Incipit: i ragazzi Burgess





Io e mia mamma parlavamo spesso della famiglia Burgess. "I ragazzi Burgess", li chiamava lei. Neparlavamo soprattutto al telefono, perché io abitavo a New York elei nel Maine, ma anche quando andavo a trovarla e alloggiavo vicino a casa sua. Mia madre non era mai stata in molti hotel, perciò divenne una delle nostre abitudini preferite:sedere in una camera, tra le pareti verdi con gli stencil di rose rosa, a parlare del passato, di quelli che avevano lasciato Shirley Falls e di quelli che erano rimasti. "Stavo pensando ai ragazzi Burgess", diceva lei, tirando indietro la tenda per guardare le betulle.
Aveva un debole per i ragazzi Burgess. Credo che fosse perché tutti e tre avevano sofferto pubblicamente, e anche perché tanti anni prima era stata la loro insegnante al quarto anno di catechismo. Erano i suoi prediletti. Jim, perché sentiva che perfino allora era già arrabbiato e si sforzava di controllare la rabbia, e Bob, perché aveva il cuore grande. Non era molto interessata aSusan. "Non era simpatica a nessuno, per quanto ne so", mi disse un giorno.


Elizabeth Strout. I ragazzi Burgess. Fazi. Traduzione Silvia Castoldi


Elizabeth Strout ci  regala un altro ritratto di famiglia. Tre fratelli -una coppia di gemelli Bob e Susan ed un fratello maggiore Jim- la cui infanzia è segnata da un dramma. Jim il vincente, successo nel lavoro, bella famiglia, arroganza. Susan plasmata dal rigore materno, separata ha un figlio le ci vicende sono il motore del racconto. Bob devastato dal senso di colpa e ripiegato su se stesso. Pare evidente che per la Strout la famiglia è un fulcro imprescindibile, per quanto malate possano essere le dinamiche al suo interno, che la forza si generi dall'unione dei suoi componenti e che in quella unione si possa trovare il riscatto anche per i soggetti più fragili, fragili almeno in apparenza. Nuova godibilissima prova narrativa dell'autrice


Commenti

  1. Brava lei. Ottima scelta, Amanda, come sempre.

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    1. Il time citato sulla quarta di copertina dice che qui la Strout ha la stessa ambizione de Pastorale Americana di Roth, trovo pessimo il paragone, diversi i presupposti, diversa la fiducia nella forza della famiglia, molto diverso lo stile

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    2. Devono sempre paragonare un libro a un altro, e di solito non ci azzeccano. Non puoi immaginare quanti libri (e libercoli) sono stati definiti "le nuove Correzioni").

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    3. ora c'è pure in libreria un libro che si chiama correzione o correzioni, originale una cifra l'autore!

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  2. Li ho letti tutti i libri della Strout, sono un investimento !!!

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    1. lo penso anche io, e me l'hai fatta conoscere tu, pensa

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  3. Non conosco quest'autrice, mi informerò.

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  4. Meglio di Olive Kitteridge?
    Damigiana

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    1. no direi di no, anche se mi sembra che sia più clemente con questi ragazzi Burgess :)

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  5. eh mi si che dovrò fare posto in libreria...

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