Perdersi in ospedale




L'ospedale è un luogo in cui perdersi
Si perde il parente che cerca il ricoverato.
Si perde la pazienza aspettando in coda, o rispondendo duemila volte al giorno sempre le stesse cose.
Si  perdono le vite, nella nostra società è sempre più il luogo in cui si muore.
Si perdono matrimoni di medici ed infermieri, troppe ore lontani da casa, la vita che si accentra tra quelle mura, amori che nascono, passioni che si accendono e si spengono.
Si perdono talora i ricoverati, bisogna andarli a raccattare.
Si "perdono" i portafogli.
Si perdono milioni di penne ogni giorno, parti al mattino che hai 4 penne nel taschino del camice e regolarmente a sera non ne hai neache una.
Si perdono chili di peso vuoi per la malattia, vuoi per il vitto pessimo.
Si perde il sorriso (anche se a volte lo si ritrova).
Si perdono ore di sonno ad ascoltare tossi, lamenti, rumori, respiri pesanti, voci.
Si perdono speranze, a volte.
Si perde la fiducia.
Si perdono le memorie degli anziani, niente è più destruente e disorientante di un ricovero

Commenti

  1. .... pensavo che la parola "ricovero"
    che dovrebbe custodire in sè in realtà il significato di rifugio, protezione, analizzato in seno all'ospedale, intimidisce, sgomenta...

    un abbraccio

    RispondiElimina
    Risposte
    1. l'esperienza di questi giorni mi ha dimostrato che ci sono reparti in cui il "ricovero" è davvero un periodo di cura e protezione, tuttavia, nonostante la professionalità, la disponibilità, l'amabilità di medici e di tutto il personale, l'allontanamento dai propri luoghi, dalle proprie abitudini è comunque disorientante

      Elimina
    2. concordo.. anche io ho vissuto gli ospedali da entrambe le parti paziente e visitatrice, per quanto possa esserci disponibilità ecc... ci si sente sempre un po' in balìa degli eventi... lontani dal proprio nido

      Elimina
  2. ma non dobbiamo scordarci di essere umani

    RispondiElimina
  3. si perdono anche le forbici nelle pance dei pazienti

    RispondiElimina
    Risposte
    1. esiste un sistema di conta dei ferri, un kit operatorio, tot ferri: pinze ecc ecc, il conto alla fine deve tornare, se il sistema è serio non restano pinze nelle pance

      Elimina
  4. Si perde spesso anche l'orientamento, sia in senso fisico da parenti in visita che in senso metaforico da ricoverati (o almeno questa è stata la mia brutta e per fortuna unica esperienza).

    RispondiElimina
  5. L'esperienza che ne ho, è di luoghi senza tempo.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. luoghi dove il tempo si/ti divora se ci lavori e dove non passa mai se sei ricoverato

      Elimina
    2. Ti pensavo poco fa, perché nel libro che sto leggendo c'era questo pezzettino su ospedali e tempo: "Negli ospedali il tempo diventa una trappola, vi si scivola dentro e poi si ha l'illusione di uscire di tanto in tanto. Per mangiare, per fare un bagno, per comprare una rivista. Ma è vero che si perde il senso del tempo, e non è mai l'ora che dovrebbe essere, o che si crede che sia, o che si verrebbe che fosse. Il tempo passa a poco a poco e ciascuno lo riempie come meglio può..." ("L'ultima notte a letto con te", di Mayra Montero e con traduzione di Hado Lyria)

      Elimina
  6. Parenti ricoverati ne ho avuti tanti, io mai. Però in questi giorni lo sto provando sulla mia pelle, il trantran un po' kafkiano dell'ospedale.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. spero nulla di serio, è estraniante vero?

      Elimina
    2. @ Silvia ma lì sono come i nostri?

      Elimina
    3. @maria grazia:? Sono in cura all'ospedale di Varese (ipertiroidismo), e finora mi sembrano brave (tutte donne e giovani)!

      Elimina
    4. oh @Silvia pensavo fossi a S.Francisco....beh credo che a Varese sia come a Milano, sempre Lombardia... o magari un filo meglio....

      Elimina
  7. Pero' Amanda, che pessimismo!
    E' anche il posto dove a volte si ritrova la speranza e dove qualcuno ha finalmente delle risposte e delle soluzioni che da solo non sapresti trovare!
    Io quello che odio degli ospedali è l'odore. Misto tra alcool e detersivi... E spesso odio i medici e il loro atteggiamento da ignoranti saputelli. Senza generalizzare, ovvio!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Claudia ricorda che io sono stata da entrambi i lati della barricata, di speranze ritrovate ne so qualcosa, infatti ho scritto a volte

      Elimina
    2. So bene che sai di cosa parli :-)

      Elimina
  8. Considerazioni profonde e un po' amare, e come tali un po' taumaturgiche.
    Ancora una volta la tua esperienza di vita, filtrata dalla riflessione e da una grande capacità espressiva, viene fornita come dono ai lettori.

    Grazie e cerchiamo, sempre, di pensare positivo.

    RispondiElimina
  9. Purtroppo tutto vero e chi ha avuto modo di provare non puo' che confermare il tuo punto di vista, ma come dice bene Franz, pensiamo positivo!

    RispondiElimina

Posta un commento

Post più popolari