Risalita
R.Bauer Deviltry
Iniziò così, un mattino, mentre si faceva la barba, alzò gli occhi verso lo specchio, fissò ciò che vedeva ed una lacrima calda gli rigò la gota liscia, la mano rimase lì a metà di quella ruvida e non procedette oltre. Ma non fu il fatto di vedere il segno del tempo sul suo volto, no, fu l'improvvisa presenza di una nota nuova e sconosciuta.
Si sedette sui talloni con un senso di affanno ed un bruciore al petto e pensò "allora è così che si schianta il cuore" e non riusciva a chiamare soccorso, ma i minuti passavano e non succedeva niente, tranne quell'onda di angoscia che lo pervadeva ed il respiro che non ritrovava il ritmo.
Quando finalmente riuscì a rimettersi in piedi, uscì dal bagno e chi lo vide giurò che era terreo, quindi nessuno trovò strano che non volesse andare al lavoro.
Riuscì a rassicurarli che forse era stato un colpo di freddo, che avrebbe sentito il dottore, che uscissero pure di casa, lui sarebbe tornato sotto le coperte, l'unico che non riusciva a tranquillizzare era se stesso. Il medico lo inviò al cardiologo; nei giorni che lo separavano dalla visita si sentiva "stonato", viveva la preoccupazione che potessero trovare qualcosa di serio e contemporaneamente una muta consapevolezza che non avrebbero trovato proprio nulla e questo lo spaventava ancora di più, c'era un vuoto lì dove sempre aveva saputo di essere pieno, ma per quanto si guardasse dentro non riusciva a capire da dove il buco avesse avuto inizio nè quanto fosse fondo e soprattutto non sapeva come colmarlo. Non gli bastavano le risate dei suoi figli, non gli interessava niente dei libri che da sempre amava leggere, girava le pagine e tornava da capo e poi da capo perchè si rendeva conto di non aver attinto neppure una stilla di nettare vitale da quelle righe e finì con non aprirne più; la musica non lo emozionava: il cuore restava muto perchè sordo. Non gli dava più piacere fare da mangiare e consumare il pasto era diventato un obbligo E gli sembrò che ogni giorno somigliasse all'altro, un cumulo di ore composto da un cumulo di minuti e quel cumulo somigliava ad un termitaio e gli faceva paura e temette che alla fine il suo malore avesse un nome: follia. Tornò dal medico dopo la visita, quello gli consigliò altri esami, ma lui era sano come un pesce, un pesce che però nuotava in una pozza asfittica, la testa troppo leggera, o pesante come un macigno, gli furono prescritti farmaci per dormire, li prese, ma lui rivoleva il suo sonno ed i suoi sogni ed altri che promettevano la tranquillità chimica, ma quelli non lo convincevano e non li prese, gli sembrava di prendersi in giro. Passavano le settimane e poi i mesi e lui si era isolato dalla vita.
Un bel giorno decise di scrivere in un taccuino i pensieri che gli correvano per la testa e poi iniziò ad attribuirli a dei personaggi, ci ricamò delle storie e più le storie filavano, più lui sentiva il respiro tornare regolare. Poi il suo corpo pretese di rimettersi in moto e cominciò a passeggiare e poi a correre. La notte quando i pensieri cupi tornavano ad affacciarsi alla sua mente rubandogli i sogni si alzava e scriveva e dopo qualche mese fu pronto a pronunciare la frase: "ho bisogno di aiuto" e per la prima volta da mesi un sorriso increspò le labbra e illuminò gli occhi dopo essere risalito dal fondo del buco nero che ora, lo sentiva, era pronto a iniziare a colmare
"ho bisogno di aiuto" secondo me è una gran frase, denota umiltà ed è il primo passo (da parte nostra) per non restare soli. poi i bichi neri sono sempre brutte bestie, anche col cuore a posto.
RispondiEliminai bichi neri sono sempre in agguato
Eliminahttp://www.youtube.com/watch?v=XXWVSussrt0
RispondiEliminatò, rosalita invece di risalita, un po' di allegria nella mattina... ;)
lilluzzo non so perchè ma mi sono accorta solo ora che blogger aveva messo questo tuo commento tra gli spam rosalitiamo e non pensiamoci più :)
EliminaAffronti in poche righe il tema drammatico, attuale e terribilmente complesso della salute psicofisica alle nostre latitudini: geografiche, temporali e culturali. E dai anche delle chiavi di soluzione, del tutto credibili e probabilmente davvero efficaci.
RispondiEliminaOttima prova!
sempre troppo buono Franz :)
Eliminami piace molto questo post e la cosa che più ancora mi piace è il titolo.
RispondiEliminarisalire si può :)
EliminaSempre brava Amanda...
RispondiEliminamolte grazie
EliminaGrazie Amanda, anch'io trovo che condensi in un bel racconto, soprattutto chiaro, le forme di espressione di una delle bestie più temibili, la depressione.
RispondiEliminaPerchè tu puoi sfinirti a dire che la vita è bella, ci sono i sogni da sognare, le piccole sorprese che ogni giorno porta con sè, le cadute e le risalite, ma quando si è nel buco nero riesci ad uscirci solo quando ricominci a sorridere col cuore.
Se mi permetti, lo farò leggere (citando la fonte!).
uno scrive perchè ha necessità di scrivere e per chiunque abbia voglia di leggere :)
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