendina vedo-non vedo sul pube, alle sue spalle, come fa notare Philippe Daverio, le servette sembrano cercare cosa farle indossare, il cagnolino, eternamente presente nei quadri di Tiziano, se la dorme tranquillo
Venere di Urbino Tiziano 1538 |
I ritratti degli amici e sostenitori di sempre Mallarmé, Zola, Clemenceau.
Le piccole nature morte che regalava agli amici, i paesaggi veneziani , e quello notturno che lo fece conoscere ai grandi mercanti d'arte e la fuga stile Papillon di La Rochefort dalla Nuova Caledonia, io vista qualche foto della Nuova Caledonia farei la fuga opposta, comunque anche consumarsi i piedi a Venezia e sentarse col sole cala in un campo dove non ghe xe un turista a scoltare e ciacole dele siore che le porta a spasso i cani e le voci dei putei che zoga xe roba del'altro mondo
io adoro gli impressionisti....
RispondiEliminaok Sandra ci rinuncio :D
Elimina(Manet comunque NON era impressionista)
Molto meglio dell'Argan! Mi piace vedere pittori e opere attraverso il tuo occhio :)
RispondiEliminaCiao e Grazie!
è un occhio miope ma curioso :)
Eliminadavvero unici
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