In punta d'ago
Eva aveva cresciuto i figli che ormai adolescenti avevano le loro vite.
Un
tempo diceva "verrà il giorno in cui potrò dedicarmi a me stessa", poi
il giorno era arrivato, non si era ben resa conto quando, ma era
arrivato, ed in realtà ora non sapeva neppure più cosa significasse
occuparsi di se stessa.
Il marito era un misterioso coinquilino, i figli dei chiassosi alberganti.
Eva aveva passato anni a
vestire, svestire, cucinare, lavare, pulire, accompagnare e prelevare,
con la TV sempre accesa, non aveva letto un libro, sempre dicendosi che
non aveva tempo, non aveva curato il suo corpo (a che pro?) ed ora non
sapeva da che parte iniziare.
Ma si sentiva vuota ed inutile ed il tempo si dilatava, la risucchiava in una bolla e non procedeva.
Un giorno trovò la scatola dei fili da ricamo, ne aveva fatto bavaglini e lenzuolini, mentre aspettava i suoi figli.
Così
ricominciò a ricamare a mezzo punto, da principio seguiva gli schemi
delle riviste, poi ci riprese gusto e mischiò i colori ed i cuscini
divennero albe e tramonti, oceani in tempesta.
Poi ricamò fiori e frutti e se annusavi ne sentivi il profumo.
Poi modellò principesse tristi e la tela era sempre un po' umida delle loro lacrime.
Un giorno iniziò a ricamare un arazzo
con un grande giardino, tra i rami degli alberi, ogni specie di albero,
c'erano uccelli di cui si poteva distinguere il melodioso cinguettio,
con l'ago ed il filo tra le piante tracciò un bel giovane, il volto
sorridente, il corpo armonioso ed al suo fianco ricamò una donna, le
lunghe chiome lucenti, il sorriso seducente, la fece che allungava la mano verso un melo, ne staccava un frutto succoso e lo porgeva all'uomo.
L'uomo di quel frutto si cibava.
Nulla dopo quel gesto mutava e l'uomo e la donna rimanevano felici in quel paradiso, non c'erano lacrime, nè dolorosi travagli.
Da
quel giorno la vita di Eva cambiò: aveva creato la bellezza, era stata
dio, un dio amoroso e compassionevole per le sue creature, poteva
esserlo per se stessa
questo ho fatto in questi giorni di angoscia, mi sono rifugiata tra i miei fili colorati e le mie stoffe intonse....
RispondiEliminagrazie Amanda, sei una narratrice incantevole, proprio nel senso che incanti...
e tu ricama tesoro, a fine ricamo ci saranno cieli più sereni :)
EliminaChe racconto dolce, e lo trovo proprio una dedica ad Oriana.
RispondiEliminaCiao Oriana, che bello leggerti!
beh, eva mi ha sempre lasciato all'orecchio una stimolante melodia di femminismo non bruciante, ma vivo e vegeto nell suo rispetto per se stesso... non lo smentisci con il tuo racconto, semmai lo esalti!
RispondiEliminagrazie :)
EliminaEcco sembra davvero una dedica alle mani fatate di Oriana...
RispondiEliminafelice che la si legga così
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