Sul treno





Si era ipnotizzata a guardare la pioggia che schizzava sui binari lucidi nelle luci della stazione aldilà del finestrino; a scatti, come  i pesci in un acquario, si muovevano gli uomini dai lineamenti confusi e dal passo veloce in fuga in quel venerdì sera in cui l'autunno giugeva a presentare il conto di un'estate che era parsa non avere fine. A tratti il finestrino impietoso le rimandava i suoi occhi stanchi e segnati, ormai era ubriaca degli affari sversati come da un sacchetto dell'umido troppo pieno dai tre che sedevano con lei su tutto il vagone. L'uomo di mezza età sciolto come un'adolescente profondeva miele dalla voce e dagli occhi sulla innamorata  che lo attendeva ansiosa alla fine di un lungo viaggio riavvolgendo l'invisibile filo che li separava nascosta dentro al microfono di un cellulare. La giovane rampante alla quale mancavano solo le pitture di guerra sul viso, incurante della crisi, organizzava indomita piani di espansione aziendale a distanza con un collega, salvo poi cambiare improvvisamente registro appena smetteva gli abiti lavorativi (il venerdì sera coglie infine anche i rampanti emergenti in treno) ma continuava a parlare incessantemente prima con le amiche poi liquidava sommariamente un presunto fidanzato sempre a voce da proclama dell'Istituto Luce con due cuffie nelle orecchie. La più paciosa sua diretta vicina, raccontava all'amica calabrese, ancora scossa dalle notturne scosse, la ricetta per la preparazione di piatti mirabolanti, impossibile non farsi rapire orecchie e stomaco data l'ora. Impensabile leggere: questi brandelli di vita vomitati lì sul tavolino comune avevano sepolto le pagine del suo libro. Dall'ultima volta in treno gli annunci deliranti dell'altoparlante si erano moltiplicati. Rimpiangeva le colazioni condivise in treno, i cruciverba di gruppo e persino gli attaccabottone di cui alla fine del viaggio sapevi vita morte e miracoli, ma almeno quelli non si nascondevano dietro il paravento di un cellulare per narrare di sè urbi et orbe
Presto sarebbe arrivata a destinazione

Commenti

  1. io potrei essere la paciosa che racconta piatti mirabolanti all'amica ma..... non amo i cellulari, non mi piace il telefono in generale tant'è che lo lascio sempre in giro e sabato la Holly se lo è letteralmente divorato.... pace!
    Amanda, mi è sembrato di essere in quello scompartimento a veder piovere fuori dal finestrino... che brava che sei!
    Sandra

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    1. scommeto invece Sandra che tu le avresti raccontate a noi le tue ricette o forse si sarebbe trovato il modo di conversare amabilmente delle cose della vita :)

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    2. scommeto seeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee
      scommetto

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  2. Ricordo da bambina le discese al sud, in treno, il viaggio durava una notte intera che passava tra sonno e veglia e folklore di ogni genere. Più di tutto ho ancora in mente, ben distinti, i rumori: del treno in movimento, le entrate in galleria, l' arrivo nelle stazioni con l'improvviso vociare della gente nonostante fosse notte fonda. E l'omino con il carretto che gridava "panini, bibite, giornali". I telefoni funzionavano a gettoni ........

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  3. Io viaggio abbastanza spesso in treno ormai da anni e devo dire che anch'io ho notato questo cambiamento di atmosfera...dalla convivialità dell'era pre-cellulare, pc portatile e tecnologie varie all'isolamento tecnologico attuale...ogni tanto mi capita ancora di fare belle chiacchierate, ma sono episodi rari..e sempre brava Amanda...

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  4. Io l'ultimo viaggio lungo (Treviso Bologna, forse non è luuungo) in treno l'ho fatto partendo da sola e poi a Padova ho incontrato due tipe che non conoscevo, e ci siamo messe a ciacolare ciacolare ciacolare vecchia maniera...

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    1. 'Spetta ora che ci penso anche io mi ricordo di una volta in treno verso Bologna, siamo salite in due e a fine corsa eravamo in tante ed è stato bellissimo, ma è passato davvero troppo tempo

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    2. Fra l'altro se adesso riprendiamo un treno in gruppo e ci vestiamo di giallo-rosso, ci fanno scendere dove vogliamo anche se la fermata non è prevista.

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    3. Anch'io ricordo un viaggio verso Bologna, il cuore impazziva di emozione e poi l'arrivo, la gioia, il sentirsi a casa e desiderare che la giornata non finisse mai ......

      Non avete capito: si chiama fermata a richiesta, basta suonare il campanello in tempo utile!

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    4. Anch'io ricordo un viaggio verso Bologna, il cuore impazziva di emozione e poi l'arrivo, la gioia, il sentirsi a casa e desiderare che la giornata non finisse mai ......

      Non avete capito: si chiama fermata a richiesta, basta suonare il campanello in tempo utile!

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